Rapporto Banca d’Italia: l’emergenza acuisce la crisi strutturale della Valle d’Aosta
Il rapporto sull'economia della nostra regione segnala un impatto pesante della pandemia, che va a sommarsi a una situazione già critica negli ultimi 20 anni. Sorrisi arrivano dall'aumento dei depositi e dalla tenuta del sistema bancario
Un grande colpo al turismo, legato all’emergenza Coronavirus, che si va ad aggiungere a una crisi che, negli ultimi vent’anni, in Valle d’Aosta sembra essere diventata strutturale. È questa l’estrema sintesi del rapporto economico annuale della Banca d’Italia, diramato mercoledì 24 giugno e che, a differenza degli anni passati, presenta non solo un excursus sul 2019, ma anche un’approfondita panoramica sui primi mesi del 2020, fortemente condizionati da una pandemia che ha di fatto arrestato il sistema economico, almeno per alcuni settori.
E se gli effetti sull’occupazione (già in calo nei primi mesi del 2020) si vedranno solamente con lo sblocco dello stop ai licenziamenti e alla cassa integrazione in deroga, in altri ambiti i dati parlano già da soli.
Il 50% della imprese prevede un calo di almeno il 30%, mentre se si sposta l’attenzione sull’industria, almeno i tre quarti delle realtà prevedono un calo.
In sostanza, “sorride” solamente la situazione “bancaria”, con i depositi che aumentano e i crediti in sofferenza che calano.
I dati
«Il Covid ha mutato profondamente i nostri orizzonti – sottolinea la direttrice della sede rossonera della Banca d’Italia, Angelica Pagliarulo -. L’emergenza ha colpito duramente la Valle, con numeri che, in percentuale sugli abitanti, sono fino a due volte e mezza più alti rispetto alla media nazionale».
La direttrice parla di una «crisi economica selettiva», con alcuni settori «che non sono stati toccati e anzi hanno tratto linfa per una maggiore produttività, ma altri pressoché azzerati dalla pandemia». Per questo non è detto che «lo scenario risponda ai tradizionali scenari di politica economica».
A illustrare i dati, Cristina Fabrizi, ricercatrice della divisione analisi economica territoriale della sede di Torino di Banca d’Italia.
2019 in rallentamento
E il rapporto parte ovviamente dal 2019, che vedeva già un’economia «in fase di rallentamento», a causa dell’andamento dell’industria. Il dato diventa preoccupante se «allunghiamo lo sguardo agli ultimi vent’anni», che restituiscono «una dinamica del Pil e dell’occupazione che mostrava grandi debolezze».
Soffrono Pil e occupazione
Da qui, infatti, emerge come la Valle d’Aosta, paragonata a realtà assimilabili come le province di Trento e Bolzano o altre province austriache, veda «un tasso medio annuo di crescita della Valle» sempre inferiore ai “concorrenti”: positivi, ma bassi dal 2001 al 2007 e addirittura in calo dal 2008.
Questo dovuto, in particolare, non «all’intensità di capitale – continua Fabrizi -, ma al mix di competenze organizzative, innovazione e combinazione dei fattori produttivi».
Occupazione peggiore rispetto al Nord ovest
Il ventennio in questione evidenzia anche «una dinamica occupazionale meno positiva rispetto al nord ovest e al resto del paese», dovuta in particolare alla «scarsa capacità di entrata nel mercato di imprese» di creazione di nuove realtà».
Pandemia: impatto elevato
Cristina Fabrizi sposta poi il “mirino” sui mesi della pandemia, che mostra un impatto «basso nei numeri», ma più elevato della media nazionale «come incidenza», “regalando” la cifra di «9.4 contagiati su 1000 abitanti, con un numero di decessi doppio rispetto alla media italiana».
Di fatto, i contraccolpi si sono così abbattuti in maniera «pesante sul settore del turismo, del tempo libero e del commercio» e maniera in meno forte «sull’industria».
Turismo al tappeto
Dall’indagine di «aprile e maggio – racconta ancora Fabrizi -, la totalità delle imprese del terziario segnala un impatto negativo», che si traduce in un calo «dal 30% in su» per circa il «50% delle imprese».
Un dato allarmante, se si pensa che il «turismo ha un valore aggiunto, nell’ultimo decennio, doppio rispetto alla media nazionale, dove già pesa molto» e che si inserisce in un trend di «forte crescita delle presenze», confermato anche nei primissimi mesi del 2020.
Con la pandemia, però, «c’è stato un tracollo», con la riduzione di «un terzo del fatturato invernale» e qualche «timore anche per la stagione estiva».
Industria
Il Covid, come detto, ha avuto un impatto un po’ più limitato sull’industria, ma che rimane comunque «negativo per i tre quarti delle imprese» spiega ancora Fabrizi, che evidenzia, per marzo, un calo delle «esportazioni sul 2019 di oltre il 30%».
Se le ricadute sono state «molto forti» anche per le costruzioni, già messe in ginocchio da una crisi «più che decennale», per moltissime imprese si registra un crescente «fabbisogno di liquidità», visto il «27.5% del campione a rischio illiquidità».
Aiuti
A dare una piccola mano ci hanno pensato «le misure straordinarie adottate da stato e regione – continua Fabrizi -, tanto che tra il 25 marzo e il 26 maggio sono state accolte quasi 600 richieste di garanzia in Valle d’Aosta, quasi quindici volte quelle del 2019».
Dopo un primo periodo «farraginoso», che ha lasciato spazio a tante proteste, a livello nazionale è stato accolto «l’84% delle domande a livello nazionale».
Sistema produttivo più solido
L’aspetto positivo in tutto questo bailamme è dato dal fatto che «il sistema produttivo si è presentato alla crisi in situazioni più solide rispetto a quella del debito sovrano del 2011», che si traduce in un aumento della «produttività» e in una «riduzione della quota di aziende finanziariamente vulnerabili».
Mercato del lavoro
In materia di mercato del lavoro, l’impatto sull’occupazione dell’emergenza evidenzia «un calo dello 0.3%», ma anche una «riduzione della partecipazione».
I dati, però, vanno considerati con cautela, perché «le misure (ampliamento del ricorso alla CIG, blocco dei licenziamenti e ricorso alle ferie ndr.) hanno ridotto l’impatto della crisi sul lavoro».
I timori per il peggioramento futuro ci sono, così come preoccupa il crollo delle «assunzioni, in calo dal 23 febbraio al 23 aprile di circa il 60% rispetto al 2019».
Consumi e credito
La pandemia ha causato una «brusca contrazione dei consumi», un peggioramento «del clima di fiducia» e un calo del 37% per «l’immobiliare».
Se marzo e aprile portano un calo «di credito alle famiglie per mutui e credito al consumo», si registra un ulteriore aumento «del 5.3% dei depositi bancari – spiega Cristina Fabrizi -. Questo fenomeno, in corso da anni, è dato da una preferenza per la liquidità in un momento di turbolenze dei mercati e sono supportate anche dalle moratorie sui prestiti, dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla CIG, che hanno consentito di mantenere un reddito di lavoro».
Insomma, la situazione «delle famiglie valdostane» per Bankitalia è «comunque solida», in quanto prevede un «indebitamento molto più basso del dato nazionale».
Rimane molto bassa la «quota di prestiti a rischio», mentre la ricchezza pro-capite «è di 10.7 volte il reddito», ossia «molto più alta della media del Paese».
Tutto ciò regala un sistema bancario che prevede un tasso di «deterioramento del credito addirittura inferiore al 2006-2007». Insomma, lo stesso sistema «dovrà affrontare numerose difficoltà, ma lo fa partendo da condizioni rafforzate» chiosa Fabrizi.
Sistema sanitario
L’ultimo capitolo riguarda il sistema sanitario rossonero, «duramente colpito dalla pandemia», alla quale si è presentato con «una dotazione di personale e posti letto più alti rispetto alla media del nord».
Da contraltare, però, c’erano due criticità: «i posti in terapia intensiva e l’assistenza domiciliare per anziani», cui sono state fornite «risposte rapide», con l’assunzione di personale e con l’aumento di tre volte «dei posti in terapia intensiva».
Pronta anche «la risposta nei controlli», con un tasso di copertura più «elevato rispetto al resto del nord Italia» conclude Cristina Fabrizi.
(alessandro bianchet)