Aosta: sei ritratti di ex giocatori per riflettere sul dramma della ludopatia
Aperta all'Hotel des Etats, in piazza Chanoux, la mostra "Rien ne va plus" del fotografo Fabio DiBello. Ingresso gratuito
Fabio Dibello al centro con a sinistra Alessio Zemoz e Alexine Dayné di Framedivision e Bruno Trentin dell’associazione Miripiglio
Gioco d’azzardo patologico. E’ il tema della mostra “Rien ne va plus” del fotografo aostano Fabio Dibello, aperta il 24 maggio all’Hotel des Etats in piazza Chanoux, ad Aosta.
Rien ne va plus dà il via alla nuova stagione espositiva proponendo un allestimento tra fotografia e arte contemporanea.
Prodotta dal gruppo Framedivision in collaborazione con l’Associazione Miripiglio è stata realizzata nell’ambito del Premio regionale per il volontariato 2019 promosso dal Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, con il patrocinio del Comune di Aosta.
«Il progetto è nato dopo essermi incuriosito leggendo un articolo sulla ludopatia e dalla riflessione su qual è la conseguenza di ogni nostra azione che dopo alcune ricerche mi ha portato ad incontrare Bruno Trentin, presidente dell’associazione Miripiglio di Aosta, con cui ho potuto avvicinare questa realtà – spiega Dibello – . Un progetto con doppia matrice, documentaristica (con i ritratti di sei ex giocatori) e concettuale (per rendere partecipate da subito lo spettatore che accede alla mostra), che finalmente si è concretizzato con questa esposizione dopo essere stato stoppato dalla pandemia».
Ed è infatti un’immersione visiva che si presenta allo spettatore entrando alla mostra, con i sei ritratti incastonati in un collage fotografico realizzato con centinaia di fotogrammi riproducenti le schermate della slot machine, come a riprodurre il loop incessante e alienante di chi finisce nella rete del gioco d’azzardo.
Le dipendenze
«L’associazione Miripiglio, che ha sede al Csv dove svolgiamo incontri di gruppo, è stata fondata nel 2015 da giocatori in cura e loro familiari per mettere a disposizione l’esperienza diretta di dipendenza del gioco d’azzardo – spiega Bruno Trentin – (info al 3802057637 attivo h24, pagina Facebook o YouTube ndr). Le dipendenze nascono da disagi e malesseri personali e si superano attraverso le arti, i mestieri e le passioni che, a differenza dell’azzardo, includono intelligenza e capacità. Tendenzialmente l’azzardopatico arriva ad accorgersi di aver superato il limite giungendo alla disperazione economica e psicologica e al non riuscire più a nascondere il tutto. All’associazione in media arrivano 150 richieste d’aiuto annue. L’azzardo è un disastro, una dipendenza senza sostanze che ha bisogno di profondo supporto psicologico».
Una realtà che, nella brochure come un girone infernale richiama i versi di Dante, finisce per coinvolgere e sconvolgere non solo chi gioca, ma anche il suo ambito sociale (famiglia, amici, lavoro).
Durante l’inaugurazione, in una saletta, è stato organizzato un momento performativo con i racconti di Bruno Trentin e con il pubblico invitato a guardarsi nello specchio con i gratta e vinci tra le mani che (solo per il momento dell’inaugurazione) sono stati apposti su alcune brochure per far riflettere sulla possibilità di scelta che ognuno ha e che l’azzardopatia azzera.
«Fabio Dibello – spiegano Alessio Zemoz curatore della mostra e Alexine Dayné presidente Framedivision -, utilizzando i linguaggi della fotografia di ritratto, diretta e disturbante ci trasporta in una dimensione metaforica vincolata alla realtà oggettiva del collage e della performance che ha posto il fruitore di fronte alla propria coscienza e al ragionamento attorno alle possibili conseguenze delle proprie eventuali scelte”.
La mostra è aperta tutti i giorni, fino al 13 giugno prossimo (14,30/19). Ingresso libero.
(Nadia Camposaragna)