Referendum 8 e 9 giugno: il Comitato del sì in piazza Chanoux per l’appello finale
Associazioni, partiti e movimenti, con la Cgil in testa, si sono ritrovati sulla piazza nel cuore del capoluogo per invitare la popolazione ad andare alle urne domenica 8 e lunedì 9 giugno e tracciare la croce sul Sì nelle cinque schede per migliorare la condizione lavorativi e favorire l'inclusione
Referendum 8 e 9 giugno: il Comitato del sì in piazza Chanoux per l’appello finale. Associazioni, partiti e movimenti, con la Cgil in testa, si sono ritrovati sulla piazza nel cuore del capoluogo per invitare la popolazione ad andare alle urne domenica 8 e lunedì 9 giugno e tracciare la croce sul Sì nelle cinque schede.
L’appello
Ricorda la segretario regionale della Cgil Vilma Gaillard: «L’8 e 9 giugno andiamo a votare per cambiare. È un voto che ci permette di migliorare la nostra condizione, di lavoratori e cittadini. Per i nostri figli e per i nostri nipoti, per tutti i giovani e per tutte le donne, che troppo spesso sono coloro che devono fare i conti con il precariato, l’insicurezza e con un lavoro sottopagato. Non si vota per questo o quel partito, per questo o per quel governo. Votiamo per poter garantire diritti, dignità a chi lavora e rimarcare la giusta attenzione al tema del lavoro. Lavoro, che deve diventare centrale nell’agenda politica».
La Cgil è il promotore dei 4 referendum sul lavoro e ha aderito al 5º quesito sulla cittadinanza che dimezza, da 10 a 5 anni, i tempi di attesa per gli extracomunitari per avanzare la richiesta di cittadinanza.
Gli aderenti
Hanno aderito al comitato referendario l’Anpi, Libera, Valle Virtuosa, Amnesty International, Attac, Arci VdA, Arcigay Valle d’Aosta, Legambiente, Acli, Welcome Refugees, Rifondazione Comunista, Partito democratico, Alleanza Verdi Sinistra, Europa Verde, Adu, VdA Aperta, Risorgimento socialista, Area democratica Gauche autonomiste, M5S, Pci, Rifondazione Comunista.
Per superare il quorum deve andare a votare il 50%+1.
Perché sì
«Noi insieme al comitato per il referendum promuoviamo i 5 sì, perché secondo noi c’è bisogno di cambiare questo “sistema del lavoro” cosi come riteniamo un dovere civile che si riduca a 5 anni il tempo utile per iniziare la richiesta di cittadinanza italiana. Sono lavoratori stranieri che pagano le tasse, versano i contributi conoscono la lingua italiana, non hanno pendenze legali e contribuiscono alla crescita del nostro Paese» sottolinea Gaillard.
I 5 requisiti
- Licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti: Si propone l’abrogazione di uno dei decreti del Jobs act che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti,L’obiettivo è ripristinare la possibilità di reintegrazione del lavoratore nel suo posto di lavoro, in tutti i casi di licenziamento illegittimo.
- Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese: Questo quesito mira a eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti .
- Contratti a termine: Si propone l’abrogazione di alcune norme contenute nel Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che regolano la possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e le condizioni per le proroghe e i rinnovi.
- Responsabilità solidale negli appalti: Il quesito chiede l’abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici .
- Cittadinanza italiana per stranieri: Si propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza italiana.
(re.aostanews.i)