Al via alla Corte Onu le udienze sugli obblighi di Israele in Palestina. Sa’ar: “Antisemiti”
Roma, 28 apr. (askanews) – La Corte internazionale di giustizia ha aperto oggi i lavori delle udienze pubbliche in programma fino al prossimo 2 maggio sugli obblighi di Israele in relazione alla presenza e alle attività delle Nazioni Unite, di altre organizzazioni internazionali e di Stati terzi nel Territorio Palestinese Occupato. Nel corso dei cinque giorni di udienze, stando al calendario diffuso dalla stessa Corte, interverranno 40 Stati e quattro organizzazioni internazionali.
Le udienze si tengono dopo che l’Assemblea generale Onu ha adottato, lo scorso dicembre, una risoluzione in cui si chiede alla Corte un parere consultivo su quali siano “gli obblighi di Israele, in quanto potenza occupante e membro delle Nazioni Unite, riguardo alla presenza e alle attività delle Nazioni Unite, comprese le sue agenzie e le sue organizzazioni, e di altre organizzazioni internazionali e Stati terzi, nel Territorio Palestinese Occupato”. Risoluzione presentata dalla Norvegia dopo la decisione di Israele di vietare all’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) di operare nei territori controllati da Israele.
In concomitanza con l’inizio delle udienze alla Corte internazionale di giustizia all’Aia sugli obblighi di Israele rispetto ai Territori palestinesi occupati, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha definito i lavori della corte delle Nazioni Unite come “un altro tentativo di politicizzare e di abusare del processo legale per perseguitare Israele”, lanciando dure accuse all’Onu e all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo riportano i media israeliani. “Le Nazioni Unite sono diventate un organismo corrotto, anti-israeliano e antisemita. Prove evidenti dimostrano che, sotto l’egida delle Nazioni Unite e del suo Segretario Generale, l’Unrwa ha impiegato terroristi che hanno preso parte attiva al massacro del 7 ottobre”, ha sostenuto Sa’ar, definendo quindi l’Unrwa “proxy di Hamas”, secondo quanto riportato da Haaretz.