Violenza sulle donne, Progetto civico progressista: «Non si abbassi la guardia»
I giornalisti rispettino il Manifesto di Venezia del 2017
Violenza sulle donne, Pcp: «Non si abbassi la guardia». Progetto Civico Progressista, che ha posto al centro della sua campagna elettorale la partecipazione paritaria delle donne alla vita politica, intende «con la sua azione in consiglio regionale e nei consigli comunali rafforzare la lotta contro la violenza sulle donne, sensibilizzando la nostra comunità sui temi della prevenzione e sulla necessità di un cambiamento radicale della cultura che sta alla base di questi fatti criminali».
Situazione aggravata dal Covid
L’isolamento, il distanziamento sociale e la permanenza obbligata nella propria dimora hanno aggravato la situazione, acuendo sia i fatti concreti di violenza all’interno delle mura domestiche – durante il primo confinamento le richieste d’aiuto delle donne vittime di violenza erano raddoppiate – sia le diverse sollecitazioni alla violenza sulla rete.
Abusi via rete
Le statistiche rivelano che vari tipi di abuso corrono lungo la linea virtuale. Cyberstalking, cyberbullismo, minacce, diffamazioni, attacchi sessisti, prelievo e diffusione di foto personali senza il consenso riguardano una donna su tre. Un fenomeno questo che non può essere sottovalutato e che rivela e promuove una visione distorta e lesiva della dignità delle donne.
Rispetto del manifesto di Venezia
Pcp si unisce inoltre alla richiesta rivolta da più parti ai media affinché negli articoli relativi a vicende connotate da violenza sessista venga data narrazione corretta come prevede il Manifesto di Venezia del 2017 i cui firmatari – giornaliste e giornalisti – «si impegnano per una informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali e giuridiche» seguendo un decalogo di priorità affinché «il diritto di cronaca non si trasformasse in un abuso».
Purtroppo invece sono ancora troppo spesso all’ordine del giorno i titoli ad effetto e la deviante attenzione sugli assassini “vittime di raptus” e non sulle assassinate e sui minori testimoni della violenza maschile. A tal proposito si accoglie con favore l’aggiunta dell’articolo 5 bis al Testo Unico che regola la deontologia dei giornalisti.
(re.aostanews.it)