L’odissea di un positivo diventato asintomatico: nessuno sa dare risposte su tampone, è folle e disumano
Lettere
di Luca Mercanti  
il 03/11/2020

L’odissea di un positivo diventato asintomatico: nessuno sa dare risposte su tampone, è folle e disumano

Lettera alla redazione di una moglie indignata

«Spettabile redazione,

scrivo per segnalare cosa sta succedendo nella nostra regione con un esempio molto pratico dello stato di caos e abbandono in cui siamo.

Mio marito, Stefano Chanoine, risultato positivo a Covid-19 a seguito di tampone naso-faringeo eseguito in data 21 ottobre 2020, è diventato asintomatico a partire da lunedì 26 ottobre 2020.

Vista la Circolare del ministero della Salute del 12 ottobre 2020 che recita:

  • le persone sintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cu ialmeno 3 giorni senza sintomi + test)…

giovedì 29 ottobre, su indicazione del proprio medico curante, ha contattato il numero non emergenze del CUS (800277118) per richiedere la programmazione del tampone di accertamento della guarigione.

Il CUS gli ha detto di rivolgersi al servizio di Igiene Pubblica che, a seguito di conversazione telefonica, lo ha invitato a scrivere all’indirizzo e-mail: sbongiorno@ausl.vda.it  una comunicazione  con la quale richiedeva informazioni per avere la possibilità di effettuare tampone.

Non avendo ricevuto risposta all’e-mail ed essendo alla data odierna asintomatico da lunedì 26/10 vale a dire da 8 giorni, rientrando quindi ampliamente nelle condizioni che prevedono l’esecuzione di test molecolare per permettere il rientro in comunità, ha contattato nuovamente il Servizio Igiene che questa volta gli ha fornito il numero di cellulare aziendale del responsabile o in alternativa lo ha inviato a chiamare il CUS.

Al numero di cellulare fornito non ha risposto nessuno (mio marito ha anche provato invano ad inviare un sms), pertanto ha contattato il CUS sentendosi rispondere di chiamare il centralino del centro ospedaliero. Il centralino del centro ospedaliero gli ha comunicato che doveva rivolgersi all’Ufficio Igiene che erano coloro che originariamente gli avevano detto di chiamare il CUS. Tutto ciò va avanti da giovedì scorso 29/10. La nostra famiglia è separata da domenica 18/10 e mio marito è bloccato in un altro alloggio senza sapere se è negativo e quindi potrebbe ritornare alla sua vita di sempre, o se ancora positivo.

Mi rendo conto che di queste denunce ne riceviate giornalmente, ma troviamo assolutamente folle e disumano che nessuno sappia dare delle risposte. Sono accettabili e comprensibili i ritardi, anche se non giustificati perché quello che sta succedendo era prevedibile, ma che non vengano date risposte agli utenti questo non è da Paese civile»

(ilaria cannata)

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