Aosta, fiamme all’ex maneggio: Forza Italia punta il dito sulle «omissioni» dell’amministrazione comunale
L'atto di accusa in un ordine del giorno; il sindaco Nuti: «Raccolto le informative e fatto il possibile per evitare tutto ciò»
Le omissioni del Comune di Aosta alla base dell’incendio che, lo scorso 2 giugno, ha colpito e affondato l’abbandonato maneggio di regione Tzamberlet.
È l’accusa portata da Forza Italia che, nel consiglio comunale del capoluogo, ha rivelato un presunto avviso recapitato dal comandante del Vigili del fuoco al sindaco di Aosta in cui si evidenziava la necessità di intervenire, proprio pochi giorni prima dell’incendio.
L’ordine del giorno sul maneggio
Nell’ordine del giorno, il vice presidente del Consiglio, Renato Favre, ha ricordato l’odissea del maneggio, «senza gestione da quattro anni», ma da oltre un anno «in pieno possesso del Comune».
Favre ha sottolineato ricordato come il futuro della struttura sia rimasto nel limbo a lungo, in attesa di fondi Pnrr che poi sono finiti nelle mani di Pinerolo «non dandoci così le coperture finanziarie per recuperare l’area».
«Ve l’avevamo detto»
Renato Favre ha poi puntato il dito sulla Giunta.
«Un anno fa avevamo impegnato la Giunta a effettuare manutenzioni e messa in sicurezza dell’area – ha esclamato -. Dai sopralluoghi e dalle segnalazioni dei residenti erano emerse intrusioni di sbandati in zona».
Poi un “richiamo” ufficiale.
«Il 31 maggio il sindaco ha ricevuto dal comandante dei Vigili del fuoco un richiamo per intervenire con estrema urgenza per mettere in sicurezza l’area a seguito di diversi principi d’incendio – ha rivelato ancora Favre -. Tutte cose che abbiamo preannunciato e puntualmente il 2 giugno è scoppiato un incendio che ha distrutto le strutture destinate al ricovero dei cavalli».
Per questo l’ordine del giorno (bocciato) presentato ha poi puntato il dito sul «sindaco e l’assessora competente – ha concluso Favre -. Stigmatizziamo le omissioni e la poca attenzione rivolte; avrebbero dovuto correre ai ripari».
La vice sindaca
La vice sindaca ha ammesso alcune carenze, ma ha rispedito le accuse al mittente.
L’area, nel limbo da diversi anni, è stata «per anni in carico al servizio di protezione civile proprio per prevenire questi episodi – ha spiegato Josette Borre -. Negli ultimi tempi diversi interventi sono stati effettuati, a partire dall’ultimo taglio degli olmi secchi. È vero, non ci sono state manutenzioni costanti, ma abbiamo cercato di garantire sia la messa in sicurezza che il recupero dell’area facendo richiesta al Pnrr. Insomma, da un lato abbiamo provato a proteggere, dall’altro a rilanciare».
Il futuro del maneggio?
«È chiaro che siete in imbarazzo parlando di una terra di nessuno» ha spiegato ancora Renato Favre, chiedendo poi di non lasciare lì oltre «quel dente cariato in una zona spotiva bellissima».
Gli ha fatto eco il collega di partito Paolo Laurencet, che ha chiesto di «parlarne in commissione», ribadendo ancora un volta che se la volontà è destinare l’area a maneggio «possiamo portare privati che hanno interesse a investire».
L’assessora allo Sport, Alina Sapinet, ha confermato così la volontà di «cercare aiuti per riportare in auge il maneggio» e si è detta pronta ad accettare «progetti da privati».
Ordine del giorno rispedito al mittente
La Lega e Renaissance si sono in qualche modo accodate alla maggioranza, rispedendo al mittente l’impegnativa dell’ordine del giorno.
«Non possiamo sempre dare la colpa al politico – ha tuonato Bruno Giordano -. Come a Torino, l’unico che non aveva colpe è proprio il primo cittadino. Il problema è trovare soluzioni, coinvolgendo Coni, Regione ed enti e capendo che la Valle ha bisogno di strutture per diventare turistica dodici mesi all’anno».
Mentre Sergio Togni, in dichiarazione di voto, ha confermato l’idea di non voler «stigmatizzare» nei confronti di nessuno, il sindaco, Gianni Nuti, ha chiuso i discorsi.
«I Vigili del fuoco hanno riscontrato questi “appicchi” e hanno avvisato la polizia locale – ha concluso Nuti -. Abbiamo subito fatto un’ordinanza per stabilire la messa in sicurezza dell’area e, insomma, abbiamo raccolto le informative e fatto il possibile per evitare ciò che poi è successo».
(al.bi.)