Rete Doposcuola lab: 206 alunni coinvolti, 40 educatori e 6 scuole di 7 Comuni
Rete Doposcuola lab: 206 alunni coinvolti, 40 educatori e 6 scuola di 7 comuni.
19 doposcuola, realizzati con il supporto di 6 istituzioni scolastiche del territorio, per un totale di 206 alunni coinvolti.
E’ questo il primo parziale bilancio del progetto “Rete doposcuola lab”, in fase di conclusione prima della stagione estiva, illustrato nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio di oggi, venerdì 27 maggio, nella sede dell’assessorato alla Sanità e politiche sociali di Aosta.
I numeri di Rete Doposcuola Lab
In coprogettazione con il Coordinamento solidarietà della Valle d’Aosta, il dipartimento Politiche sociali dell’assessorato Sanità, salute e politiche sociali e la Sovrintendenza agli studi, Fondazione comunitaria ha saputo creare una fitta rete collaborativa tra i 7 comuni di Brusson, Charvensod, Gignod – con particolare riferimento alla sede di Variney -, Morgex, Pont-Saint-Martin, Sarre e Verrès.
«I dati quantitativi prodotti dal primo anno di sperimentazioni e di ampliamenti in itinere, estremi non definitivi poiché antecedenti la chiusura dell’iniziativa, hanno rivelato una prevalenza di iscrizioni di ragazzi italiani, con il solo 14% di stranieri sul totale, nonché di studenti affetti da dsa, 89 in tutto – ha spiegato David Catani della cooperativa Noi e gli altri -.
Gli oltre 200 allievi aderenti sono stati supportati da circa 40 educatori pienamente operativi, ai quali vanno aggiunti gli esperti che hanno affiancato i bisogni educativi specifici sia in forma a distanza sia fisicamente in presenza, i gestori dei laboratori ludico-didattici tenutisi nel corso dell’anno e i volontari che hanno dato la loro disponibilità e il loro aiuto al progetto».
I laboratori “Rete doposcuola lab” non ha voluto soltanto essere un sostegno per i ragazzi nello svolgimento settimanale dei compiti a casa e nella preparazione delle verifiche e delle interrogazioni in classe ma anche un’occasione di formazione e arricchimento sul piano tanto didattico quanto personale.
«Tra le altre attività abbiamo voluto proporre agli studenti un laboratorio di robotica didattica che permettesse loro di imparare a costruire robot telecomandati grazie all’aiuto di professionisti del settore, oltre a 2 ulteriori corsi teatrali sentiti come momenti di ascolto del proprio corpo ed espressione delle proprie emozioni – ha illustrato Silvia Squarzino di Enaip -.
Accanto a qualche breve lezione orientata a centrare il proprio metodo di studio in maniera divertente e leggera, un buon riscontro hanno ottenuto anche l’avvicinamento allo yoga per lo sviluppo di tecniche di concentrazione propedeutiche allo studio la presa di coscienza dei propri cambiamenti nella fase adolescenziale, l’intaglio su legno realizzato assieme a un’artigiana locale aperto anche ad alunni non iscritti o inseriti nel percorso e, infine, una sorta di incontro sperimentale di confronto con studenti dsa il cui obiettivo era quello di permettere loro di acquisire crescente autonomia e serenità nella propria vita scolastica».
Il tavolo di confronto
Parallelamente ai soli doposcuola, l’iniziativa di Fondazione comunitaria si arricchisce di un tavolo permanente sul tema finalizzato a perpetuare anche in futuro momenti di incontro e riflessione sulla scolartità.
«Durante quest’anno abbiamo elaborato, grazie al contributo di una trentina di skateholders che hanno saputo condividere con noi idee ed expertise, 8 linee guida che rappresentino delle sorte di stelle polari capaci di guidarci nelle prossime tappe del nostro viaggio – ha osservato il segretario generale e presidente di Fondazione comunitaria, Patrik Vesan -.
Tali pilastri fissi rappresentano un valido strumento metodologico per proseguire su questa linea e gli esiti più che soddisfacenti registrati grazie anche al coinvolgimento degli enti del terzo settore non possono che spingerci a ragionare sul prosieguo di tale attività favorito, speriamo, dallo stanziamento di talune risorse che cercheremo di reperire a seguito dell’esaurimento dei fondi ministeriali a nostra disposizione».
Tra i punti fermi del progetto, accanto alla necessità di instaurare un rapporto dialogico e non autoreferenziale con il proprio territorio aprendosi alle esigenze della comunità e delle famiglie, si è voluto insistere sull’equità e sull’inclusività del panorama scolastico.
«I nostri doposcuola vogliono essere il più possibile poliedrici e approfondire competenze cognitive e trasversali volte a regalare insegnare a bambini e ragazzi a divenire cittadini onesti e responsabili semplicemente stando assieme e socializzando con amici e coetanei – ha commentato la Sovraintendente agli studi della Valle d’Aosta, Marina Fey, presente all’incontro assieme agli assessori Roberto Barmasse e Luciano Caveri e al coordinatore del Dipartimento Politiche Sociali Vitaliano Vitali -.
Tale percorso è stato aperto a genitori, insegnanti e figure della comunità educante che hanno saputo dare il proprio contributo per la costruzione di un doposcuola di qualità che prestasse particolare attenzione alle conseguenze della pandemia sul tessuto sociale e si proponesse quale sostegno per le fasce più deboli e per i minori e le loro famiglie».
Da sinistra, Silvia Squarzino, Luciano Caveri, Roberto Alessandro Barmasse, Patrik Vesan e David Catani.
(giorgia gambino)
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