Sci: 6 milioni per salvare le piccole stazioni
Sci: sei milioni per salvare le piccole stazioni, la legge è stata approvata dal Consiglio regionale mercoledì 22 giugno (Erika Guichardaz e Chiara Minelli si sono astenute solamente su due articoli). Riguarda la concessione di contributi in favore delle piccole stazioni sciistiche di interesse locale per una somma di due milioni di euro per tre anni.
Come ricordato dal relatore Giulio Grosjacques: «La legge intende far fronte alla situazione di svantaggio strutturale e dei fenomeni di spopolamento delle aree montane, sostenendo la continuità di servizio, anche nei periodi di stagione invernale caratterizzati da bassa affluenza di utenti, delle piccole stazioni sciistiche, in quanto essenziali per il mantenimento delle connesse attività economiche operanti sul territorio e per il rilancio demografico e socio-economico, in un’ottica di rafforzamento della coesione economica e sociale del territorio regionale».
In particolare, i contributi sono destinati a tutte e 12 le piccole stazioni, di cui 7 inserite all’interno delle grandi società funiviarie e 5 di proprietà comunale e affidate in concessione ad enti gestori.
Il dibattito
Per Stefano Aggravi (Lega VdA): «Non si vive di sole ciaspole e pelli. Al di là della sopravvivenza dei comprensori vi è la necessità di ragionare sulla sostenibilità delle manutenzione degli impianti. Quello di oggi è solo un passo ma in futuro ci vuole una seria camminata che non ravvedo in questo disegno di legge».
Per Augusto Rollandin (Pla): «Oggi si dà una copertura a quelle che sono le esigenze ma con un controllo ben chiaro. Bisogna prevenire i deficit e sarà una sfida non da poco».
Il consigliere dell’UV Renzo Testolin ha quindi aggiunto: «Questo disegno di legge rappresenta l’evoluzione dell’attenzione da sempre dimostrata dell’Amministrazione regionale anche nei confronti delle piccole stazioni e si inserisce nel percorso di accompagnamento sostenuto dalla Regione negli ultimi 30 anni: percorso nato dalla necessità delle varie comunità di attivarsi per lo sviluppo locale, anche attraverso l’apertura di piccoli impianti per diversificare l’offerta turistica, sono nate piccole iniziative che hanno fatto crescere le comunità stesse, radicare le famiglie e far crescere nuove generazioni nei piccoli comuni di montagna. Questa attenzione nei confronti delle piccole stazioni oggi si ripete: un aspetto interessante è stato quello di saper cogliere le suggestioni del Celva che introducono un senso di responsabilizzazione delle comunità locali nello sviluppo di future iniziative e decisioni per il mantenimento sul territorio di una diversificazione dell’offerta turistica anche legata ai piccoli comprensori sciistici, sviluppando e facendo crescere una forma di turismo sempre più a dimensione umana».
«Voteremo in maniera convinta questa legge – ha dichiarato il capogruppo di AV-VdAU, Albert Chatrian – che è stata confezionata in un terreno molto difficile dovuto alle difficoltà di realizzarla in modo sostenibile e legittimo, consentendo di raggiungere il risultato prefigurato. La norma ribadisce l’importanza dello sci nella nostra regione, dà centralità alle località meno frequentate e prevede uno sforzo corale che vede coinvolti la Regione, le società gestrici e gli enti locali, non solo quelli interessati direttamente dalla presenza degli impianti, ma anche quelli limitrofi. Questa legge rappresenta il passo ulteriore compiuto da questo Consiglio che ha impiegato importanti risorse per sostenere lo sci, settore centrale dell’economia del nostro territorio».
La capogruppo di PCP, Erika Guichardaz ha invece detto: «Questa norma, arrivata dopo un anno e mezzo, si presenta solo come un mero contributo alle piccole stazioni e non come una riorganizzazione complessiva delle piccole stazioni come previsto nell’impegnativa della risoluzione votata. Si trattano tutte le piccole stazioni nello stesso modo, ma Weissmatten e il Col di Joux sono agli antipodi: sembra un tirare a campare, finanziando anche impianti che sappiamo essere fallimentari non solo sotto il profilo economico ma anche sotto quello ambientale. Una legge che non ha nulla di risolutivo, né di sistematico e che perde molto di quello che si era promesso riguardo al ripensamento delle piccole stazioni. Si parla di politiche volte ai cambiamenti climatici e alla diversificazione turistica, ma qui non ve ne è traccia. Anche se riteniamo importante la riflessione che c’è stata all’interno della Commissione, coinvolgendo le comunità locali, non possiamo non rilevare che in questa legge c’è una mancanza di visione, quella stessa mancanza di visione che ci ha portati a lasciare la maggioranza».
La replica dell’assessore Bertschy
In replica, l’assessore allo sviluppo economico, Luigi Bertschy, ha evidenziato che «i modelli gestionali dei piccoli comprensori sciistici sono differenziati: abbiamo piccole gestioni degli impianti e appalti di concessione fatti direttamente dai Comuni. Questa legge ha il grande obiettivo di riunire a un unico tavolo di discussione gli enti locali, gli operatori del territorio e gli enti economici con la duplice finalità di portare nuove idee e di responsabilizzare tutti ad una gestione del territorio più realistica e consapevole, con progetti concreti e realizzabili per far ripartire lo sviluppo, la crescita e la valorizzazione di queste località. Gli accordi di cooperazione sono centrali anche a livello regionale e, oltre alla delibera che sarà realizzata dalla Giunta, ci sarà una ulteriore fase di confronto nelle Commissioni competenti. Questa legge rappresenta un nuovo avvio e bisogna ragionare sull’indotto e sul fatturato, tenendo presente che il nostro modello è diverso da quello degli altri territori. Nel rispetto delle nostre unicità, si dovranno sostenere le sfide del futuro, investendo per far crescere la competitività di tutte le nostre località sciistiche. Per far rinascere le piccole stazioni sarà importante la costruzione di un prodotto commerciale unico volto anche a portare nuovi sciatori presenti nei territori di prossimità e a riportare nei campi di sci chi non frequenta li frequenta più. Le grandi località sciistiche devono, invece, giocarsi la sfida della competitività con i comprensori più grandi e rinomati di tutto il mondo, puntando a una clientela sempre più globale».
«Questa legge è un primo passo per rianimare i rapporti sul territorio in una logica federalista che mette al centro coloro che vivono e conoscono il territorio – ha aggiunto Bertschy -. Non è un mandato vuoto di significato e dobbiamo continuare a confrontarci dando alla politica elementi utili per le scelte future che qualcuno intravede in un modello gestionale unico e altri no. Al momento, non è stata adottata nessuna scelta in questo senso. Vista la storia passata, il nuovo sistema dovrà comunque includere le società più piccole. L’obiettivo è quello di rendere più competitivi i nostri territori con una proposta turistica che tenga insieme tutti i comprensori, intervenendo anche sul divario economico e sociale. Tra gli obiettivi importanti c’è anche quello di continuare a recuperare l’attenzione dei valdostani rispetto allo sci, aumentando la loro partecipazione all’attività sportiva. Oltre alle scontistiche per i residenti sugli skipass stiamo realizzando progetti nelle scuole per riavvicinare i giovani alla montagna e dare ai nostri ragazzi l’opportunità di frequentare i campi da sci. Bisogna arginare il rischio di avere un settore di grandi potenzialità ma sempre meno partecipato dai valdostani sia come frequentatori che come operatori economici della montagna. È una sfida importante che deve trovare la collaborazione di tutti. Trovo interessante la premialità da inserire per le località che saranno capaci di invertire la tendenza e molte altre suggestioni venute dall’Aula durante il dibattito che sono degne di interesse. I lavori sono in corso e sono importanti tutti i contributi e la collaborazione delle componenti politiche, amministrative e degli operatori del territorio».
Le dichiarazioni di voto
La consigliera Chiara Minelli (PCP) ha quindi annunciato «il voto positivo ma condizionato», parlando di un disegno di legge «deludente: dopo un anno ci aspettavamo una norma più strutturata e incisiva. Noi riteniamo che la legge avrebbe potuto avere una genesi diversa e il tavolo che oggi viene istituito con un emendamento arrivato in Aula avrebbe potuto essere costituito prima della predisposizione della legge stessa per contribuire alla sua stesura. La vera sfida sarà quella di capire quale futuro ci potrà essere per alcune di queste piccole stazioni. Nessuno pensa che si possa fare a meno dello sci in Valle d’Aosta, però sappiamo che dovremo, tra non molto, fare i conti con situazioni di mancanza di neve in certe località. Ci asterremo su alcuni articoli, ma nel complesso il voto sarà positivo, seppur condizionato, con l’auspicio che si cominci fin da subito a pensare, con una visione prospettica, al futuro di quelle stazioni che non potranno risollevarsi solo con un contributo dato sulla perdita di giornate di fruizione degli impianti».
Pierluigi Marquis, capogruppo di FI ha dichiarato: «La legge è una risposta alla problematica delle piccole località sciistiche ma è solo un punto di partenza: sarà importante scegliere bene per rendere più sostenibili queste località che hanno importanti riflessi positivi su tutto il contesto economico», mentre il capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, ha annunciato il voto favorevole al disegno di legge, perché «c’è un reale sostegno alla montagna e alla sua valenza multifunzionale, riconoscendo il bisogno di mantenere il presidio puntuale sul territorio attraverso il mantenimento delle attività anche turistiche. Importante che ci sia un accordo di cooperazione tra gli enti coinvolti per lo sviluppo del comprensorio e sarà l’imprenditoria locale che dovrà reagire con iniziative a tutto tondo per allungare la stagione. Per il nostro gruppo si tratta di una importante misura di accompagnamento».
Il dibattito si è concluso con l’intervento del capogruppo dell’UV, Aurelio Marguerettaz: «Questa legge mette in primo piano il mondo della montagna la cui componente fondamentale è rappresentata dallo sci. Le piccole stazioni hanno la possibilità di offrire un prodotto sartoriale dove coesistono molte discipline: camminate, ciaspole, pelli di foca ma, se non ci fossero gli impianti di risalita, tutto questo non esisterebbe. La costruzione di queste infrastrutture è dunque necessaria e non va vista come una violenza sul territorio perché sono questi che consentono lo sviluppo economico e anche sociale. Con il cambiamento climatico alcune piccole stazioni potrebbero avere dei problemi e, per questo, è importante creare anche prodotti turistici sciistici in quota che collegano tra loro varie località come ad esempio il collegamento intervallivo fra il comprensorio di Monterosa e quello del Cervino. Inoltre, gli impianti di risalita hanno generato professionalità con competenze specializzate da spendere, al bisogno, anche in altri settori».
(d.c)
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