Processo Geenna, un “santino” e immagini della Madonna di Polsi: cosa c’era in quelle chat
Antonio Raso entra in Tribunale ad Aosta durante una fase del processo Geenna
CRONACA
di Federico Donato  
il 03/06/2020

Processo Geenna, un “santino” e immagini della Madonna di Polsi: cosa c’era in quelle chat

Un investigatore ha spiegato in aula cosa è stato trovato nei pc e nei telefoni degli imputati

Processo Geenna: «Nel cellulare di Nicola Prettico abbiamo trovato un’immagine della Madonna di Polsi con una preghiera e una dedica», mentre nel portafoglio di Antonio Raso i Carabinieri hanno rinvenuto un «santino» raffigurante «l’effige di San Michele Arcangelo», santo patrono della Polizia ma anche della ‘ndrangheta. Documenti sulla massoneria e un verbale contenente intercettazioni che si sono poi rivelate inventate.

Sono solo alcuni degli elementi che sono stati portati alla luce da un luogotenente del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Aosta, che è stato sentito durante il processo Geenna ad Aosta.

Rispondendo alle domande del pm Stefano Castellani, il militare ha ricostruito cosa è stato trovato durante le perquisizioni effettuate dopo l’operazione antimafia che, il 23 gennaio 2019, ha portato all’arresto dei presunti membri del Locale mafioso presente in Valle d’Aosta.

Madonna di Polsi e il ricordo di Santo Pansera

Secondo quanto riferito dall’investigatore, nelle chat sui cellullari sequestrati a Nicola Prettico i militari hanno trovato «un’immagine della Madonna di Polsi con una preghiera e una dedica» e un «video trasmesso tramite whatsapp relativo a una festa in cui, mentre si ballava la tarantella, venivano ricordati personaggi come Santo Pansera», quello che nell’indagine Lenzuolo (archiviata, quindi mai arrivata a processo) era ritenuto un esponente di spicco di un Locale di ‘ndrangheta.

Prettico è stato poi trovato in possesso della fotocopia della carta d’identità di Augusto Rollandin e di «tantissimi documenti in cui si faceva riferimento a riti massonici».

Anche Antonio Raso è stato trovato in possesso di «documenti relativi all’affiliazione e ai riti della massoneria». Il ristoratore aostano aveva «una copiosa mole di dati digitali nel pc e nei telefoni». Nel suo portafoglio, invece, è stata trovato «l’effige di San Michele Arcangelo».

Le chat di Giachino con i politici

Il militare sentito in aula ha poi ripercorso alcune intercettazioni (messaggi whatsapp) tra Alessandro Giachino e «alcuni politici valdostani». Ma anche scambi di messaggi tra Giachino e Roberto Alex Di Donato in cui i due si lamentano di qualcosa che aveva fatto Prettico, facendo arrabbiare Marco Fabrizio Di Donato.

Quel messaggio di Raso a Fosson

Il teste ha poi spiegato che nel telefono di Raso è stato trovato un messaggio del 2013, in cui l’imputato chiedeva all’allora assessore regionale alla Sanità Antonio Fosson (dimessosi a dicembre 2019 dalla carica di presidente della Regione perché indagato in Egomnia). «Raso chiedeva informazioni in merito a un appalto dell’Usl per l’acquisto di ambulanze 4×4 – ha ricostruito il militare -. Fosson ha risposto che si era appena insediato e che gli avrebbe fatto sapere». L’appalto è poi andato a una ditta non riconducibile a Raso.

Le “pseudo intercettazioni”

Un documento singolare è stato poi rinvenuto tra i file di sistema (quindi tra i documenti che sono stati aperti sul pc ma non sono stati creati lì) del pc di Raso. Si tratta di documenti simili a verbali assunti normalmente dalle Forze dell’ordine nell’ambito delle indagini: «Non esiste un procedimento penale e non è mai esistito con quegli atti – ha precisato il teste -. L’unico filo comune nei verbali era Nicola Prettico. Per cercare la fonte del file abbiamo fatto delle verifiche ed è emerso che aveva origine da un USB» appartenente a un giornalista valdostano.

Sul punto, l’avvocato Nilo Rebecchi (difensore di Prettico) ha preso la parola definendo i documenti «pseudo intercettazioni» e chiedendo conferma che si trattasse di «intercettazioni che non esistono»; il militare ha confermato.

Raso alle elezioni: «Tutti quelli che sto portando io stanno vincendo»

Sempre nel telefono di Raso sono state trovate conversazioni whatsapp risalenti al giorno dello spoglio relativo alle elezioni regionale del 2018. Raso, parlando con un parente della famiglia “Zuccaro”, commentava l’andamento dello spoglio e in un messaggio avrebbe scritto: «Tutti quelli che sto portando io stanno vincendo». Nella conversazione si parlava poi del “flop” elettorale di Prettico e del successo di Marco Sorbara.

In foto, Antonio Raso entra in Tribunale.

(f.d.)

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