Geenna, Marco Sorbara: «I miei voti li ho presi sul territorio, non da Antonio Raso»
L'ex assessore comunale di Aosta e consigliere regionale sospeso è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
Nel 2015, in occasione delle comunali di Aosta, «i voti li ho presi lavorando sul territorio e con il buon operato da assessore nei cinque anni precedenti, soprattutto con gli anziani. Non ho ricevuto nessun sostegno elettorale da Antonio Raso e Marco Fabrizio Di Donato (il primo imputato ad Aosta e il secondo condannato a Torino in abbreviato ndr). Raso ha promesso voti a tutti, compreso al sottoscritto. Lui diceva a tutti sì». Così Marco Sorbara, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Geenna e sentito in aula venerdì 24 giugno.
Sul presunto sostegno elettorale ricevuto da Raso, l’avvocato difensore Corrado Bellora ha evidenziato in aula come da un’intercettazione emerga il fatto che Raso non avrebbe sostenuto Sorbara alle comunali.
Sorbara, ex assessore comunale di Aosta e consigliere regionale sospeso, facendo riferimento al capo d’imputazione, ha poi aggiunto che «io non ho mai dato un informazione della Giunta comunale a nessuno. Con Raso discutevamo e commentavamo articoli pubblicati sul giornale. Io però di informazioni non ne ho mai date. Non solo a Raso, ma a nessuno». Secondo la DDA di Torino, invece, Sorbara «teneva costantemente informato Raso, esponente di vertice dell’associazione (il presunto Locale ndr), di quanto accadeva all’interno della Giunta comunale di Aosta e, in particolare, delle delibere e delle decisioni oggetto di discussione, dando corso e seguito ai suggerimenti e alle indicazioni che Raso gli comunicava».
«Ma ha mai fatto un favore a Raso nella consapevolezza che potesse essere in odore di ‘ndrangheta?», ha chiesto Della Valle. Risposta: «No, non avevo il minimo sentore. Io ho anche svolto diverse attività con il comune di San Giorgio Morgeto sulla pace e sulla legalità. Ho letto tutti i libri di Falcone e Borsellino». Ma, stando alle carte relative all’inchiesta, a causare i principali “guai” del politico sarebbero stati proprio il suoi rapporti con il ristoratore imputato per 416 bis.
Analizzando il suo rapporto con Raso, Sorbara ha detto: «Lo conosco da quando giocavo a hockey. Ci allenavamo tutti i giorni, per cui il suo ristorante era comodo e potevamo mangiare alle 14 o alle 23 di sera. Andavamo quasi sempre lì anche per discorso qualità-prezzo e poi Raso è una persona gioviale e sempre disponibile. Pian piano è quindi iniziato un rapporto personale. Abbiamo più o meno la stessa età e siamo entrambi di San Giorgio. Per me gli amici sono due: i miei due fratelli. Raso è qualcosa di più di un conoscente, una persona di cui mi fidavo e non ho mai avuto minimo dubbio che lui potesse trovarsi in questa situazione o che potesse far parte di una Locale. Per me è una brava persona ed è onesto. Anche dalle intercettazioni che ho letto su questo processo viene fuori che mi voleva bene».
Dopo un lungo excursus sulla sua vita, Sorbara ha spiegato al Tribunale i suoi rapporti con Roberto Raffa (condannato in via definitiva in Tempus Venit); nella sentenza Tempus Venit sul tentativo di estorsione perpetrano dalla cosca dei Facchineri ai danni di una ditta valdostana veniva riportata un’intercettazione in cui Sorbara, nel 2011, prometteva dei «lavoretti» a Raffa. «Quando l’intercettazione fu pubblicata sui giornali ci fu una speculazione politica fortissima. Io sono amico del fratello di Raffa. Un giorno ho incontrato Roberto, non sapevo dei suoi precedenti, mi disse che era in difficoltà e aveva tre figli. Io volevo dire che c’erano dei lavori e che poteva interfacciarsi con un dirigente del comune per capire come fare per presentare un preventivo. Sicuramente, però, ho usato delle parole inopportune». Fatto sta che quei «lavoretti» non furono mai affidati a Raffa.
L’imputato ha poi negato di avere avuto rapporti con i fratelli Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato (entrambi condannati a Torino in abbreviato). Marco Fabrizio «so chi è. Qualche volta ci siamo incontrati casualmente, anche al ristorante di Raso», mentre Roberto Alex «l’ho visto in foto dopo l’arresto – ha detto Sorbara -. Sicuramente l’ho incrociato qualche volta in giro, nulla di più». Stesso discorso per il presunto sodale Francesco Mammoliti (condannato a Torino), mentre il presunto boss Bruno Nirta «non l’ho mai conosciuto».
(f.d.)