Lilt Valle d’Aosta: speranza, dalla saggezza popolare al tabù della morte
L'incontro nell'Anno Giubilare della speranza promosso da Lilt Valle d'Aosta con il professor Francesco Campione
La speranza è l’ultima a morire è il titolo della conferenza della Lilt Valle d’Aosta che si tenuta venerdì scorso alla sala conferenze del Rêve Charmant di Aosta in occasione dell’Anno Giubilare della Speranza.
Relatore, il professor Francesco Campione, scrittore, insegnante di Psicologia Clinica alla Facoltà di Medicina dell’Università di Bologna, direttore del Master Universitario in Tanatologia e Psicologia delle situazioni di crisi e del corso di Alta Formazione nell’assistenza psicologica di base al lutto traumatico e naturale.
«Parlando di speranza mi sembra opportuno partire dalla saggezza popolare per affrontare questo tema, uno dei più dibattuti da sempre nella storia umana -ha esordito -. Parliamo di speranza quando alludiamo a qualcosa di buono che vorremmo accadesse e diciamo che non c’è speranza di fronte a una realtà negativa e immodificabile. Ogni persona o è speranzosa o preferisce la certezza».
Durante la conferenza è stato presentato questo termine contraddittorio con tante sfumature e significati diversi.
«Per approfondirlo bisogna rivolgerci alla filosofia e alla psicologia – ha proseguito -. Nel primo caso si parte da Kant per cui una delle domande fondamentali era ‘Cosa possiamo sperare?’.
In questo caso diamo per scontato che per sperare bisogni avere qualcosa su cui sperare e la speranza è intesa come l’attesa che si avveri qualcosa che conosciamo e che vorremmo che si verificasse.
Tuttavia, quando speriamo in qualcosa possiamo solo sperare che si ripeta quanto è già successo in passato o che si avveri una fantasticheria, qualcosa che conosciamo perché abbiamo inventato noi».
Ma in cosa si spera quando si dice «non dobbiamo perdere la speranza»?
«Possiamo sperare in qualcosa ma anche in qualcosa che non è necessariamente preciso – ha continuato -.
Si può infatti sperare nella speranza stessa, come quando si dice ‘Speriamo bene’.
Sperare è ora un atteggiamento positivo di attesa del futuro, a prescindere da cosa effettivamente porterà.
Quando sorge il sentimento di speranza?
Quando qualcosa che non è presente ci sembra desiderabile in due sensi, il primo la speranza di raggiungere ciò di cui abbiamo bisogno e il secondo come speranza di realizzare un desiderio».
La conferenza si è conclusa con un confronto sul tema tra i partecipanti e il relatore con un focus principale sulla speranza legata al tema della morte.
Un bilancio positivo
«La conferenza sarebbe potuta andare meglio se ci fosse stata una maggiore partecipazione – ci ha commentato il moderatore Alessandro Fusaro -. Tuttavia, l’assenza della folla ha dimostrato quanto sia difficile parlare di questi argomenti.
Siamo comunque molto soddisfatti ed è positivo che la Lilt proponga questi appuntamenti perché uno dei suoi compiti è anche quello di gettare dei semi di cultura e questo ne è stato uno».
Soddisfatto il presidente Lilt VdA Salvatore Luberto: «La sensibilizzazione e la diffusione di pensieri, a volte difficili da trattare perché non semplici da comunicare, rientra nei nostri obiettivi e in questo cerchiamo di fare opera.
Si trattava anche di una formazione per i nostri volontari, molto spesso a contatto con pazienti in ospedale, hospice o a domicilio per fornire un approccio diversificato dal punto di vista della materia».
Nella foto in alto, da sinistra, Alessandro Fusaro e Francesco Campione.
(giulia calisti)