Pino – Vita accidentale di un anarchico, il docufilm su Pinelli alla Cittadella dei Giovani
Pino – Vita accidentale di un anarchico, il docufilm su Pinelli alla Cittadella dei Giovani.
Cosa sia veramente successo in quella stanza al quarto piano della Questura di Milano la notte del 16 dicembre 1969, ufficialmente forse non lo si saprà mai.
Giuseppe Pinelli
L’anarchico Giuseppe Pinelli, ferroviere, precipita nel vuoto dopo essere stato fermato per alcuni accertamenti dopo la strage di piazza Fontana, l’esplosione della bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura.
Pinelli risultò poi estraneo a quei fatti che gli venivano contestati e le dinamiche della sua morte mai completamente chiarite.
La prima versione dei fatti riportava l’ipotesi del suicidio al grido di «è la fine dell’anarchia!» , poi si è parlato di un malore, poi ancora di omicidio.
Il film
Su quei fatti la regista Claudia Cipriani, supportata da Claudia e Silvia Pinelli, figlie dell’anarchico, e di Niccolò Volpati, ha realizzato un docufilm mescolando fiction, animazione, immagini di repertorio.
Pino – Vita accidentale di un anarchico (il titolo fa il verso allo spettacolo teatrale di Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico) sarà presentato venerdì 14 aprile, alle 18, alla sala expo della Cittadella dei Giovani per iniziativa dell’Associazione Arci Saperi e Sapori nell’ambito delle attività nomadi dell’Espace Populaire.
Alla proiezione parteciperà Claudia Pinelli, figlia del protagonista.
«Un prodotto cinematografico che contamina i generi – animazione, attori e materiale di repertorio – per raggiungere un pubblico più vasto possibile, per riproporre questa storia non solo a chi c’era e non vuole dimenticare, ma anche alle nuove generazioni» si legge in una nota.
Il film rilegge la vita e l’estraneità ai fatti contestati all’anarchico Pinelli attraverso il racconto di quelle che all’epoca erano due bambine: le figlie Claudia e Silvia.
Ricostruendo la vita quotidiana della famiglia e poi mettendo in luce le contraddizioni palesi che seguirono alla morte di Pino, che per molti non si era, ma ‘era stato’ suicidato.
«Un appuntamento che abbiamo voluto per amore di una memoria resistente, per rispetto alla famiglia di Pino, vittima collaterale della strategia della tensione promossa dallo Stato e dall’estrema destra.Un evento attuale, perché il mostro anarchico, come capro espiatorio, nemico pubblico, creato ad arte per distrarre, non passa mai di moda, come si vede con il caso Cospito: sottoposto al regime inumano del 41 bis e privato dei diritti fondamentali, tra cui quello della parola, della socialità, della lettura» conclude la nota.
(e.d.)
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