Panchina gialla alla nuova università per l’endometriosi
Approvata all'unanimità la mozione di Lega VdA per sensibilizzare la popolazione sulla malattia che chiedeva anche l'installazione di una panchina gialla
Panchina gialla alla nuova università per l’endometriosi.
Approvata all’unanimità la mozione di Lega VdA per sensibilizzare la popolazione sulla malattia che chiedeva anche l’installazione di una panchina gialla.
Sarà posizionata nell’area della nuova Università, nella ex piazza d’Armi, la panchina gialla, colore simbolo della malattia, che l’amministrazione regionale intende installare per sensibilizzare la popolazione sull’endometriosi.
La mozione
La decisione deriva da una mozione presentata dal gruppo Lega VdA approvata all’unanimità in chiusura della seduta del Consiglio Valle di oggi, giovedì 26 maggio.
L’ex piazza d’Armi dell’università non sarà però fruibile prima dell’autunno, al completamento del primo lotto del Polo universitario, presumibilmente entro l’autunno prossimo, ha spiegato l’assessore alla sanità, Roberto Barmasse.
Nella sua mozione, illustrata dal capogruppo Andrea Manfrin, la Lega VdA chiedeva al governo di attivarsi in una serie di iniziative.
Oltre alla panchina corredata da targhetta esplicativa sul significato di tale installazione, con il coinvolgimento dei volontari delle associazioni che si occupano di questa patologia, con l’eventuale inserimento di un QR Code che rimandi ad una pagina istituzionale dedicata, Manfrin suggerisce anche la creazione di un pamphlet esplicativo da distribuire a scuole e famiglie con le giuste informazioni sulla patologia in modo da rendere più agevole il riconoscimento con diagnosi precoci.
La malattia
Il capogruppo della Lega ha ricordato che l’endometriosi colpisce con maggiore incidenza le donne in età fertile: in Italia il 10/15% delle donne ne è affetto e a livello globale sono circa tre milioni le persone colpite.
Molte donne rimangono senza diagnosi per molti anni con peggioramento della qualità di vita, progressione della malattia, peregrinazione tra consulti specialistici e indagini diagnostiche non sempre appropriate.
Solitamente la malattia esordisce nell’adolescenza ma, raramente, viene diagnosticata con prontezza a causa della sottovalutazione dell’intensità del dolore riferito dalle giovani e il ritardo della diagnosi viene stimato in circa dieci anni.
Per questo motivo è necessaria, secondo la Lega, un’azione di sensibilizzazione.
(re.aostanews.it)