Processo Geenna: 55 anni di reclusione, condannati tutti gli imputati ad Aosta
Così ha deciso il Tribunale di Aosta al termine del processo con rito ordinario
Condannati tutti gli imputati. Il Tribunale di Aosta ha stabilito – per la prima volta nella storia – che i tentacoli della ‘ndrangheta avevano davvero raggiunto la Valle d’Aosta. E’ una sentenza storica quella pronunciata mercoledì 16 settembre dal Collegiale presieduto da Eugenio Gramola.
Dopo le condanne arrivate il 17 luglio a Torino per i 12 imputati che avevano scelto l’abbreviato, oggi il Tribunale di Aosta ha condannato tutti e cinque gli imputati con rito ordinario.
Ad Aosta condanne per 55 anni
Dieci anni per il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara, 10 per l’ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcea, 11 per il consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico, 13 per il ristoratore aostano Antonio Raso e 11 per il dipendente del Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino. Mentre i primi due erano imputati per concorso esterno, gli altri erano accusati di associazione mafiosa.
Al termine di una lunga requisitoria, i pm avevano chiesto cinque condanne. La richiesta più elevata formulata dalla DDA era quella nei confronti di Raso: 16 anni. L’accusa aveva poi chiesto 12 anni per Prettico e 10 per Sorbara, Carcea e Giachino.
La posizione di Raso
Stando alle accuse mosse dalla DDA di Torino, rappresentata in aula dai pm Stefano Castellani e Valerio Longi, Antonio “Tonino” Raso (avvocati Pasquale Siciliano e Ascanio Donadio) era una figura di spicco del Locale di ‘ndrangheta sgominato dai Carabinieri il 23 gennaio 2019.
Per l’accusa, il ristoratore svolgeva ruoli di promozione, direzione e organizzazione all’interno della consorteria criminale.
Non solo: per gli inquirenti decideva anche le strategie finalizzate a garantire l’appoggio elettorale ai candidati alle competizioni elettorali comunali e regionali.
Le posizioni di Giachino e Prettico
Giachino (avvocati Claudio Soro e Francesca Peyron) e Prettico (Nilo Rebecchi e Barbara Cocco), invece, erano ritenuti “partecipi” della consorteria criminale.
In particolare, Giachino era accusato di essere un uomo di fiducia del presunto boss (condannato in abbreviato) Marco Di Donato.
Prettico era ritenuto dalla DDA una sorta di infiltrato del Locale all’interno del Consiglio comunale di Aosta. Sempre secondo i pm, il consigliere comunale sospeso era solito recarsi in Calabria per portare “ambasciate”.
La posizione di Sorbara
Marco Sorbara (avvocati Raffaele Della Valle, Corrado Bellora e Sandro Sorbara) all’epoca dei fatti oggetto del processo era assessore comunale ad Aosta.
Secondo i magistrati torinesi, una volta eletto anche grazie al sostegno del Locale, teneva costantemente informato Raso su quanto accadeva all’interno della Giunta comunale, dando corso ai suggerimenti e alle indicazioni fornite dal ristoratore.
La posizione di Carcea
Carcea (avvocati Soro e Peyron), anche lei accusata di concorso esterno, per l’accusa – dopo essere stata eletta in comune a Saint-Pierre anche grazie al sostegno dell’associazione criminale – si rivolgeva a Marco Di Donato e a Raso chiedendoli di intervenire per comporre le tensioni e i contrasti che la donna aveva con altri assessori comunali.
Più in generale, per i pm antimafia l’ex assessora – pur mantenendo una posizione di autonomia – avrebbe agito con la consapevolezza di contribuire al consolidamento del sodalizio criminoso.
Gli imputati erano finiti in carcere il 23 gennaio 2019. Carcea e Sorbara avevano ottenuto i domiciliari dopo qualche mese, Prettico, Raso e Giachino sono reclusi da allora.
Il risarcimento alla Regione Valle d’Aosta
I cinque imputati sono stati condannati a risarcire, in solido tra loro, 150 mila euro alla Regione Valle d’Aosta (rappresentata dall’avvocato Riccardo Jans).
Il risarcimento al Comune di Aosta
Al Comune di Aosta (avvocato Gianni Maria Saracco) dovranno andare 180 mila euro da Marco Sorbara, Nicola Prettico, Antonio Raso, in solido tra loro, e 35 mila euro da Alessandro Giachino.
Il risarcimento al Comuni di Saint-Pierre
Al Comune di Saint-Pierre (avvocato Giulio Calosso) 200 mila euro da Monica Carcea e Raso e 50 mila euro da Prettico e Giachino.
Il risarcimento a Libera
All’associazione Libera (avvocato Valentina Sandroni) 50 mila euro da tutti gli imputati.
(federico donato)