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  • I valdostani di Thailandia: la seconda Olimpiade di Mark e Karen Chanloung
    La famiglia Chanloung al gran completo
    SPORT
    di Thomas Piccot  
    il 03/02/2022

    I valdostani di Thailandia: la seconda Olimpiade di Mark e Karen Chanloung

    I due fondisti residenti a Gressoney-La-Trinité difenderanno i colori del paese del sud-est asiatico

    Ci sarà anche un piccolo contingente della Thailandia ai Giochi Olimpici di Pechino 2022. A rappresentare lo stato del sud-est asiatico saranno Mark e Karen Chanloung (sci di fondo), Nicola Zanon e Mida “Fah” Jaiman (sci alpino). Mark e Karen sono residenti a Gressoney-La-Trinité e per loro sarà la seconda avventura a cinque cerchi. In Cina saranno accompagnati da papà Boonchan in qualità di manager, da mamma Maria Vittoria Comune (fisioterapista), dall’allenatore Erik Benedetto (canavesano che da anni è di casa in Valle d’Aosta) e dallo skimen Luca Tomasi.

    Mark: «L’attesa ti stimola sempre di più»

    Mark, con che sensazioni si avvicina alla sua seconda Olimpiade?

    «Sono curioso, perché con il Covid ci sono molte nuove regole, che non c’erano, sarà interessante vedere la differenza tra prima della pandemia e adesso. Quello che si può vedere fin da subito è che il protocollo era già rigoroso prima ora ancora di più, però l’attesa dell’evento olimpico rimane sempre forte e ti stimola sempre di più. Quest’anno mi sento più preparato, avendone già fatta una so meglio cosa aspettarmi, nel 2018 era un po’ un salto nel buio».

    Mark: «In Thailandia c’è un processo di crescita, ti rendi conto che stai trascinando il movimento»

    Cosa significa per lei gareggiare con i colori della Thailandia in una manifestazione olimpica?

    «Sono un po’ di anni che rappresentiamo la Thailandia, fin dall’inizio è stato molto stimolante indossare i colori di un paese così particolare e fuori dal mondo degli sport invernali, però oltre a noi abbiamo visto la voglia di portare alla ribalta queste discipline. Ti rendi conto che stai trascinando il movimento di una nazione. C’è un processo di crescita, che parte dallo skiroll in Thailandia per poi passare allo sci. Con la pandemia si è rallentato, però cerchiamo di riprendere al più presto a migliorare e portare lì gli sport principali, poi ci sono anche atleti di skialp, free style, snowboard che come noi abitano fuori dal paese, ma non sono ancora arrivati ad alti livelli».

    Mark: «L’assenza di gare rimescolerà le carte»

    Dopo il Tour de Ski la Coppa del Mondo si è fermata. Quanto potrebbe incidere la mancanza per oltre un mese di gare di alto livello?

    «Avevamo in programma di andare in Francia, è stata una sorpresa che non l’abbiano fatta, era una buona preparazione. La trovo una decisione singolare della Fis, perché è strano che il fondo è stato l’unico sport a saltare delle tappe di Coppa del Mondo. L’altra gara a Planica era già più plausibile che saltasse, essendo così sotto data non c’era voglia da parte degli atleti di rischiare contagi. L’assenza di gare rimescolerà le carte, tutti hanno avuto tempo per prepararsi e mancherà il riferimento diretto sugli altri. Secondo me ci saranno molte sorprese, qualcuno sarà migliorato e altri no».

    Cosa si aspetta dalle gare che affronterà?

    «Affronterò, da programma, tutte le individuali, poi bisogna vedere anche da cosa accadrà, ci sono mille variabili. Il mio obiettivo principale è la sprint. So che la qualifica è dura, ma punto a quello. Più verosimilmente, mi immagino di stare intorno alla cinquantesima posizione».

    Mark: «Del 2018 ricorderò il giorno del mio compleanno da portabandiera»

    Che ricordi ha della sua prima esperienza a cinque cerchi?

    «Sicuramente il giorno che mi ricorderò di più è quello in cui sono stato portabandiera ed era anche il mio compleanno. Quando c’è stata la sprint mi aspettavo di fare bene e invece l’emozione ha prevalso e il risultato è stato diverso dalle attese, però è stata un’esperienza molto stimolante e di crescita.

    Per un atleta, quanto è difficile convivere con la presenza del virus alla vigilia di un evento del genere?

    «Personalmente mi sono messo in quarantena dopo il Tour de Ski, non ho incontrato nessuno e sono rimasto in casa, uscendo solo per andare in palestra o in pista. Dal punto di vista dell’allenamento non ha cambiato le carte in tavola, però è una situazione più stressante, perché mancano i momenti di svago o comunque sono diversi.

    Le gare si svolgeranno senza la presenza di pubblico. Quanto perde un evento del genere, senza spettatori?

    «L’abbiamo già sperimentato ai mondiali, ti senti in un altro contesto completamente. È stato molto forte l’impatto, perché le gare iridate sono arrivate subito dopo la tappa di Coppa del Mondo a Sankt-Moritz e abbiamo visto come cambia l’ambiente, sai cosa ti dà il pubblico. Gli spettatori danno la carica, ti aiutano. Spero che al più presto possano togliere queste restrizioni, sia per gli atleti che per il pubblico».

    Karen: «A PyeongChang ero troppo agitata»

    Karen, come si avvicina alla sua seconda Olimpiade della carriera?

    «Sicuramente penso che, tolte tutte le restrizioni dovute alla pandemia, sarà un’esperienza migliore. A Pyeongchang ero troppo agitata, non mi sono resa conto dell’esperienza. Ora sono più presente, consapevole e più carica. Provo più emozioni rispetto all’altra volta, in cui ero in una specie di bolla. Adesso l’ho normalizzata, sono pronta a vivermi l’esperienza».

    Dopo il Tour de Ski la Coppa del Mondo si è fermata: come ha proseguito la preparazione in vista di Pechino?

    «Il nostro programma era di fare la Coppa di Les Rousses, ma è stata annullata, così come diverse tappe di Coppa Europa. Ci siamo ritrovati senza gare e ci siamo allenati con il coach, cercando di prepararci al meglio. Peccato che solo la Coppa del Mondo di fondo abbia annullato le gare, speriamo di arrivare comunque al meglio».

    Quanto inciderà questo stop sulle Olimpiadi?

    «Il fatto di fare le gare e continuare a livello psicologico ti aiuta, sei più tranquillo, hai occasioni di confronto e sai già più o meno cosa aspettarti e a cosa puntare. Avendo fatto poche gare e lontane da quelle di Pechino, ci arrivi con qualche dubbio in più.

    Karen: «Vivo queste Olimpiadi come una sfida con me stessa»

    Si è data degli obiettivi particolari per questa esperienza a cinque cerchi?

    «Obiettivi specifici a livello di posizione no, anche perché è una cosa che dipende non solo da me, ma pure dagli altri. La vivo come una sfida con me stessa, cerco di migliorare i risultati dei mondiali a Oberstdorf».

    Cosa ricorda delle Olimpiadi di quattro anni fa?

    «Ero in una bolla, penso che mi sono goduta l’esperienza che è l’Olimpiade, avrei potuto vivere di più, girare di più, assistere alle gare degli altri sport, cosa che questa volta penso che farò se riusciremo. In generale è comunque un’esperienza che ricorderò per sempre».

    Karen: «Voglio vivermi l’esperienza al meglio»

    Rispetto a quattro anni fa, a causa della pandemia l’atmosfera nel villaggio olimpico sarà diversa. Come trascorrerà il tempo libero? E ha vissuto questa fase nella quale i contagi sono tornati a salire in Italia?

    «Non so bene cosa aspettarmi da questa olimpiade, il Covid ci limiterà tanto, ci saranno tante restrizioni, non so cosa si potrà fare. Una volta finite le gare voglio vivermi l’esperienza olimpica al meglio, supportando i miei compagni. In Italia ci sono tanti positivi, per noi già da dopo le gare di Lenzerheide da quando siamo tornati a casa siamo quasi isolati, usciamo e vediamo gente solo se necessario, le nostre giornate sono state allenamento e casa, abbiamo preferito sacrificare questo periodo ma poter partecipare e poi festeggiare dopo. Ci siamo divisi tra Gressoney, Flassin e Saint-Barthelemy.

    Che difficoltà ci sono a fare sport in Italia ad alto livello senza il supporto di un corpo sportivo militare?

    «In realtà devo dire che io e mio fratello eravamo in Asiva, abbiamo sempre avuto il supporto, una volta usciti dal comitato mio fratello è stato aggregato un anno nell’Esercito. Poi abbiamo subito cambiato nazionalità e avuto il supporto della federazione, non sono mai stata lasciata da sola».

    Karen: «È un grande onore correre per la Thailandia, rappresento la cultura di mio papà»

    Cosa significa per lei gareggiare con i colori thailandesi?

    «È un grande onore, anche se la Thailandia non ha la neve riesce comunque a partecipare anche nei giochi invernali. Sono contentissima essere una delle quattro, rappresento la cultura di mio papà, la Thailandia ci dà la possibilità di partecipare, ci supporta e per questo siamo grati a federazione e sponsor».

    Ha partecipato a eventi e competizioni importanti: di quale gara conserva un ricordo speciale?

    «I ricordi più belli che ho sono i due mondiali a cui ho partecipato e le universiadi, perché a differenza della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi, nelle Universiadi c’era alto livello e agonismo; ma anche molto più spirito sportivo di unità e amicizia».

    (Thomas Piccot)

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