Impianti a fune: fino al 2050 si scierà a 1800 metri con almeno 30 centimetri di neve
Impianti a fune: fino al 2050 si scierà a 1800 metri con almeno 30 centimetri di neve.
Un settore in salute, che guarda avanti con ragionevole ottimismo ma che deve fare i conti con il cambiamento climatico, soprattutto con la carenza idrica che impone una riflessione rapida sui bacini di accumulo.
Si è parlato di impianti a fune, di montagna, di turismo estivo e invernale in occasione della conferenza sul tema ‘Le funi del futuro’ organizzata oggi a Skyway Monte Bianco.
Servono investimenti importanti per gli impianti, collaborazioni e una nuova attenzione alla stagione estiva in montagna.
Si scierà a 1800 metri fino al 2050

C’è una buona notizia, riportata dal coordinatore del Dipartimento Ambiente della Regione Autonoma Valle d’Aosta Luca Franzoso.
I modelli climatici dicono che, fino al 2050, prendendo in esame una stazione di partenza a 1750 metri e di arrivo a 2300, sarà possibile sciare, con almeno 30 centimetri di neve naturale o artificiale, durante i 14 giorni di vacanze di Natale.
Nel 2080, la possibilità di sciare scende a 8 giorni, in uno scenario che non rispetta i target climatici dell’Unione Europea.
«Lavoriamo agli scenari climatici da almeno 10 anni – spiega l’ingegner Franzoso -. Abbiamo elaborato e elaboriamo documenti che descrivono i cambiamenti che ci aspettiamo dal territorio anche grazie all’aiuto di Arpa e Montagna Sicura».
La sfida è la riduzione dei consumi, anche se i consumi di acqua non dovrebbero cambiare di molto, la variazione è contenuta nel 5% circa.
Il coordinatore del Dipartimento Ambiente ha accennato alla «Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici» in vista del Piano regionale, sul quale si sta lavorando.
Lo sci non è fuori moda nè superato
Di «fase delicata nella quale dare risposte per lo sviluppo delle comunità alpine» ha parlato l’assessore regionale ai Trasporti Luigi Bertschy, in apertura dei lavori, dopo il saluto del sindaco di Courmayeur Roberto Rota.
«Grazie per aver organizzata questa giornata di lavori importanti per la montagna qui – spiega il sindaco Rota -. Sono sempre più frequenti i messaggi secondo i quali lo sci è superato, fuori moda, mentre io penso che per i prossimi 30-40 anni sarà ancora al centro della nostra economia, anche grazie alle tecnologie e ai nuovi, costosi certo, ma all’avanguardia impianti».
La storia degli impianti a fune
La memoria storica degli impianti a fune valdostani e presidente dell’Avif Ferruccio Fournier ha ripercorso la storia degli impianti, ricordando come, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si parlasse di escursionismo e ben poco di sci.
Fournier ha ricordato che l’Associazione valdostana impianti a fune fu fondata nel 1976 con una cinquantina di esercenti.
«C’erano anche località come Doues, Emarèse, La Salle, Saint-Nicolas, Saint-Marcel, che poi scomparvero, rimanendo solo le grandi che man mano assorbirono le più piccole» ricorda Fournier.
«Solo 50 anni fa non si parlava di impianti. La stagione estiva portava l’80% delle presenze» precisa Fournier, ricordando le prime seggiovie biposto della seconda metà degli ani ’60, «quando c’erano solo sciovie e seggiovie monoposto con portate orarie da 300 persone».
Il primo assessore al Turismo fu Albert Deffeyes e nella prima giunta regionale, la delega al Turismo non esisteva. Lo sci rappresentava un’integrazione all’agricoltura.
La tecnologia segna lo spartiacque
La tecnologia segna un cambiamento radicale nel sistema degli impianti a fune e da attività che integra l’estate, lo sci si prende il ruolo di primo piano del turismo della nostra regione.
Siamo arrivati agli anni ’80 e ai primi impianti ad agganciamento, in grado di trasportare sei volte tanto gli sciatori delle prime seggiovie biposto.
Negli anni ’90 arrivano gli impianti di innevamento «fino agli anni ’60 non c’era battitura delle piste, le stesse venivano sistemate dalle scuole di sci» ricorda Fournier.
Una legge anche per le piccole stazioni
Il sindaco di Ayas Alex Brunod puntualizza «le importanti presenze nella stagione appena conclusa» ribadendo «come tutti e 74 Comuni della regione benificiano delle ricadute degli impianti di risalita».
Brunod ha ricordato la legge 15/2022 «che riconosce l’importanza delle piccole stazioni e che sostiene la continuità di servizio in stagione anche con bassa presenza di utenti».
L’assessore regionale al Turismo Giulio Grosjacques ha messo in relazione la qualità ricettiva e l’innovazione degli impianti a fune.
«Impianti di risalita sicuri ed efficienti rafforzano l’immagine sul mercato.
Nessun imprenditore potrebbe pensare a un business plan solo in funzione della stagione estiva, anche se gli impianti hanno contribuito al successo della stagione estiva, penso ad esempio al trekking in alta quota» commenta l’assessore Grosjacques.
L’assessore ha ricordato «il risultato record per fatturato per le società che gestiscono gli impianti e per le presenze nelle strutture ricettive» riferendosi alla migliore stagione degli ultimi 10 anni per le presenze.
Grosjacques ha ricordato il progetto ‘Sci per tutte le abilità’ ma anche la creazione del marchio ombrello Valle d’Aosta, «tornato all’attenzione del Consiglio grazie al collega Stefano Aggravi».
Con il contributo del presidente dell’Associazione degli Architetti dell’Arco Alpino Simone Cola si è parlato anche di architettura e territorio «con approccio rispettoso al territorio e alla sua trasformazione, volgendo lo sguardo non scontato per progettare il futuro consapevole dei nostri territori».
Cola ha parlato di «sviluppo del turismo a 360º per tutto l’anno, sia a sostegno dell’economia locale, sia per sostenere gli investimenti».
Un museo dei trasporti a fune
Giuseppe Pollone del Centro Documentale per la storia dei trasporti a fune ha parlato dell’obiettivo di «promuovere l’istituzione di un museo dei trasporti a fune» e della necessità di «reperire e conservare materiale tecnico e documentale».
Aria, acqua e ambiente
L’ingegner Franco Torretta ha parlato della produzione di neve artificiale, come miscela di acqua e aria e di una terza A, l’ambiente.
«Ci sono fattori esterni come le temperature e l’umidità da tenere in considerazione, senza contare il tema del vento, che è parte dell’ambiente perchè disperde quanto prodotto e perchè a certe condizioni, non si può neanche produrre».
«Oggi abbiamo bisogno di più acqua» commenta l’ingegner Torretta, riportando di attualità il tema dei bacini di accumulo ma anche il costo dell’energia elettrica e la sfida per gestire tempi e costi e altezza della neve sulle piste.
Una stagione record con 3 milioni di presenze
Prima del dibattito, che si è concentrato sui cambiamenti climatici ma anche sulle opportunità di sviluppo, il direttore generale della Pila SpA e delegati Avif Fabio Junod ha riassunto i numeri di una stagione invernale all’insegna dei record, anche per le piccole stazioni.
«158 impianti in esercizio, 365 piste aperte al pubblico, 500 se si considerano i collegamenti con Zermatt e La Rosière e oltre mille lavoratori dipendenti, per una portata oraria complessiva di 235 mila persone» puntualizza Junod.
La stagione invernale record 2022/2023 è riassunta in 3 milioni di presenze, 30 milioni di passaggi e 104 milioni di fatturato, + 22% rispetto agli anni scorsi e con un dato ancora parziale visto che fino al 7 maggio si scia a Cervinia.
Fatturato in crescita del 20% anche per le stazioni più piccole, con il 19% degli skipass venduti attraverso i sistemi on line.
Nella foto in alto, da sinistra, la moderatrice Sophie Tavernese, il sindaco di Ayas Alex Brunod, l’assessore al Turismo Giulio Grosjacques, l’assessore ai Trasporti Luigi Bertschy e il presidente dell’Associazione valdostana Impianti a Fune Ferruccio Fournier.
(cinzia timpano)
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