«Trattamento illecito dei dati», l’Ausl VdA sanzionata dal Garante per la privacy
L'Azienda replica: «Pur stigmatizzando i comportamenti illeciti dei singoli operatori, riteniamo infondato il provvedimento, quindi faremo ricorso»
Il Garante per la privacy ha sanzionato l’Ausl Valle d’Aosta per 40 mila euro. Come si legge nel provvedimento, il procedimento nasce dal reclamo presentato da una donna che lamentava «ripetuti accessi al proprio dossier sanitario aziendale da parte di un operatore sanitario operante presso una struttura di riabilitazione dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta, ove la stessa ha dichiarato di non aver mai ricevuto assistenza sanitaria». Non solo: la reclamante sosteneva anche di aver «negato il consenso al trattamento dei suoi dati personali attraverso il dossier sanitario aziendale».
Il procedimento
Nel procedimento avviato dall’Autorità, l’Ausl aveva spiegato che «quanto segnalato dalla reclamante» corrisponde al vero. Una logopedista (con rapporto di lavoro in somministrazione presso l’Azienda), infatti, «ha effettuato degli accessi dalla propria postazione di lavoro presso il Consultorio di Saint-Pierre».
L’azienda sanitaria, però, aveva anche precisato che «questo tipo di visualizzazione è stato reso possibile, pur non essendo la reclamante in cura presso il Consultorio di Saint-Pierre nelle date oggetto di segnalazione, in quanto, a partire dal 17 marzo 2020, a causa dell’emergenza Covid, l’Azienda ha autorizzato un allentamento delle regole di visibilità del dossier».
In ogni caso, comunque, la «visibilità parziale del profilo “logopedista” ha impedito che l’operatore che ha effettuato accessi impropri potesse consultare i referti delle prestazioni effettuate dalla reclamante anche in una situazione di disattivazione delle regole del dossier, consentendogli solo una vista su liste di episodi prenotati o effettuati, ma senza la possibilità di entrare dentro i singoli episodi e visionare la documentazione clinica prodotta».
Ma per quale motivo la professionista avrebbe effettuato quegli accessi? Nel provvedimento del Garante si legge che la logopedista ha «acceduto al dossier della reclamante, nonché sua collega, per “mera curiosità”».
La posizione dell’Ausl
«Stigmatizzando i comportamenti illeciti dei singoli operatori» e convinta delle proprie ragioni, comunque, l’Ausl fa sapere con una nota di aver «già conferito mandato a uno studio legale esperto in materia, al fine di predisporre ricorso». I provvedimenti del Garante, infatti, possono essere impugati dinnanzi all’autorità giudiziaria ordinaria, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dalla notifica.
Dopo aver definito la sanzione un «provvedimento completamente inaspettato e di difficile comprensione», l’azienda sanitaria precisa che, nella fase più complicata della pandemia, «l’accesso ai dati è stato consentito agli operatori sanitari di determinati reparti anche per i pazienti di altri reparti, dato che l’assetto di tutte le strutture era soggetto, a causa dell’emergenza, a continui e repentini cambiamenti sovvertendone spesso l’organizzazione. Senza tale misura, l’accesso ai dati di tutti i pazienti sarebbe stato impossibile, impedendo così le cure».
Per questo motivo, prosegue la nota, «riteniamo che il giudizio del Garante sia stato stilato astraendosi dalla drammatica contingenza del momento».Per l’Ausl, infatti, «la decisione inerente l’allentamento delle regole del Dossier sanitario aziendale sia stata assunta consapevolmente in seguito ad un’attenta analisi dei “filtri” da disattivare e delle regole privacy da mantenere assolutamente attive, al fine di garantire comunque e sempre un’adeguata e tempestiva cura nel periodo pandemico, nel rispetto dei principi generali in materia di protezione dei dati personali».
Quindi, di fronte a un delicato bilanciamento tra salute e riservatezza, «l’Azienda ha ritenuto doveroso privilegiare la salute, permettendo agli operatori di avere tutti gli strumenti necessari per curare e salvare la vita dei cittadini. Pertanto, pur stigmatizzando i comportamenti illeciti dei singoli operatori, riteniamo assolutamente infondato il provvedimento notificato dal Garante».
(f.d.)