Cva: via libera dal Consiglio Valle alla collocazione di bond per 500 milioni di euro
La normativa è stata approvata con 33 voti, astenute Erika Guichardaz e Chiara Minelli
Cva: via libera alla collocazione di bond per 500 milioni di euro. Previste due emissioni: una da 50 milioni sul mercato privato e l’altra da 450 milioni riservata a investitori istituzionali. A darlo il Consiglio Valle, nella seduta del 6 ottobre 2021, che ha approvato con 33 voti a favore e due astensioni (le consigliere Chiara Minelli e Erika Guichardaz) un disegno di legge che contiene disposizioni in materia di operazioni societarie della Compagnia Valdostana delle Acque Spa.
Il presidente della quarta Commissione, Giulio Grosjacques (UV), ha relazionato all’Aula: «Il disegno di legge nasce dall’esigenza manifestata dalla Cva con l’obiettivo da un lato di fornire adeguata copertura finanziaria al Piano strategico 2021-2025 dell’azienda e dall’altro di riarticolare le fonti di finanziamento del gruppo Cva al fine di diversificare l’approvvigionamento finanziario, a oggi esclusivamente di natura bancaria».
La legge guarda anche alla scadenza delle concessioni di derivazione e quelle relative alla rete di distribuzione dell’energia qualora non si concretizzasse la norma di attuazione in merito alla gestione delle acque.
Ha sottolineato Grosjacques: «Diventa quindi fondamentale fornire all’azienda tutti gli strumenti utili a poter consolidare il proprio ruolo tra i principali produttori di energia da fonti rinnovabili in Italia e poter affrontare con la necessaria solidità le sfide che potranno presentarsi negli anni a venire, in primis quella delle gare per i rinnovi delle concessioni».
Il dibattito
L’assessore alle società partecipate, Luciano Caveri, ha aggiunto che «la transizione energetica non sarà facile ma Cva è nel posto giusto nel momento giusto. Questo è quindi un atto significativo che consente a Cva di risparmiare nell’approvvigionamento del credito, sapendo che nel Piano strategico esiste una logica di costruzione di nuovi impianti fuori Valle ma soprattutto la modernizzazione di due centrali quasi centenarie che sono Chavonne e Hône 2».
La contrarietà
La consigliera Chiara Minelli (Pcp) ha detto: «Occorre valutare bene, si corre un rischio. In base a quanto emerso da precedenti audizioni del professor Florenzano, c’è una terza alternativa, che prevede una cessione di parti di Cva, creando due società distinte: una Cva ente strumentale della Regione che opera in ambito locale per l’autonomia energetica e la strategia Fossil fuel free; una seconda Cva che opera sul mercato nazionale e internazionale con la logica del profitto e della concorrenza. Questo testo di legge, così come formulato, non è quindi accettabile, almeno finché non si chiarisca fino in fondo l’obiettivo che la Regione vuole perseguire e che norma di attuazione si vuole portare a casa».
Via libera
Il consigliere di PlA, Augusto Rollandin, ha evidenziato: «Con questo provvedimento stiamo sostenendo un intervento volto a far operare con ancora più incisività la società per eccellenza della Valle d’Aosta, la Cva, che solamente quest’anno ha versato alle casse regionali circa 40 milioni di euro. Approvare il disegno di legge non significa tradire le origini della CvA, dapprima incentrata sulle acque e ora pronta all’evoluzione di questi ultimi anni, operando in altri settori oltre all’idroelettrico; significa permettere alla Cva di lavorare ancora meglio sul territorio. Ma è necessaria un’accelerazione: basta perdere tempo».
Per Stefano Aggravi (Lega): «Non facciamo ideologia su scelte che oggi dobbiamo fare e che hanno due obiettivi: la valorizzazione di una partecipazione pubblica e la sopravvivenza di una società che ha un’importanza strategica per la Valle d’Aosta. Vorrei anche capire verso quale lido ci sta portando la norma di attuazione, sapendo che la norma di attuazione non è la tachipirina che si compra in farmacia, ma è frutto di un processo complicato che deve passare attraverso un accordo pattizio con lo Stato. Cva non è una società in house, è una partecipata e mi auguro che nessuno la obblighi a fare scelte che è l’ente pubblico che deve fare e non un’azienda che opera su di un mercato regolamentato e che deve seguire le regole di un buon imprenditore».
Per il capogruppo di Av-Sa, Albert Chatrian «sostenere questa legge è una scelta obbligata, perché senza questa autorizzazione si fa del male alla società e di conseguenza alla collettività valdostana. Stiamo parlando di uno strumento che permette alla nostra regione di affrontare le sfide future e alla nostra azienda di essere competitiva, di cogliere tutte le opportunità che il mercato delle rinnovabili offrirà».
La replica
L’assessore Caveri ha replicato: «Cva non è ideologia, Cva deve fare profitto: non esiste da nessuna parte al mondo che una società pubblica debba fare beneficienza, se fosse così dovremmo chiuderla. Immaginare qualcosa di diverso, stupisce. Certo è che più è florida Cva e più la Valle d’Aosta ci guadagna: più posti di lavoro, più tutela del territorio. Ritengo quindi che si debba fare in modo che Cva sia una società che opera sul mercato con quelle logiche che tutti condividiamo, ossia un’azienda che opera non solamente in una logica redditizia, ma che ha la capacità di essere rispettosa del territorio e della comunità valdostana».
(re.aostanews.it)