Savt: «Non basta salario minimo; rivedere cuneo fiscale e contrattazione»
Non basta intervenire sul salario minimo, ma servono anche un taglio del cuneo fiscale e la valorizzazione della contrattazione territoriale. Questa la ricetta del Savt, che si inserisce nel dibattito che sta imperversando in Italia dopo le indicazioni dell’Unione Europea.
«Retribuzioni davvero troppo basse»
Secondo il sindacato guidato da Claudio Albertinelli, l’idea che l’introduzione del salario minimo «possa risolvere il problema dei salari troppo bassi» dei lavoratori italiani non offre un quadro completo di un discorso con molte più sfaccettature.
Pur essendo un dato di fatto che le retribuzioni italiane sono «tra le più basse in Europa», infatti, per il Savt «la sola introduzione del salario minimo non sarebbe sufficiente per ridurre questa preoccupante differenza con i salari delle altre nazioni».
Per il sindacato, infatti, questo potrebbe addirittura «penalizzare tutti quei lavoratori per i quali i contratti collettivi prevedono già oggi retribuzioni che vanno oltre l’eventuale salario minimo», spingendo così magari le associazioni datoriali «a utilizzarlo come alibi per non voler incrementare i minimi tabellari».
«Serve il taglio del cuneo fiscale
Il sindacato rossonero ritiene necessario «rivedere il taglio del cuneo fiscale», ossia la differenza «tra il costo complessivo lordo sostenuto dalle aziende e il netto della retribuzione» in busta paga, perché in Italia questa si «attesta su livelli medio-alti rispetto agli altri paesi europei».
Contrattazione collettiva
Il Savt, inoltre, ritiene che la «via maestra» sia quella di «dare nuova dignità alla contrattazione collettiva – spiega il sindacato -. In questo senso è fondamentale che venga approvata una norma che disciplini il settore e vada a fare chiarezza sulla rappresentatività e su quali contratti possano essere applicati».
Infatti, per il Savt non è immaginabile «che esistano circa 1000 contratti collettivi, molti dei quali sottoscritti da sindacati di comodo che vanno più a favore delle aziende che dei lavoratori».
A tal proposito, inoltre, visto che la «contrattazione collettiva nazionale ha dimostrato di non riuscire a dare tutte le risposte necessarie per garantire la giusta dignità ai lavoratori» il Savt ribadisce la necessità di «valorizzare la contrattazione territoriale, sia essa di primo o di secondo livello».
(al.bi.)
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