Processo Geenna, a Saint-Pierre c’era chi prendeva in giro Carcea per le origini calabresi
L'avvocato Francesca Peyron ha portato all'attenzione del Tribunale una mail inviata nel 2018 dall'allora vice sindaco Ermanno Bonomi; nel testo viene ricostruito un episodio preciso
Processo Geenna, a Saint-Pierre c’era chi prendeva in giro Carcea per le sue origini calabresi.
Lo hanno evidenziato oggi, giovedì 25 giugno, i difensori dell’ex assessora comunale imputata per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo Geenna.
L’avvocato Francesca Peyron ha portato all’attenzione del Tribunale una mail che nei primi mesi del 2018 l’allora vice sindaco Ermanno Bonomi inviò al “Gruppo giunta”. Il testo – letto in aula dal difensore – recita: «Purtroppo oggi ho assistito, o meglio ho ascoltato delle affermazioni vergognose. Mi riferisco» una consigliera di maggioranza «quando ha detto a Monica, riferendosi ai suoi parenti calabresi, che dovrebbero mettere della dinamite alla Lanterna. Non scherziamo, sono dispiaciuto per Monica e prendo le distanze da questi comportamenti. Forse ho sbagliato a non intervenire subito. Solo scendendo in macchina mi sono reso conto della gravità del comportamento che va censurato».
Bonomi, sentito come testimone, ha parlato di «un’uscita un po’ infelice di una consigliera. Era una battuta che però mi aveva dato molto fastidio». L’ex vice sindaco, ha poi ricondotto l’episodio a una discussione interna all’amministrazione sull’ex hotel Lanterna, una struttura abbandonata da anni e ormai ridotta a rudere.
(f.d.)