Consiglio Valle: il presidente Bertin nel mirino della Lega, la maggioranza fa quadrato
La risoluzione che impegna Alberto Bertin alla terzietà e all'imparzialità incassa 14 voti a favore, 17 no e tre astensioni
Consiglio Valle: Bertin nel mirino della Lega, la maggioranza fa quadrato. La risoluzione che impegna Alberto Bertin alla terzietà e all’imparzialità incassa 14 voti a favore, 17 no e tre astensioni. La risoluzione non passa.
Post inopportuno
Un post su Facebook del presidente del Consiglio Alberto Bertin non piace alla Lega Vallée d’Aoste che si risente per il fatto che Bertin ha definito «una strumentalizzazione i 5 referendum sulla giustizia». Lo richiama a un comportamento più consono al suo ruolo attraverso una risoluzione per la quale il Carroccio chiede il voto segreto. Le regole sono chiare: sulla scheda sono permesse solo le scritte Sì, No e Astenuto. Il consigliere unionista Giulio Grosjacques, che ha seguito i lavori da casa, si è espresso al telefono.
L’illustrazione
Ad illustrarla Stefano Aggravi: «Lei ha definito sui social i 5 referendum abrogativi sulla giustizia una strumentalizzazione di un partito. Lei paventa che la Lega abbia utilizzato i Consigli regionali per l’indizione dei referemdum. Questo è anche più grave. Perché lo ha detto il presidente del Consiglio della Valle d’Aosta, membro dell’Assemblea dei Consigli regionali. Le chiediamo di moderare la sua comunicazione, che sia rispettosa di tutte le parti politiche, anche di quelle a Lei non gradite. La invitiamo a rispettare l’azione politica e amministrativa degli altri Consigli regionali e a condurre il suo mandato istituzionale con la dovuta terzietà e imparzialità, rappresentando tutti i gruppi consiliari presenti in aula.
Di inopportunità parla pure Mauro Baccega (Forza Italia) e annuncia il voto favorevole.
La replica
Alberto Bertin replica: «Il post era sul mio profilo privato di Facebook. Gli effetti della strumentalizzazione hanno avuto come esito un’affluenza molto bassa che rischia di delegittimare l’esercizio referendario. I presidenti delle Regioni hanno partecipato attivamente, chi per il sì e chi per il no, alla campagna referendario. Io personalmente non l’ho fatto ma sono andato a votare perché credo nella democrazia. Le mie sono valutazioni politiche legittime, fatte fuori dall’aula, che nulla aggiungono al dibattito politico».
(da.ch.)