Processo Geenna, l’investigatore: «Cercavamo un latitante e abbiamo notato la presenza dei Nirta in Valle»
L'ex comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Aosta è stato sentito durante il processo aostano
Processo Geenna, l’investigatore: «Cercavamo un latitante e abbiamo notato la presenza dei Nirta in Valle».
«L’indagine Geenna prende spunto da Caccia Grossa, un’inchiesta della Procura di Bologna finalizzata alla cattura del latitante Rocco Mammoliti. Qui in Valle c’erano la zia e alcuni cugini, quindi abbiamo fatto alcune intercettazioni». Durante le indagini, però, sono comparsi in Valle i fratelli Bruno Nirta (imputato nel rito abbreviato torinese) e Giuseppe Nirta (ucciso in Spagna), i quali sono stati visti incontrarsi con alcuni di quelli che oggi sono gli imputati in Geenna.
Ha riassunto così la nascita dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta l’ex comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Aosta, Cesare Neroni (sentito in quanto uno degli investigatori che ha lavorato all’indagine), durante il processo Geenna.
Caccia Grossa, infatti, è un’indagine finalizzata alla localizzazione e cattura del latitante Rocco Mammoliti e del fratello Stefano Mammoliti, che secondo gli investigatori all’epoca facevano parte della cosca di ‘ndrangheta dei Mammoliti di San Luca.
E proprio dalle intercettazioni disposte per cercare i due latitanti è scaturita l’indagine Geenna. Rispondendo alle domande del pm Stefano Castellani, Neroni ha spiegato che «abbiamo notato la presenza di Bruno Nirta in Valle, il quale insieme a Francesco Mammoliti si trovava in un bar di Aosta. Poi si sono spostati raggiungendo il ristorante La Rotonda (di Antonio Raso ndr), dove sono stati raggiunti da Nicola Prettico (imputato per 416 bis in Geenna ndr)».
Ma in Valle era anche «ricomparso Giuseppe Nirta (ucciso in Spagna ndr). Era stato parecchi anni in carcere». Anche quest’ultimo è stato visto alla Rotonda.
Insomma, partendo da Caccia Grossa, gli investigatori ritengono di aver «documentato degli incontri e riunioni che nel contempo venivano accertati tra esponenti della famiglia ‘ndranghetista dei Nirta e soggetti valdostani di origine calabrese contigui all’associazione mafiosa (alcuni dei quali avevano dato prova essere vicini alle famiglie dei Facchineri di San Giorgio Morgeto)», si legge nell’ordinanza del gip del 23 gennaio 2019.
Redatta un’informativa «iniziale in cui abbiamo ripreso quanto emerso in precedenti indagini e abbiamo evidenziato i personaggi coinvolti. Abbiamo aggiunto i nuovi elementi emersi e ci siamo rivolti alla DDA di Torino».
Insomma, così è nata l’inchiesta Geenna.
Altresì interessante comunque il fatto che, rispondendo a una domanda dell’avvocato Ascanio Donadio, il militare ha spiegato che nel corso dell’indagine Geenna non sono stati documentati riti di affiliazione.
In foto, Cesare Neroni lascia il Tribunale di Aosta.
(f.d.)