Artigianato: non solo Greundzo, l’ironia di Enrico Massetto
Conosciamo gli artigiani che hanno meritato il Premio Acquisto, l'iniziativa dell'Assessorato allo Sviluppo Economico per acquisire opere di artigianato di tradizione per arricchire il patrimonio regionale
Artigianato: non solo Greundzo, l’ironia di Enrico Massetto.
Riproponiamo l’intervista a Enrico Massetto, pubblicata su Gazzetta Matin, per celebrare i vincitori dei Premi Acquisto 2024
I Premi Acquisto 2024
Alla scoperta dei quattro Premi acquisto 2024.
Il Premio acquisto è stato istituito dall’assessorato regionale allo Sviluppo economico, formazione e lavoro per acquisire opere d’artigianato di tradizione realizzate da professionisti valdostani al fine di arricchire il patrimonio regionale e offrire l’opportunità di successive iniziative di valorizzazione delle opere stesse.
Otto gli artigiani concorrenti alla 4ª edizione le cui opere, esposte a luglio nell’ambito della Mostra-concorso, hanno rappresentato i tre temi proposti: “L’arte di essere donna”: premiato Fabio Cornaz concorrente insieme Simone Allione, Barbara Caratti, Ornella Crétaz e Sebastiano Yon; “Il Trofeo Mezzalama”: premiati Enrico Massetto e Luciano Regazzoni; sul tema “80° anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia” due le scelte, invece, una riferita alla resistenza e alla lotta di liberazione in Valle d’Aosta e l’altra destinata alla figura di Èmile Chanoux, premiato: Giangiuseppe Barmasse che ha raffigurato Chanoux con un busto di noce.
Poliedrico scultore, Enrico Massetto è stato tra i quattro scultori valdostani scelti per il Premio acquisto regionale grazie all’opera “Il Trofeo Mezzalama”.
Enrico, un riconoscimento importante che si aggiunge ai tanti ricevuti finora…
«Sono molto contento per questo mio primo Premio acquisto ricevuto, anche perché il tema era riferito a una grande gara valdostana della quale ho pensato di realizzarne il lato femminile con una squadra di tre alpiniste che salgono in cordata al Monte Rosa, incastonate in un blocco che richiama un fiore di quarzo, che ho dipinto ovviamente di rosa per rappresentare sia il cuore della montagna omonima, che la quota rosa».
Tra i premi passati, il “Prix SAVT-Fiera di Sant’Orso” (2020) per Città di Aosta un bassorilievo colmo di personaggi scolpiti con umorismo, tua peculiarità stilistica-scultorea…
«Si vede che era già nelle mie corde questo stile e mi sento fortunato perché oltre ad essere riuscito a concretizzarlo, ha incontrato e continua ad incontrare il gusto del pubblico.
Sculture buffe o scene comiche tese a strappare un sorriso, vanno dallo sport all’architettura, dagli animali ai personaggi o professioni tradizionali come ad esempio il sabotier, soggetti (in tuttotondi o bassorilievi) legati al vivere in Valle d’Aosta anche se in realtà sono nato a Torino.
Mio papà Antonio era fissato con la montagna così, con animali al seguito, qui ha trasferito mia mamma Marta, mio fratello Stefano e il sottoscritto (avevo cinque anni e per me da allora è diventato il posto più bello del mondo).
Dopo son saliti anche i miei nonni materni».
Primi ricordi legati al legno?
«Le coppe dell’amicizia che faceva un vicino di casa e in cantina con nonno Gino tra tagliar legna e fare bricolage.
Il mio primo pannello lo scolpii con un cacciavite.
Poi ricordo la felicità nel piazzarmi al secondo posto a una delle mie prime Mostre-concorso con il tuttotondo “Mont Dolent” dove interpretai il tema “L’incontro” con una montagna sulla cui vetta si dovevano incontrare un italiano, un francese e uno svizzero, ma la cima era già occupata da uno stambecco».
Dai videogiochi alla grafica al legno e oltre
Enrico Massetto, che vive ad Introd e ha il laboratorio a Saint-Pierre in località Preille, 3, dopo l’Istituto d’Arte ad Aosta frequenta per un periodo l’Istituto europeo di design a Milano.
«A Milano ho lavorato anche come direttore artistico in uno studio che creava video giochi, ma la città non faceva per me e son tornato. Ho lavorato con mio fratello nel suo studio di grafica e nel 2007 ho iniziato a dilettarmi da autodidatta e a partecipare alla Foire d’été e alla millenaria 2008 dove ho venduto tutto entro la mattina; così ho pensato “ok, faccio questo” e in 15 giorni ho aperto la Partita Iva».
Da allora come è cambiato il suo modo scolpire?
«Mi sono perfezionato e mi piace lavorare legni come acero, noce e a volte cirmolo, anche se l’ideazione dell’opera è sempre uno scoglio e la fase iniziale dello sgrossamento uno stress, ma sono super contento di come procede poi il tutto.
L’unico problema è che non riesco a sperimentare come vorrei tutto quello che ho in mente perché si sa, certe cose vengono prima…quando si ha famiglia e attività in proprio».
Federico Sofia… e un terzo ‘figlio’
Papà di Federico e Sofia, ma anche di un personaggio ormai notissimo…
«Il Greundzo sempre imbronciato.
La sua espressione, confesso, me l’ho ispirata mia moglie Adriana e lei lo sa – aggiunge sorridendo –.
Il Greundzo richiama una figura mitologica ed è nato scultura nel 2009, poi nel 2012, in collaborazione con Marie Claire Chaberge, abbiamo fatto uscire un libro a lui dedicato e nel tempo è finito su t-shirt, tazze, ecc.
Da asociale, nel tempo è diventato più sociale, buono e rispettoso dell’ambiente, mantenendo, però, il suo cipiglio».
Talento, di padre … in figli
Adriana dice che Lei è «…praticamente un terzo figlio. Bisogna stargli dietro perché con la scusa che è un po’ artista…»
«Ha ragione – sorride –. Lei a volte mi dà delle idee che poi realizzo, quindi andiamo in tandem, mente e braccio!
Mi fa piacere, inoltre, che i miei figli, Federico e Sofia, si dilettino a scolpire e qualche lavoretto lo hanno già esposto al mio banco e tutte e due sono già al lavoro per la prossima Saint-Ours».
Progetti?
«Quest’anno ho iniziato a insegnare a pochi privati per volta e che già conoscono i rudimenti della scultura insieme allo scultore Andrea Celestino con il quale collaborerò anche in primavera prossima, ma ora sto già immaginando i pezzi per La Saint Ours 2025, che presenterò all’Atelier des Métiers dove espongo dal 2009».
Hobby e ricordi simpatici?
«Mi piace stare in famiglia con i miei “bocia”, camminare in montagna, sciare, giocare a belote con gli amici e non perdo mai occasione, pur con i piedi bene a terra, di vivere momenti divertenti.
Tra i ricordi simpatici, invece, non dimentico quando volevano comprarmi l’allestimento dello stand e, ancora oggi, quando qualcuno non riconosce gli animali scolpiti, scambiato magari una quaglia per un’aquila o un ghiro per una volpe».
(nadia camposaragna)