Riforma elettorale: no del Consiglio Valle al referendum consultivo
l'Assemblea regionale ha deliberato di non approvare - con 26 voti contrari (Uv, Av-VdAUnie, Sa, Gm, Lega VdA, PlA), 7 astensioni (Fp-Pd, FI) e 2 a favore (Pcp)
Riforma elettorale: no del Consiglio Valle al referendum consultivo. l’Assemblea regionale ha deliberato di non approvare – con 26 voti contrari (Uv, Av-VdAUnie, Sa, Gm, Lega VdA, PlA), 7 astensioni (Fp-Pd, FI) e 2 a favore (Pcp) – lo svolgimento del referendum consultivo.
Il dibattito
Il capogruppo di Fp-Pd, Paolo Cretier, ha dichiarato: «Nessuno ha voluto allungare il brodo su questo tema così delicato che è stato oggetto di un complicato iter in Commissione tra consulenze, pareri, audizioni. Non mettiamo in discussione la volontà del referendum legata ai firmatari, ma ci interroghiamo sull’opportunità del percorso scelto. Come Partito Democratico, già a luglio 2022 abbiamo fatto una proposta concreta da condividere, non un testo di legge definitivo ma dei punti necessari da condividere e da prendere in carico, purtroppo le risposte sono state poche e non ufficiali, era una proposta che si poteva valutare ma ancora del tutto attuale e valida. Per quanto riguarda i pareri dei due costituzionalisti in Commissione, entrambi ci hanno eloquentemente spiegato i limiti della norma e del numero consistente di quesiti presenti nella proposta di legge 58. È quindi evidente che mancano i requisiti elementari di “omogeneità, chiarezza, completezza e unicità di matrice»».
«La forma di governo è fondamentale per il futuro della Valle, ma non si può farla a colpi di referendum – ha detto l’assessore Luciano Caveri a nome del gruppo AV-VdA Unie -. Il Consiglio ha normato in maniera bizzarra l’istituto del referendum propositivo, che va a sostituirsi agli eletti, ma ricordo che il nostro è un sistema democratico elettivo e questo forzare la mano non è condivisibile. Viviamo in una democrazia rappresentativa: sentirmi dire che dobbiamo fare il referendum perché lo chiede il popolo: è populismo e demagogia allo stato puro. Se decidiamo che la democrazia passa attraverso internet e i social, smettiamo di fare politica e cominciamo a lavorare su algoritmi per una democrazia digitale che personalmente non mi piace e che mi spaventa. Assistiamo alla nascita di comitati che vogliono delegittimare la logica assembleare della nostra democrazia, ma non esiste un potere sostitutivo agli organismi democratici. A nome del gruppo esprimo quindi un parere negativo rispetto ad un uso demagogico, populistico e profondamente sbagliato di questo istituto: faremmo uno stupro del nostro Statuto di autonomia e questo non ce lo possiamo permettere».
Il consigliere dell’Uv Giulio Grosjacques ha sottolineato: «Abbiamo spesso sentito parlare di instabilità politica ma mi spingerei oltre, dicendo che, in questi ultimi anni, si è assistito a una degenerazione della politica: ci sono state delle materie di competenza del Consiglio che sono state oggetto di diffide, denunce, esposti alla magistratura ordinaria e contabile che hanno segnato la vita di molti Consiglieri e ne hanno condizionato l’attività personale e politica. Questo non è il corretto esercizio della democrazia che ci viene chiesto dagli elettori. Il popolo, che viene chiamato alle armi tutte le volte che queste iniziative non hanno dato il risultato sperato, si è già espresso dando fiducia a chi siede in questo Consiglio, luogo deputato alla discussione della materia elettorale».
Il consigliere di Forza Italia Mauro Baccega ha rilevato che «in tutti i programmi elettorali, le forze politiche hanno rappresentato la necessità di cambiare la legge elettorale per dare stabilità e concretezza all’azione amministrativa. Oggi, la scelta che dobbiamo fare è importante, ma è altrettanto importante dare alla Valle d’Aosta la miglior legge elettorale. Noi abbiamo depositato una proposta di legge sulla tematica, perché fa parte del nostro ruolo di Consiglieri, e avevamo aderito al comitato promotore per la riforma elettorale: c’era un unico elemento di sintonia che era quello dell’elezione diretta del Presidente della Regione, ma volevamo dare significato alla volontà di andare nella direzione di trovare una quadra per portare la legge elettorale all’attenzione del Consiglio. Il lungo dibattito ha portato ad una significativa svolta».
E ancora
«La Lega è tutt’altro che contraria alle forme di partecipazione, ma ci sono regole che non devono essere dimenticate dai politici – ha affermato il consigliere Paolo Sammaritani (Lega VdA) -. Populisticamente è stato detto che chi si è schierato contro questo referendum non voleva riformare la legge elettorale ma questa è una semplificazione del messaggio, distorsiva e non corretta. Alla luce dei pareri dei costituzionalisti abbiamo avuto la conferma che non è opportuno deliberare in Consiglio senza avere informazioni chiare. La giurisprudenza della Corte costituzionale ci dice che è erroneo comparare i referendum, anche quelli consultivi a un qualsiasi esercizio della libertà di manifestazione del pensiero da parte di più cittadini. Si tratta, inoltre, di istituti tipizzati che devono svolgersi nelle misure e nei limiti stabiliti dalla legge. In questo senso, ricordo che il referendum non è “a schema libero” e per questo è necessario avere quesiti individuabili chiaramente. Questo referendum d’iniziativa popolare è fatto su un intero provvedimento di legge molto articolato, ricco di una quindicina di principi cardine».
Per il capogruppo di Pour l’Autonomie, Marco Carrel: «questa è una scelta politica. A fronte delle due proposte di legge presentate sulla tematica – quella di PCP e quella di FI -, come gruppo e come movimento abbiamo iniziato a discutere al nostro interno: porteremo in Consiglio le nostre proposte, perché è questa la sede dove discutere di queste tematiche. Riguardo al referendum consultivo – che ci tengo a sottolineare non è vincolante -, andare oggi a chiedere il parere dei valdostani su di una proposta che rappresenta solo due Consiglieri su 35 non ha senso. L’invito che recepisco dai firmatari è che dobbiamo lavorare sulla riforma elettorale: quando ci sarà una maggioranza qualificata e con le idee chiare, potremo allora decidere se ci sarà un referendum».
La capogruppo di Pcp, Erika Guichardaz, ha ricordato: «Non stiamo votando la legge sulla riforma elettorale, ma per decidere se fare o meno un referendum, per sentire il parere della popolazione. Mi sembra che si stiano prendendo in giro i valdostani. La partecipazione è il momento più alto in cui la politica si esprime e noi, non solo non ci sentiamo sminuite nel nostro ruolo, ma ascoltiamo anche quei cittadini che attraverso i comitati danno il loro contributo attivo all’azione politica e li ringraziamo».
Punti di vista
Il capogruppo di Forza Italia, Pierluigi Marquis, ha dichiarato: «La situazione, a seguito dell’approfondimento fatto in Commissione, è profondamente cambiata: ci sono forti dubbi sull’ammissibilità giuridica dell’iniziativa ed inoltre i quesiti proposti sono una interpretazione soggettiva a posteriori della volontà dei sottoscrittori della richiesta di referendum. Pertanto, non sono sostenibili in quanto trattano anche questioni su cui abbiamo un approccio divergente nella nostra proposta di legge. Per evitare ulteriore confusione, è quindi importante che il Consiglio lavori su di una proposta la più condivisa possibile per dare stabilità alla Regione per poi sottoporla, in modo serio, eventualmente, al referendum confermativo. Questo è l’approccio corretto».
«Come Evolvendo – ha specificato il consigliere Claudio Restano (Misto) – riconosciamo l’importanza del referendum popolare e della democrazia partecipata così come ci riconosciamo nell’elezione diretta del Presidente della Regione. Noi non ci stiamo quando gli strumenti di democrazia partecipata vengono utilizzati e strumentalizzati da pochi per raggranellare un po’ di consenso. Assicuro fin d’ora la mia disponibilità a partecipare a lavori e confronti per addivenire ad una legge seria, condivisa e partecipata all’interno di questo Consiglio. Se poi la legge dovrà essere sottoposta a referendum confermativo, lo faremo, perché crediamo in questo istituto».
A proposito della legge referendaria, il Capogruppo di UV, Aurelio Marguerettaz, ha evidenziato che «anche questa andrebbe migliorata, dal momento che ha una serie di aree grigie dove è difficile muoversi, come hanno evidenziato anche il professor Luciani e i Saggi. Il Consiglio deve lavorare su entrambe le norme e, per quanto riguarda quella elettorale, deve fare in modo che garantisca tutti e non i singoli partiti o una serie di comitati. Il fatto che due trentacinquesimi di questo Consiglio vogliano imporre il loro modello è un po’ singolare. Tuttavia, riconosco loro la bravura di introdurre argomenti con il principio del “Cavallo di Troia”: dicendo che il sistema non è stabile, propongono l’elezione diretta del Presidente, senza però mettere in evidenza tutta una serie di altri temi».
Il capogruppo di Stella Alpina, Carlo Marzi, ha commentato: «Stiamo assistendo ad un paradosso: in un’Assemblea dove si è deputati a legiferare sulle regole del gioco, e quindi sulle leggi elettorali, si propone in solitudine e senza cercare mediazioni di delegare ad altri un proprio compito primario. Non è opportuno per il Consiglio, per il ruolo che ricopriamo e per i cittadini far credere che questo sia il modo corretto di agire».
Posizioni
Il presidente del Consiglio, Alberto Bertin, in qualità di Consigliere di FP-PD, ha osservato che «il comitato promotore si è costituito a suo tempo per promuovere un referendum propositivo sulla riforma elettorale, che è poi stato dichiarato inammissibile dal Comitato per i procedimenti referendari, e ha poi riproposto tale e quale l’iniziativa sotto forma di referendum consultivo sulla proposta di legge n. 58. Ci vuole un cambio di mentalità, sapendo che il referendum non è la rivincita delle elezioni, è qualcos’altro. Bisogna, però, avere uno strumento che funzioni: è quindi importante rivedere la normativa sul referendum, così come anche evidenziato dal Comitato per i procedimenti referendari».
«La volontà popolare dev’essere tutelata attraverso la chiarezza della legge – ha affermato il consigliere Andrea Padovani (Fp-Pd) -. Chiedere al Consiglio di trovare delle sintesi per rendere i quesiti più omogenei possibile è sbagliato soprattutto nei confronti dei firmatari di questa proposta di iniziativa popolare. Trovo anche scorretto utilizzare il referendum come un’arma politica o come un “secondo tempo delle elezioni” perché squalifica queste forme di espressione della volontà popolare. Sicuramente la norma deve essere rivista per dare a tutti noi la possibilità di deliberare dei referendum chiari e nei prossimi sei mesi sarà necessario rivedere anche la legge elettorale».
Il capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, ha chiarito che «se anche questo referendum si tenesse e anche se dovesse avere una sua affermazione, noi non avremmo comunque una legge elettorale! Il Consiglio Valle non ha mai dibattuto sulla materia e, ad oggi, non esiste un testo su cui dibattere. Le regole del gioco che disciplinano la vita democratica devono essere scritte a larghissima maggioranza mentre qui, invece, siamo di fronte ad una situazione proposta da una ridottissima maggioranza. Non trovo neanche corretti i tentativi di pressione esercitati tramite le dichiarazioni e gli annunci a mezzo stampa, le insistenti richieste di incontro con i Comitati e le richieste di sottoscrizione di petizioni online. Rilevo inoltre che sia l’abbassamento del quorum che quello del numero di firme per la presentazione delle liste porterebbero a un maggiore frazionamento del Consiglio. Infine, il parere acquisito dalla Commissione è uno solo e delinea in modo inequivocabile la situazione».
(re.aostanews.it)