Protesta terziario, i manifestanti: «La giunta chiede tempo ma il nostro tempo è finito»
In 150 in piazza Deffeyes, una delegazione è stata ricevuta dal governo regionale
Protesta terziario, i manifestanti: «La giunta chiede tempo ma il nostro tempo è finito». «Non siamo proprio d’accordo sui tempi. Il governo ha bisogno di più tempo ma noi il tempo lo abbiamo finito. Vedremo se troveremo un accordo». A parlare è Jean-Claude Brunet anima della protesta del terziario in piazza Deffeyes dove hanno risposto all’appello in 150. Lo ha fatto al termine del confronto tra la delegazione dei manifestanti ‘Forchette e non forconi ‘ e la giunta regionale, durato un’ora e mezzo circa nella mattinata di giovedì 18 marzo.
Tra loro anche titolari di bar, ristoranti e palestre, maestri di sci, stagionali degli impianti a fune e negozianti.
Ha proseguito: «Molto dipenderà da quello che succederà oggi a livello statale (lo scostamento di bilancio per reperire nuove risorse per gli aiuti a famiglie e imprese ndr). Abbiamo chiesto, visto che siamo una Regione autonoma, di dimostrare più autonomia. La giunta continua a dire che quello che può fare lo fa. Resta un punto interrogativo. Vedremo noi siamo pronti a scendere nuovamente in piazza». Sottolinea: «Non è stato comunque tempo perso perché è giusto dire quello che non va e poi siamo stati finalmente ricevuti».
«Sono parole ma non bastano. Siamo terrorizzati per il nostro futuro anche per la piazza perchè fino a che rimane circoscritta alla città di Aosta, va tutto bene, ma se la piazza comincia a coinvolgere la tutta la regione sarà problematico. Le Révolution des socques sono sempre partite da lontano. Cita Champorcher, Verrès e Pont-Saint-Martin, comuni dai quali partì la rivolta. Non vorrei si dovesse arrivare a questo» ha puntualizzato Piero Roullet, albergatore di Cogne.
Ha aggiunto: «Sono uscite proposte con poche risposte. La giunta regionale vuole giustificare il proprio operato dicendo che più di così non si poteva fare. Le prospettive sono legate a delle forme burocratiche in cui anche la Regione è coinvolta. Certamente prima bisogna avere risolto la legge sul bilancio e così via, ma queste sono questioni tecniche che sono normali».
La manifestazione
La manifestazione era iniziata alle 10 con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid-19. In piazza erano arrivati con i campanacci, una finta bara e uno scatolone con su scritto “siamo in mutande” e al cui interno sono state gettati slip e bermuda.Sono stati esposti striscioni come “La montagna merita rispetto non ‘Speranza’!” e “Oggi vogliamo una risposta” e cartelli contro il governo regionale (“Lavevaz tu lo hai preso lo stipendio? Noi no!”) e nazionale (“Draghi comanda color”), (“Marzo 2021 la Valle d’Aosta deceduta ringrazia Stato e Regione”). «L’Italia è ai primi posti per le morti da Covid, a cosa sono servite le restrizioni?», ha detto il ristoratore di Donnas Manuel Pagan, tra i promotori dell’iniziativa.
La lettera
«Politica valdostana è arrivato il momento di avere risposte. Nel pieno rispetto di chi si adopera negli ospedali e nelle strutture, vi ricordiamo che esistiamo anche noi, liberi cittadini che hanno fatto un sacco di sacrifici per creare attività che da 12 mesi sono sgretolate. Ci hanno dimenticati, stritolati e lasciati agonizzanti. Come pensate che possiamo continuare a vivere. Dalle vostre postazioni dorate lo volete capire che non ne possiamo più? Chiudiamo in massa le nostre Partite Iva. Ditecelo voi?». Sono alcuni stralci della lettera indirizzata al governo regionale, sottoscritta dai manifestanti e letta da Nadia Muzzolon, una delle portavoce della protesta.
(danila chenal)