Corruzione ai piedi del Cervino, iniziato il processo per i Vuillermin
I tre soci della Edilvu sono accusati di aver corrotto Fabio Chiavazza, ex capo dell'ufficio tecnico del Comune di Valtournenche
I presunti rapporti amicali tra l’allora capo dell’ufficio tecnico del Comune di Valtournenche Fabio Chiavazza (condannato in primo grado a 6 anni) e alcune aggiudicazioni “sospette” a favore della Edilvu. Questi i principali aspetti su cui è stata incentrata la prima udienza del processo nato dall’inchiesta “Do ut des” per gli unici tre imputati che non avevano chiesto riti alternativi.
Si tratta di Loreno Vuillermin, Ivan Vuillermin e Renza Dondeynaz, tutti e tre soci della Edilvu di Challand-Saint-Victor. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri e dal pm Luca Ceccanti, sarebbero stati tra i beneficiari dei “favori” di Chiavazza, principale imputato nel processo.
Il processo
Dopo le 5 condanne e le 10 assoluzioni pronunciate dal gup al termine dell’abbreviato, dunque, è ufficialmente iniziato il processo per i restanti imputati. L’udienza davanti al Collegiale (presidente Gramola, D’Abrusco e Tornatore a latere) del Tribunale di Aosta è iniziata alle 9.30 di mercoledì 6 ottobre. Dopo alcune eccezioni difensive, sono stati sentiti i primi testimoni citati dall’accusa.
Gran parte della mattinata è stata dedicata all’audizione di un sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, che aveva partecipato alle indagini.
Il militare ha analizzato in particolare tre gare affidate dal Comune: la manutenzione della strada Fiscada, il restauro della fontana di Pecou e il potenziamento dell’acquedotto di Cervinia.
Rispondendo alle domande del pm, il teste ha evidenziato come dalle carte sequestrate nel corso delle indagini siano emersi alcuni elementi “curiosi”; in un caso, ad esempio, i lavori sarebbero stati assegnati di domenica, il giorno prima dell’arrivo dell’offerta presentata dalla Edilvu.
Il militare ha poi posto l’accento sul fatto che negli incarichi venivano inserite spesso delle “migliorie”, a cui corrispondeva uno stanziamento di somme pari (o molto vicine) al ribasso proposto dall’azienda nell’offerta.
Il “Do ut des”
In questo contesto, secondo la ricostruzione della Procura, gli imputati si sarebbero sdebitati con l’allora funzionario comunale con una “tangente” celata da normali fatture emesse da una società di cui Chiavazza era socio alla Edilvu; una prima fattura riguardava la vendita di materiali, mentre una seconda lavori svolti nel 2014 dall’azienda del funzionario comunale.
Una prova in tal senso, sempre secondo l’accusa, sarebbe il fatto che alcuni degli articoli indicati come “venduti” nella prima fattura sono stati trovati dai Carabinieri in un deposito di proprietà di Chiavazza mesi dopo la data indicata dal documento.
I “sospetti”
Dopo il carabiniere, in aula è stata sentita come teste dell’accusa Cristina Machet, ex segretaria comunale di Valtournenche.
Sollecitata dalle domande del pm, la testimone ha riferito di alcuni «sospetti» che aveva su Chiavazza, alimentati dal fatto che «era socio di una ditta privata» e «aveva uno stile di vita elevato rispetto al suo stipendio».
Le preoccupazioni di Machet, in particolare, erano legate al fatto che «era lui a impiegare il denaro» del Comune, in quanto era a capo dell’Ufficio tecnico.
La prossima udienza si terrà l’8 novembre, quando – su richiesta di Procura e difese – sarà assegnato a un perito il compito di trascrivere le intercettazioni raccolte nel corso delle indagini.
(f.d.)