Don Ciotti ad Aosta: «ragazzi, fate la vostra parte, non siate mormoranti»
Il fondatore del 'Gruppo Abele' e di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie' ha incontrato al Salone Viglino gli studenti che non hanno potuto partecipare alla Giornata della Memoria e dell'Impegno a Milano, lo scorso 21 marzo, per l'indisponibilità dei pullman
Don Ciotti ad Aosta: «ragazzi, fate la vostra parte, non siate mormoranti».
Per iniziativa di Libera Valle d’Aosta, dopo il disguido con i pullman che aveva impedito a numerose classi di partecipare alla XXVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno a Milano, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera ha incontrato gli studenti al salone Viglino di palazzo regionale per una speciale lezioni sui temi della giustizia, della legalità e della memoria.
Gli studenti del Manzetti; Paolo, al microfono, ha posto una domanda su mafie e media
I primi ad ascoltare don Ciotti, questa mattina, sono state le classi V dell’istituzione scolastica Manzetti.
Seguiranno gli studenti delle secondarie di I grado di Aosta, Saint-Vincent e Pont-Saint-Martin che si alterneranno al salone Viglino.
Verità, legalità, memoria
Don Ciotti ha parlato di verità, di legalità, di memoria.
Ha esortato i ragazzi a informarsi, a conoscere, in modo approfondito «perchè l’educazione genera il cambiamento».
«L’80% dei familiari delle vittime innocenti della mafia non conosce la verità o la conosce solo in parte» spiega don Ciotti.
Il fondatore di Libera ha spiegato che il «21 marzo è un segno di attenzione per chi resta, per chi si è visto strappare un proprio caro con violenza criminale.
La Giornata della Memoria e dell’Impegno nasce in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, perchè il rischio è che si ricordino soli i nomi importanti, di chi ha tracciato solchi.
Il giorno in cui nacque la Giornata della Memoria e dell’Impegno
Don Ciotti ha ricordato proprio il giorno in cui nacque l’idea di una Giornata della Memoria e dell’Impegno.
Fu a Palermo, il 23 maggio del 1993, alla cerimonia per il primo anniversario della strage di Capaci, dove morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Don Ciotti era seduto e accanto a lui c’era Carmela, una donna tutta vestita di nero, il foulard in testa in un pianto irrefrenabile «tanto da diventare la colonna sonora di quella celebrazione».
Don Ciotti ha ricordato «le mani giallastre della donna, mani che conoscevano la fatica dei campi» e ha ricordato come la donna, a un certo punto, con uno sforzo immane, ha trovato il coraggio di scuotere le mani di don Ciotti e «chiedere, fulminandomi, come mai non dicono il nome di mio figlio?»
«In quegli occhi ho visto il dolore di una madre che si interroga sul perchè gli agenti della scorta non vengono nominati.
Era la madre di Antonio Montinaro, 30 anni da compiere, di Calimera, in provincia di Lecce, sposato e con due bimbi, che viaggiava sulla prima delle tre auto della scorta, insieme a Vito Schifani e Rocco Dicillo, quella Fiat Croma blindata che fu investita con maggiore violenza dall’esplosione e sbalzata in un uliveto, a oltre 10 metri dalla sede stradale.
«Ragazzi, non siate mormoranti»
Non solo il perchè di una Giornata necessaria a ribadire l’impegno contro ogni forma di mafia, don Ciotti ha parlato di memoria, ricordando le parole di Liliana Segre ma anche spronato i ragazzi all’impegno.
«Il noi vince» secondo don Ciotti.
«Una delle malattie più terribili è la delega, pensare che siano gli altri a doversi occupare di certe cose. Altra malattia terribile sono i neutrali.
Ma i più pericolosi sono i mormoranti secondo don Ciotti.
«Stanno zitti, seduti in fondo. Poi pettegolano, criticano, giudicano. Stanno a guardare ma non muovono un dito per la società, non fanno niente».
Il dettaglio della ‘lezione’ di don Ciotti su Gazzetta Matin in edicola, eccezionalmente, vista la Pasqua, sabato 8 aprile.
(cinzia timpano)