Cogne Acciai Speciali, Nuti: «Delocalizzazione? In piazza con operai come Giorgio La Pira»
La cessione del 70% dell'accieria alla Walsin Lihwa Corporation è approdata nel Consiglio comunale di Aosta. Bocciato l'ordine del giorno di Forza Italia; il sindaco auspica la nascita di centro di ricerca e innovazione
Farne un centro di ricerca e innovazione, metterci «i cervelli» e radicare così l’azienda al territorio. E se succederà qualcosa di brutto, come lo spostamento dell’azienda? «Scenderò in piazza con gli operai come Giorgio La Pira». Da un lato la speranza, dall’altro la minaccia di fare barricate. Questo il pensiero espresso dal sindaco di Aosta, Gianni Nuti, intervenuto in Consiglio nell’ambito della discussione sulla cessione del 70% della Cogne Acciai Speciali al gruppo taiwanese Walsin Lihwa Corporation.
L’ordine del giorno
L’occasione per far approdare il futuro dell’acciaieria in aula è stata l’ordine del giorno presentato da Forza Italia, che ha sostanzialmente chiesto alla Giunta di riaffermare la centralità della città di Aosta, avviando un’interlocuzione con la nuova proprietà e ottenendo «rassicurazioni sulla convenzione» legata allo sviluppo di iniziative congiunte per il capoluogo.
Il sindaco
Ha rivelato di essere stato avvisato per tempo e di aver già avuto interlocuzioni il sindaco Gianni Nuti, che ha poi rivelato i suoi desiderata.
«Sono stato informato un attimo prima del comunicato stampa e credo sia un dettaglio fondamentale, lo considero un gesto di attenzione apprezzabile – ha spiegato il primo cittadino -. Siamo poi stati invitati in Cogne prima dei sindacati e siamo stati accolti in maniera festosa: “Ma c’è da feteggiare?” mi sono chiesto».
Il sindaco non si espone sul futuro, ma prova a spargere un po’ di ottimismo, pur respingendo, con tutta la maggioranza, l’ordine del giorno.
«La vendita a un’azienda di acclarata sanità finanziaria fa ben sperare, ma ci sono anche preoccupazioni tipiche di chi si sente rimpiccolito in un contesto globale molto più vasto – ha continuato -. La quotazione in borsa sarebbe stata molto più pericolosa e siamo stati rassicurati sulla volontà di fare investimenti, facendo della Cogne un sito ponte verso gli Usa».
Centro di ricerca e innovazione
Il primo cittadino ha anche presentato le proprie volontà alla Cogne.
«Abbiamo cercato di rafforzare l’ipotesi condivisa in tempi non sospetti di dare alla Cogne Acciai Speciali un ruolo importante nell’innovazione e nella ricerca – ha rivelato Nuti -. Faremo in modo di creare le condizioni per arrivare a un centro di ricerca permanente sugli acciai speciali, così da ancorare l’azienda al territorio: se c’è il pensatoio, è difficile portare via gli intelletti».
Ricordato come se la «fabbrica va male ci rimette anche la famiglia Marzorati», il sindaco ha poi replicato al peggior scenario possibile, la delocalizzazione.
«Il mio esempio è l’ex sindaco di Firenze Giorgio La Pira, che scese in piazza con gli operai per salvare i posti di lavoro della Pignone – ha concluso -. Non solo, stese anche una rete di relazioni con Enrico Mattei. Ecco, sarei pronto a fare tutto il possibile».
Il dibattito
Nel dibattito seguito alla presentazione dell’iniziativa, il relatore, Renato Favre di Forza Italia, ha auspicato, magari, la voglia di «fare massa critica per arrivare a un accordo con RFI per potenziare la ferrovia».
Ha invece ricordato «i fallimenti industriali della Regione» il leghista Bruno Giordano.
«Ricordo la dichiarazione di Jonh Elkan: non sposteremo mai da Torino la proprietà Fiat, sarebbe un torto alla famiglia. Poi, dopo tre anni, si spostò in Olanda – ha detto ancora Giordano -. Spero che quanto annunciato sia vero, m ricordo gli esempi della Caterpillar di Saint-Vincent e delle monete di Verrès, esperimenti a perdere».
Mentre ha sottolineato la necessità di dare un’occhiata alle «condizioni di lavoro e di rispetto ambientale nostre e quelle nel sud-est asiatico», Giordano ha concluso.
«Chiedo alla politica di vigilare e al Comune di avviare dialogo con Regione, che con i nostri soldi salvò la Cogne dal fallimento».
«Serve cautela»
Ha auspicato che la norma sui dazi «sia un punto fermo», perché se dovesse «cambiare cosa giustificherebbe il mantenimento qui dell’azienda?» il forzista Paolo Laurencet.
«Forse – ha aggiunto -, non ha così senso nemmeno solamente un centro di ricerca, visto che i cervelli sono molto più facili da spostare. Non guardiamo solo all’assetto proprietario, ma piuttosto all’influenza della famiglia Marzorati».
Roberta Carla Balbis (La Renaissance Valdôtaine) ha chiesto di «non farsi trovare impreparati» e pensare a «eventuali occasioni di riconversione nel caso in cui l’andamento dell’industria non vada nel modo sperato».
Il capogruppo Giovanni Girardini si è invece detto stupito «che sia a impatto zero» il confrontarsi con «il costo del lavoro italiano e con la legislazione sul contenimento dell’inquinamento – ha spiegato -. Finora abbiamo assistito solo a fughe di aziende, ma se la Cogne è un cavallo vincente da far galoppare ben venga».
Fabio Protasoni, capogruppo di Pcp, ha chiosato.
«Bisogna recuperare una freddezza di pensiero per fare anche nuove proposte sul piano ambientale, urbanistico e sull’integrazione dell’azienda con la città – ha concluso -. Non credo ci sia bisogno di riaffermare la centralità del Comune; questa non è mai venuta meno ed è un dato di fatto».
(alessandro bianchet)