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  • Agenda 2030: sì del Consiglio a un Valle più intelligente, verde, connnessa, sociale e vicina ai cittadini
    I 17 obiettivi dell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile
    POLITICA & ECONOMIA
    di Erika David  
    il 11/01/2023

    Agenda 2030: sì del Consiglio a un Valle più intelligente, verde, connnessa, sociale e vicina ai cittadini

    La Strategia regionale di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 integrata con il Quadro strategico è stata approvata con 18 voti a favore (UV, AV-VdAU, FP-PD, SA, GM,) e 17 astensioni (Lega VdA, PlA, PCP, FI)

    Sono cinque gli obiettivi prioritari tematici che la Valle d’Aosta si dà nell’ambito della Strategia regionale  di sviluppo sostenibile dettata dall’Agenda 2030.

    Una Valle d’Aosta più intelligente, più verde, più connessa, più sociale e più vicina ai cittadini.

    Secondo il presidente della Regione Erik Lavevaz il documento, approvato  con 18 voti a favore (UV, AV-VdAU, FP-PD, SA, GM,) e 17 astensioni (Lega VdA, PlA, PCP, FI), rappresenta «il punto di arrivo di un percorso molto articolato, che ha visto un primo atto formale nel 2019 e che ha come prospettiva il 2030».

    La Strategia «muove dalla necessità, ormai condivisa, di pensare un futuro che tenga conto della limitatezza delle risorse, che non possono essere sfruttate incoscientemente» ancora Lavevaz.

    «Non è un discorso solo ambientale – spiega il presidente -: è un percorso che tocca, trasversalmente, gran parte degli ambiti dell’amministrazione e della vita quotidiana».

    Valle d’Aosta come laboratorio di esperienze

    Erik Lavevaz

    Il documento declina su scala locale le linee guida individuate a livello europeo e nazionale e « la sua complessità è legata alla complessità delle tematiche che affronta, che sempre più si dimostrano come trasversali, sia tra settori sia tra i diversi livelli territoriali».

    «Un lavoro come questo permette di evidenziare ulteriormente l’interconnessione tra i territori – ha concluso il presidente Lavevaz -, in una presa di coscienza che passa dal confronto tra specificità differenti ma confrontate con sfide comuni. In questo scenario, l’autonomia regionale acquista un nuovo valore: quello di potersi porre come strumento per attuare risposte più rapide, più puntuali e magari originali. Ancora una volta la Valle d’Aosta è chiamata a essere laboratorio per esperienze che possono essere utili altrove, dopo aver verificato risultati e dinamiche.»

    «Un’Agenda calata dall’alto»

    Il consigliere della Lega Simone Perron

    Secondo il consigliere della Lega VdA Simone Perron l’Agenda 2030 «è un processo molto grande, un castello gigantesco di carte burocratiche, ma mancano le strutture per gestirlo».

    Perron evidenzia il problema del personale «che, temo, non riusciremo a formare» e sottolinea come «l’Agenda, poi, è un procedimento calato dall’alto verso il basso: dall’Onu, all’Unione europea per arrivare alle Regioni e ai Comuni e ci obbliga ad applicare agende sovranazionali, legandoci ad una serie di condizionalità».

    «Ricordiamoci che non c’è nulla di regalato e stiamo facendo altri debiti che ricadranno sulle giovani generazioni. La sostenibilità più oltranzista del “tutto e subito” avrà dei costi sociali ed economici da non sottovalutare» conclude il consigliere della Lega.

    «Manca una politica di indirizzo»

    Le consigliere Pcp Chiara Minelli e Erika Guichardaz

    La consigliera Chiara Minelli (Pcp) entra nel dettaglio dei cinque obiettivi definiti dal Quadro strategico ed evidenzia come «a fronte di un grosso lavoro degli uffici, è mancata la parte politica di indirizzo e di scelta e per questo non possiamo esprimere una valutazione e un voto positivo».

    «L’obiettivo di una “Valle d’Aosta più verde” parla di efficientamento energetico e di abbattimento dei consumi da fonte fossile ma non è assolutamente convincente e presenta dati errati e fuorvianti»evidenzia Minelli.

    «Il capitolo dell’energia è fondamentale per uno sviluppo sostenibile ma il documento non è all’altezza della sfida che abbiamo di fronte».

    Sulla biodiversità la consigliera non manca di evidenziare che solo il 13%, del territorio risulta nelle aree naturali protette, «una percentuale complessivamente bassa che migliora solo se includiamo le zone inserite in area “Natura 2000″», tornando sulla grande questione del Vallone delle Cime Bianche.

    «Per quanto riguarda i rifiuti, si prevede di arrivare al 60% di raccolta differenziata e al 60% di riciclo di materia, ma si parte già con un grave handicap dal momento che gli obiettivi precedenti non erano stati raggiunti, e gli obiettivi della tariffa puntuale e dell’Ato unico sono stati spostati alla data di scadenza del Piano rifiuti» prosegue la consigliera ricordando le preoccupazioni sulle discariche di Chalamy e Pompiod.

    Su “Valle d’Aosta più connessa” Minelli evidenzia che «si parla di mobilità e trasporti evidenziando solo che bisogna incrementare il trasporto pubblico locale e migliorare l’intermodalità, senza nulla dire, ad esempio, sulla ferrovia».

    «Infine, a proposito dell’obiettivo “Valle d’Aosta più vicina ai cittadini“, non si può ignorare il tema della partecipazione popolare alle principali scelte politiche e amministrative, che non è certo valorizzata: oggi con la bocciatura del referendum ne abbiamo avuto un ben triste esempio».

    In conclusione per la consigliera di Pcp «Manca anche la chiarezza e la coerenza degli obiettivi dal momento che il Quadro strategico regionale ha contenuti differenziati rispetto a quelli della Strategia, con conseguenti ricadute operative sulle azioni da porre in essere».

    Partenariato

    Andrea Padovani

    Secondo il consigliere Andrea Padovani (Fp-Pd) la parte forte per fondere i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 con «quelli di accompagnamento della nostra regione sulle trasformazioni, cioè su una conversione ecologica» è il partenariato.

    «Vediamo lì che ci sono molti obiettivi su cui la nostra regione può vantare di essere avanti, ma ce ne sono altri su cui siamo più indietro e sui quali dobbiamo concentrare i nostri sforzi per migliorare, attuando politiche più efficaci».

    «Manca la visione»

    Per mettere a terra gli obiettivi elencati, secondo la capogruppo di Pcp, Erika Guichardaz,«assume grande rilievo il potenziamento delle capacità amministrative della Regione, come pure delle amministrazioni locali, per dare continuità, costituendo presìdi stabili di professionalità e competenze ed evitando le eccessive esternalizzazioni che non aiutano a qualificare le strutture dell’Ente».

    Guichardaz sottolinea come «i buoni propositi del documento appaiono in aperto contrasto con le politiche portate avanti dall’Amministrazione».

    «Rispetto al dato nazionale risulta che: la speranza di vita alla nascita risulta essere minore, abbiamo uno dei più bassi tassi di copertura vaccinale antinfluenzale sugli over 65, un tasso molto elevato di ospedalizzazioni e di accessi al Pronto soccorso, una elevata emigrazione ospedaliera, una percentuale più alta di abbandono scolastico, una minore competenza alfabetica, una quota più elevata di persone con al massimo la licenza media, una consistente riduzione della rappresentanza politica delle donne e un divario occupazionale di genere più elevato» elenca la capogruppo di Pcp.

    «Il documento che ci viene presentato oggi racchiude quindi un grosso lavoro di analisi che ci consegna un quadro dettagliato della Valle d’Aosta ma è del tutto privo delle strategie per dare delle risposte – conclude Guichardaz -. Manca la visione».

    «Ribaltati i principi della cultura autonomista»

    Diego Lucianaz

    Il consigliere della Lega VdA Diego Lucianaz etichetta «di sinistra» l’approccio del documento, «evidentemente calato dall’alto e proveniente da istituzioni internazionali e sovranazionali».

    «Le nostre strutture regionali, già fortemente sollecitate, hanno dovuto concentrarsi su queste indicazioni di carattere assolutamente generale. Questo approccio, decisamente di sinistra, sostiene un’organizzazione del lavoro a cascata, calato dall’alto verso il basso che va dal grande al piccolo – aggiunge Lucianaz -. Si ribaltano così i principi della nostra cultura autonomista che, invece vuole che si compia il percorso esattamente inverso partendo dal basso per arrivare verso l’alto, dando la giusta centralità al “piccolo” rispetto al “grande”».

    «Siamo passati dal pensiero federalista a un concetto che ci considera meri esecutori degli obiettivi fissati da altri.  Non sosterremo questo piano che non ci piace e non tiene conto di tutta una serie di problematiche locali – conclude il consigliere della Lega -. Non abbiamo bisogno di indirizzi Onu o europei. Per trovare la soluzione basterebbe ascoltare un po’ di più le realtà locali».

    (e.d.)

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