Addio a Franco Grobberio, maestro gentile e artista della leggerezza
Addio a Franco Grobberio, maestro gentile e artista della leggerezza.
Gli artigiani della Millenaria sono tornati nella chiesa di Sant’Orso, questa mattina, una settimana dopo la Fiera per salutare Franco Grobberio, uno di loro.
L’artista e artigiano aostano, 78 anni, è morto domenica, nella sua casa di Aosta.
Da qualche anno la sua salute non era più la stessa, ma niente ha impedito all’uomo di proseguire la sua attività nel laboratorio di via Bramafan, le sue lezioni all’Università della Terza Età, e di partecipare alla Millenaria, finché ha potuto, con il suo banco allestito sempre allo stesso posto, pochi passi dopo piazza Chanoux, all’imbocco di via De Tillier.
Quest’anno, con il ritorno alla normalità della Fiera di Sant’Orso, la sua assenza spiccava.
Questa mattina, martedì 7 febbraio, la sua famiglia, gli amici più stretti, tanti artigiani e tante persone che negli anni hanno imparato ad apprezzarlo nelle sue tele, nei suoi animaletti fantastici, si sono radunati in chiesa per dire addio al maestro gentile, all’artista della leggerezza.
L’omelia di don Aldo Armellin
Nella sua omelia don Aldo Armellin ha ricordato di Franco Grobberio, «la sua capacità poetica fantastica che ha sempre portato dentro di sé, e che ha saputo coltivare con maggiore libertà quando ha avuto più tempo libero».
Il sacerdote parla della dimensione dell’artista, «una dimensione che ci fa guardare alla realtà con uno sguardo semplice, direi da bambini, che ci avvicina al Vangelo».
Don Armellin invita a imparare da Grobberio: «Bisogna avere uno sguardo diverso sulla realtà e la vita, uno sguardo poetico e fantastico che ci apre a una dimensione più profonda, più vera della vita».
Il ricordo dell’amica Agnese
Al termine della messa l’amica Agnese Molinaro ha voluto leggere un pensiero per salutare l’artista, in un giorno triste perché, «dolorosamente gli diciamo addio».
«Franco era un uomo schietto e semplice, franco e leale, proprio come il suo nome» ricorda l’amica.
«Un artista gentile, simpatico, allegro, mai sopra le righe, era davvero poetico, in questo mondo, dove i poeti sono sempre meno. Era un artista per il quale la leggerezza più che una virtù era destino».
«Grazie Franco per averci mostrato con la tua arte anche la leggerezza, grazie per averci permesso di entrare nel tuo mondo, in cui si entrava in punta di piedi, con animo semplice e lo sguardo aperto al meraviglioso e al fantastico» prosegue Molinaro.

L’amica ricorda la poesia delle sue figure, delle sue macchie di colore, candide di acqua, «in un periodo in cui ci sentiamo tutti sospesi, hai colto benissimo il nostro stato d’animo, ma non ce l’hai lasciato cadere nel vuoto, hai voluto dirci: siamo pur sempre appesi a un filo, ma siamo colorati».
«Sospesi ma colorati».
«Questo è Franco, macchie di colore che possono trasformarsi in palloncini salvavita. Come i fanciulli era tornato alle favole e come nelle favole, spero, abbia incontrato il suo lieto fine».
«Ciao Franco buon viaggio nel tuo mondo di sogni, e allora, aprici la porta, dai…»
(erika david)

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