Fipe-Confcommercio VdA: «Trattati come condannati a morte»
«Siamo come i condannati a morte». Arriva ancora un duro atto di accusa nei confronti del Governo da Fipe-Confcommercio Valle d’Aosta, che contesta la nuova attesa chiusura dei pubblici esercizi.
L’allarme
L’allarme arriva in un comunicato, dove il presidente Graziano Dominidiato ricorda come «Lavevaz ci ha permesso di lavorare qualche giorno, ma ora parte che il Governo ci obblighi a chiudere nuovamente. Chi ci indennizzerà»?
Confcommercio appoggia la Regione
E la presa di posizione di Confcommercio Valle d’Aosta spara letteralmente a zero, sottolineando come «per mascherare il fallimento nel contenimento del Covid, il Governo ancora una volta decide di scaricare l’onere della riduzione del contagio sugli esercizi pubblici – continua Dominidiato -, sottoposti da ottobre a uno stillicidio di provvedimenti».
Confcommercio VdA rilancia.
«Il Tar ha respinto il ricorso del governo contro l’ordinanza regionale che ci ha permesso di riaprire – spiega ancora il presidente -. Ringraziamo Erik Lavevaz, ma ora ci chiediamo, se ci obbligano a chiudere nuovamente, chi ci risarcirà. Non si rendono conto che viviamo la situazione dei condannati a morte cui ogni giorni rinviano l’esecuzione prolungandone l’agonia».
Che sia zona rossa o arancione, Confcommercio ha paura di perdere il periodo dal 23 dicembre al 6 gennaio «che da solo vale il 20% del fatturato di un anno – punge ancora Dominidiato -. Il governo, con questa decisione, si assume la responsabilità di decretare la morte di un settore fondamentale».
Non siamo numeri
La furia di Dominidiato non si placa.
«I pubblici esercizi non sono solo numeri, ma volti e mani dei gesti quotidiani – continua -. Vorrebbero solo continuare a lavorare, ma non per mettere a rischio il Paese, ma per mettere in sicurezza un patrimonio imprenditoriale e sociale che contribuisce al futuro di tutti».
Risarcimenti al cento per cento
Sulla questione interviene anche il direttore generale di Confcommercio, Adriano Valieri.
«È necessario che la Regione individui gli strumenti, anche complementari a quelli statali, per ristorare al cento per cento la perdita di fatturato subito per DPCM – chiosa -. Ci facciamo interpreti delle preoccupazioni che affliggono tanti esercenti, accomunati dallo scoramento per la fastidiosa distinzione tra attività essenziali e non essenziali; cosa questa che finisce per oscurare la realtà».
(al.bi.)
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