Giorno della Memoria «per dire NO alla guerra e ricordare i nostri patrioti volontari»
A palazzo regionale sono state consegnate le medaglie d'onore ai familiari degli insigniti Aldo Colosso, Lorenzo Liscidini, Pasquale Mantova, Michele Perron, Riccardo Roux e Clemente Fortunato Seris
Giorno della Memoria «per dire NO alla guerra e ricordare i nostri patrioti volontari».
Furono oltre 600 mila soldati che furono catturati, rastrellati e deportati nei territori controllati dal terzo Reich nei giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943.
Più di mille erano valdostani.
Lo ha ricordato la presidente della sezione Valle d’Aosta dell’Associazione nazionale Ex Internati Elena Landi oggi pomeriggio, durante la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore ai familiari degli insigniti deceduti.
Le medaglie d’onore sono state consegnate ai figli o nipoti di Aldo Colosso, Lorenzo Liscidini, Pasquale Mantova, Michele Perron, Riccardo Roux e Clemente Fortunato Seris.
Giorno della Memoria: gli insigniti
Aldo Colosso, nato a Quincinetto il 9 marzo 1921, viene catturato dai tedeschi, deportato e internato in Germania nel campo di concentramento Stammlager VI A Hemer in Vestfalia il 10 settembre 1943, liberato e rimpatriato l’8 settembre 1945.
Lorenzo Liscidini, nato a Teglio (SO), il 26 ottobre 1907, catturato a Trieste il 10 settembre 1943, viene deportato in Germania nel campo di concentramento Lager IV D e rimpatriato il 1 agosto 1945.
Pasquale Mantova, nato a San Giorgio Morgeto (RC) il 2 aprile 1922, internato in Jugoslavia dal settembre 1943 a luglio 1945.
Michele Perron, nato a Valtournenche, il 18 ottobre 1919, catturato a Bolzano l’8 settembre 1943, viene deportato a Vienna, poi a Budapest e infine in Germania nel campo di concentramento Stammlager XVII/A, liberato dai Russi e rimpatriato il 30 agosto 1945.
Riccardo Roux, nato a Emarèse, il 18 settembre 1921, catturato e deportato
in Germania il 9 settembre 1943 nel campo di concentramento Bezeichnung – M Stammlager XI B dove muore il 17 febbraio 1945.
Clemente Fortunato Seris, nato a Saint-Vincent, l’11 febbraio 1921, catturato a Ugovizza dai tedeschi, viene deportato e internato in Germania nel campo di concentramento Stalag XI B Fallingbostel il 9 settembre 1943, liberato dagli Americani e rimpatriato l’11 aprile 1945.
Giorno della Memoria, gli internati militari italiani
IMI, Italienische Militar Inernierten – internati militari italiani era il nome ufficiale che le autorità tedesche avevano dato ai soldati rastrellati e deportati.
Non erano considerati come prigionieri di guerra per far sì che la loro cattura non rientrare nelle casistiche previste dalla Convenzione di Ginevra. Neppure la Croce Rossa si curò di loro perchè nessuna nazione si rese disponibile a proteggerli.
L’80% degli internati militari italiani rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò; tra lavoro coatto e malattie, tra il settembre 1943 e il maggio 1945 furono almeno in 50 mila a morire.
«Al loro ritorno furono ignorati, addirittura furono considerati traditori, collaboratori della Germania» ricorda Elena Landi.
Mio padre (Astolfo Landi, fu a lungo presidente dell’associazione Anei VdA e dopo lui la moglie Luciana Faletto, ndr) tornò dopo 24 mesi di prigionia, pesava 34 kg e per molto tempo non parlò».
Qualcuno addirittura pensava che in Germania ci si divertisse, mentre in Italia si faceva la fame.
Il vuoto nella narrazione, il bisogno di conoscere
«C’è un vuoto nella narrazione – fa notare Elena Landi e questa Giornata deve contribuire al lavoro ri ricostruzione storica per i nostri patrioti volontari della libertà. C’è bisogno di maggiore conoscenza, di sapere» ha concluso Landi, prima di lasciare spazio a una parte del video realizzato dall’Anei nazionale e dall’Ambasciata di Germania, ‘Tutti i nostri no – eredità degli internati militari italiani.
«Il no principale fu all’adesione della Repubblica di Salò che avrebbe risparmiato a quei soldati la deportazione».
Dire NO alla guerra e ricordare i nostri patrioti volontari
Il presidente della Regione Luigi Bertschy non ha mancato di riferirsi alla guerra in Ucraina, «in scenari di conflitto potenzialmente su scala mondiale».
«Coltivare il ricordo di ciò che è successo rafforzi il nostro no corale alla guerra, oggi più che mai» ha detto il presidente.
«Oggi ricordiamo le vittime e il loro sacrificio; le loro sofferenze hanno contribuito a costruire una società libera, democratica e inclusiva».
Nella foto in alto, da sinistra, il presidente della Regione Luigi Bertschy con figli e nipoti degli insigniti che hanno ricevuto la medaglia d’onore.
(cinzia timpano)