Congedo parentale Covid-19: piccola storia di ordinaria follia burocratica
Il racconto della cervellotica procedura per la richiesta all'Inps del congedo
Storia tragicomica di un rapporto epistolare. Moderno, ovviamente, tra sms, e-mail e form da compilare on line. È un’odissea vissuta in prima persona che riguarda la richiesta di congedo parentale straordinario per l’emergenza Covid-19. Un piccolo significativo calvario burocratico che, semmai ce ne fosse bisogno, fa capire quanto elefantiaca e inutile sia la burocrazia all’italiana.
Che in questa occasione ha davanti a sé un soggetto tutto sommato giovane, con competenze digitali buone e altrettanta buona capacità di cavarsela nei meandri del web.
La premessa
La premessa è che chi fa il mio mestiere è uno sconosciuto per l’Inps, considerato che i giornalisti hanno il loro istituto di previdenza, cioè l’Inpgi che, però, delega le questioni riguardanti gravidanza e congedi parentali al più conosciuto fratello di previdenza. Io ero già conosciuta all’Inps, per la mia maternità e conseguente congedo obbligatorio, targato anno 2009.
Inizia l’odissea
E così, nel momento stesso in cui tento di compilare un form per avere un PIN che mi permetta di utilizzare i servizi on line, un sms sul mio cellulare mi avvisa che «che ci sono incongruenze tra l’indirizzo di residenza da lei indicato e il dato presente nei nostri archivi».
Strano, dal 2008 il mio domicilio non è mai cambiato. È mercoledì 8 aprile. «Sarà contattato a breve dal contact center per le verifiche a sua tutela» diceva l’sms di InpsInforma.
È martedì 14 aprile e di quel contatto «a breve» non c’è traccia. Chiamo il numero della sede regionale Inps e scopro che l’incongruenza è aver indicato Villaggio anziché Frazione, del comune di Quart dove risiedo. L’operatrice modifica l’indicazione e provo a ricompilare la richiesta per il PIN.
Alle 13.18 di martedì 14, un altro messaggio di InpsInforma mi dice che c’è un’incongruenza. Annullo la procedura e ricompilo: Frazione diventa definitivamente Villaggio (come in realtà è) ed ecco che un’ora più tardi arriva il messaggio con la prima parte del PIN che dà accesso ai servizi on line. Un codice alfanumerico a 8 cifre che, per essere utilizzato, deve aspettare l’invio, attraverso Poste Italiane, delle seconde 8 cifre che completano il mio Personal Identification Number.
La seconda parte del PIN
La richiesta di congedo parentale è per il mese di aprile. La lettera dall’Inps che contiene la seconda parte del mio PIN arriva lunedì 17 maggio. Un mese abbondante dopo la mia richiesta.Una volta messi insieme i due codici alfanumerici, il PIN è servito.
E invece no. Perché se il PIN serve per una prestazione di natura economica, quel PIN deve trasformarsi in ‘PIN dispositivo’. Ma non è automatico, bisogna compilare la richiesta e aspettare la comunicazione dell’Inps di avvenuta trasformazione. Entro 48 ore, dicono gli operatori del call center. Ma non è così, i giorni sono molti di più.
Spazientita, ricontatto il numero della sede regionale e la stessa operatrice che mi aveva aiutata per svelare l’arcano tra villaggio e frazione, mi aiuta e trasforma il PIN in dispositivo.
Parte la compilazione
Ora posso cominciare a compilare la mia richiesta di congedo parentale. Sul sito dell’Inps si seleziona l’area ‘maternità e congedo parentale’ e dopo quattro tentativi falliti (tratta in inganno dall’opzione ‘gestione separata’) e grazie all’intervento del consulente del lavoro di Gazzetta Matin, capisco dove andare a parare. Non c’è infatti alcuna indicazione del congedo parentale per Covid-19; ma solo per un generico congedo al quale si accede per la prestazione parto (unica opzione possibile, insieme all’adozione).
La cervellotica compilazione per il congedo parentale Covid-19
Qui, inizia la compilazione di una richiesta che più cervellotica non esiste. Se i giorni di congedo, come nel mio caso sono 10, bisogna compilare 10 richieste di congedo, una per ogni giorno. Ogni giorno richiede l’immissione dei dati anagrafici e della situazione lavorativa dell’altro genitore, della richiedente, i dati relativi al parto, al numero dei bambini nati, al periodo di congedo maternità o paternità già goduti, il giorno di congedo richiesto, i dati anagrafici del bambino, i dati relativi al reddito, all’azienda, la dichiarazione di non fruizione di altri congedi ecc…
Una decina abbondante di “pagine” da compilare e approvare senza possibilità di fare copia e incolla o utilizzare i dati già incamerati dal sistema. Dieci giorni di congedo? Un centinaio di pagine virtuali da compilare, qualche (!) termine irripetibile, frustrazione top level e un esercizio di pazienza che mi servirà a breve. Perché, naturalmente, la richiesta cervellotica non è ripetibile modificando le date. Troppo semplice. Bisogna ricominciare, da capo. Un altro centinaio di form da compilare e un paio d’ore buttate via.
E come diceva il maestro elementare Marcello D’Orta, trent’anni fa nel suo libro, «io speriamo che me la cavo». Anche stavolta.
Nella foto: la schermata di partenza per la richiesta di congedo parentale Covid-19.
(cinzia timpano)