Violenza sulle donne: “Come noi”, a teatro con Palinodie e il Celva per un amore non violento
Il Celva presenta una nuova produzione della Compagnia aostana Palinodie per diffondere il messaggio di contrasto al drammatico fenomeno della violenza sulle donne
La violenza sulle donne, verbale, psicologica e fisica, è un fenomeno che si tende a percepire come lontano, ma che tanto lontano, purtroppo, non è.
Partendo da questo presupposto il Celva, il consorzio degli enti locali della Valle d’Aosta, da diversi anni organizza interventi mirati in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne proprio per diffondere un messaggio di contrasto a questo tipo di fenomeni.
«Fenomeni che, purtroppo, sono più frequenti di quanto si immagini e che ci coinvolge in quanto presidi sul territorio» dice Alex Micheletto, presidente del Celva, nella conferenza stampa di presentazione del progetto di quest’anno, Come noi, uno spettacolo teatrale per un amore non tossico e non violento.
«Abbiamo voluto pensare in grande, avvalendoci dei professionisti del territorio, con un evento che si articolerà in quattro serate, uno spettacolo teatrale, Come noi, di cui non abbiamo voluto conoscere i contenuti in anteprima» spiega Micheletto.
«Vogliamo avere l’impatto emotivo come tutti gli altri con la prima del 3 dicembre, al Teatro Giacosa di Aosta».
Come noi, la nuova produzione di Palinodie
«Tutto è iniziato con una telefonata, e tutto mi aspettavo tranne presentare una nuova produzione» introduce Stefania Tagliaferri, regista dello spettacolo Come noi e anima della compagnia Palinodie insieme alla drammaturga Verdiana Vono che ne ha scritto il testo.
«Da quella telefonata è iniziato un viaggio che ci coinvolte fino sopra nei capelli e fin dentro all’anima».
Come noi è un monologo scritto ad hoc per questo progetto.
Partendo da studio e ricerca, Verdiana Vono e Stefania Tagliaferri, insieme all’attrice Silvia Pietta, che debutterà sul palcoscenico valdostano, hanno creato un lavoro che si fonda su uno sdoppiamento di punto di vista e che, coniugando una dimensione documentaristica con una riflessione sociale e poetica, cerca di portare alla luce le contraddizioni della narrazione intorno al tema della violenza domestica sulle donne, con l’auspicio di contribuire ad aumentare la consapevolezza nei confronti del fenomeno.
Un’analisi strutturata e profonda che si prende la responsabilità di affondare le mani negli aspetti più cupi della violenza domestica e nei controsensi della percezione collettiva, senza indugiare sul voyerismo o nella facile semplificazione e riportando l’attenzione dove deve stare, cioè sulla condanna dell’atto.
«Abbiamo lavorato spesso su tematiche legate al femminile e al femminismo, ma è la prima volta che ci confrontiamo con la violenza domestica» spiega Tagliaferri.
«Lo spettacolo, con un linguaggio molto importante, ma poetico, parla di una donna che vive il tempo di oggi, della sua avvocata e di sua figlia che in qualche modo ci dà uno sguardo verso il futuro» aggiunge la regista.
Uno spettacolo necessario
«È uno spettacolo di parola e di grandi emozioni per il quale abbiamo chiesto la collaborazione di Nathalie Pozzi architetta di Aymavilles che vive e lavora a New York, che lavorerà a un’installazione, e di Andrea Sangiorgio che si occupa del disegno luminoso sulla scena».
«Percepiamo come lontano il fenomeno della violenza domestica e di genere, vuol dire che non ci ha direttamente toccati» osserva la drammaturga Vono
«Ma nel titolo c’è tutta la rabbia e la voglia di manifestare quello che succede a donne come noi, il voler affermare questa sorellanza. Lo spettacolo nasce come una chiamata a raccolta, come un invito a considerare quello che avviene sulla scena come qualcosa che si può contrastare».
La storia al centro del monologo è una storia di finzione, ma Vono ha voluto riprendere fatti veri, reali in quello che la donna è costretta a subire.
Silvia Pietta, attrice milanese che da tre anni ha scelto di vivere in Valle d’Aosta, e che debutterà tra le montagne con questo lavoro, parla di un «testo dirompente».
«È un grande onore e una grande felicità poter lavorare qui in Valle, che è la mia nuova casa, con questo livello di professionismo».
«Questo è un tema necessario è inutile girarci intorno, non sono sufficienti le risposte con cui ci confrontiamo» aggiunge l’attrice.
«È uno spettacolo che parla quasi più a un pubblico maschile, per accendere nuove sensibilità, e alle istituzioni per trovare nuove strade per tutelare le donne».
Come noi: una mano rossa sulla bocca
A curare l’immagine dello spettacolo l’illustratrice Annie Caroline Roveyaz e il grafico Federico Salomone che hanno scelto un taglio editoriale, per dare una forma istituzionale e di serietà allo spettacolo, con l’immagine di una donna, nelle tinte del blu, colore che richiama serenità, e il violento segno rosso di una mano sul volto, a coprirle la bocca.
«Una mano che zittisce, che ferisce» sottolinea Roveyaz.
«Il tema della solitudine è un tema importante dello spettacolo e questa è un’immagine molto evocativa della condizione di queste donne».
Una sfida per fare un passo avanti
Il lavoro presenta le caratteristiche di essere al contempo adatto alla rappresentazione in teatro, ma anche adeguato alla circuitazione, per il futuro, in spazi non teatrali, come sale comunali, biblioteche, aule magne, per rispondere al desiderio di essere rappresentato anche in spazi non convenzionali.
A partire da gennaio 2025, i Comuni interessati avranno la possibilità di programmare la rappresentazione sui propri territori.
«Il Celva ha pensato a questa iniziativa come una sfida per fare anche solo un piccolo passo avanti» dice ancora il presidente Alex Micheletto.
«Se questa iniziativa riuscirà a toccare qualche emozione, un passo avanti lo avremo fatto, senza pretendere di risolvere o arginare il fenomeno».
All’iniziativa del Celva arriva il plauso di Katya Foletto, consigliera di parità, che sottolinea come la sensibilizzazione su questi temi vada fatta«non solo per le vittime, ma per rendere consapevole sia l’uomo, il maschio, sia le istituzioni, va fatto un cambio di passo», e quello di Donata D’Ambrosio, funzionaria dell’assessorato alle politiche sociali e di Claudio Latino, presidente del Csv.
«La violenza è una scelta. Bisogna essere consapevoli che si sceglie con comportamenti violenti, di sminuire, di mettere da parte. Non è una cosa che capita, non è una sfiga, e credo che Come noi lo faccia, ce ne renda consapevoli» conclude Verdiana Vono.
Dove, quando come
Come noi debutterà martedì 3 dicembre alle 21 al Teatro Giacosa di Aosta.
Le repliche sono in programma giovedì 5 all’Auditorium di Morgex, martedì 10 al Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent e giovedì 12 all’Auditorium di Pont-Saint-Martin, sempre alle 21.
L’ingresso è gratuito, si consiglia la prenotazione su https://eventsvda.it/celva/.
(erika david)