Festa della mamma: in 3 mesi, 38 mamme si sono dimesse, «condizioni di lavoro peggiorate»
La riflessione della consigliera di Parità Katya Foletto in occasione della Festa della mamma
Festa della mamma: in 3 mesi, 38 mamme si sono dimesse, «condizioni di lavoro peggiorate».
«Non è cambiato granchè e siamo ancora qui a celebrare una festa di mamme stanche, di giornate in apnea che si susseguono, di disparità di trattamento e di una genitorialità condivisa che nel modello sociale italiano ancora arranca».
La riflessione della consigliera di parità Katya Foletto riguarda le condizioni di lavoro delle lavoratrici madri che, nonostante timidi segnali di cambiamento – uno su tutti l’aumento dei congedi ai papà – restano fortemente penalizzanti in tema di conciliazione con i tempi della cura della famiglia.
Dati provvisori: 38 mamme hanno rassegnato le dimissioni nei primi 3 mesi del 2025
I dati sono provvisori ma nei primi tre mesi del 2025 sono 38 le madri che hanno rassegnato le dimissioni.
Dieci lo hanno fatto per cambio azienda, 10 per l’assenza di rete familiare di sostegno per la cura dei figli minori e 18 per l’organizzazione lavorativa gravosa e difficilmente compatibile con le esigenze di cura della famiglia.
I padri che hanno lasciato il lavoro sono 28, ma nella quasi totalità dei casi lo hanno fatto per cambio azienda.
Peggiorano le condizioni di lavoro
«Questo è un dato che colpisce profondamente – commenta Foletto -. Le neo mamme rinunciano al lavoro per l’incompatibilità del ruolo genitoriale rispetto agli impegni di lavoro, ancor più che per la mancanza di nonni o parenti a sostegno o del costo pesante degli asili nido.
E la fotografia del peggioramento delle condizioni di lavoro delle donne: si fa più fatica a tollerare le assenze, la flessibilità oraria è una chimera, si inaspriscono i rapporti di lavoro con datori e colleghi, a volte si negano part time e smart-working.
Non si riesce a invertire la rotta o perlomeno non in modo significativo: per troppe donne l’arrivo di un figlio equivale a un terremoto nel quale peggiorano la qualità della vita, peggiora il reddito, peggiorano la prospettiva pensionistica e di carriera».
Pressione sul tema genitorialità
La scelta di maternità pesa in modo significativo «eppure il calo demografico è spesso imputato alle donne, che non vogliono fare sacrifici, che prediligono la carriera e via di questo passo – annota Foletto -.
C’è pressione intorno al tema della genitorialità e del periodo inevitabile di bouleversement che circonda una nuova nascita.
L’età media del primo parto, in Valle d’Aosta è la più alta d’Italia e sono sempre più numerose le coppie che scelgono di mettere al mondo un solo figlio, facendo i conti con gli impegni lavorativi. La gestione dei figli è rocambolesca e i livelli di stress sono altissimi» analizza la consigliera di Parità.
Gli strumenti per il cambiamento
Gli strumenti per il cambiamento ci sono, dalle aziende, ai servizi a sostegno delle famiglie, fino all’intervento dello Stato.
«Qualche timido segnale si avverte, ma ancora troppo poco – spiega Foletto – mi riferisco ad esempio all’azienda Edileco che ha concesso un mese di congedo maternità in più pagato al 100%.
Servirebbe un sistema che garantisca servizi strutturati che davvero sposino le esigenze delle famiglie: penso a un nido con orario 8-17 e a una mamma che fa la turnista oppure la chiusura estiva delle scuole per tre mesi e la conseguente caccia al centro estivo, o ancora gli orari di certe attività lavorative come il commercio e la somministrazione o i servizi sanitari.
L’istituto della conciliazione
Nell’anno 2024, nella nostra regione, si sono dimesse 131 lavoratrici madri; per 72 di loro, le dimissioni sono state causate alla difficoltà di conciliare il lavoro con la cura del figlio. Le ragioni sono diverse: il mancato accoglimento al nido, l’assenza di parenti di sostegno, l’eccessiva incidenza dei costi di assistenza del bambino (baby sitter o nido) ma soprattutto «l’organizzazione e le condizioni di lavoro particolarmente gravose e difficilmente conciliabili con le esigenze di cura della prole».
Eppure la legge 162/2021 parla dell’istituto della conciliazione; è un preciso dovere del datore di lavoro facilitare la conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro.
E invece l’assenza prolungata, la necessità di sostituire la lavoratrice, l’incertezza organizzativa al rientro, turni orari o esigenze di flessibilità sono condizioni che pesano ancora tanto e che portano tante neo mamme a rinunciare al lavoro.
«Serve un cambiamento culturale e sociale sul tema della maternità e del lavoro ma servono anche strumenti e sostegno alla genitorialità e all’occupazione femminile».
Nella foto in alto, la consigliera di Parità Katya Foletto.
(cinzia timpano)