Toddler, la sfida per essere bilingue
Roma, 13 giu. (askanews) – Quanto è difficile essere bilingue. Sicuramente in Italia, dove gli studenti liceali si distinguono per essere agli ultimi posti, nell’Unione europea, per studio e apprendimento di uno o più idiomi stranieri contemporaneamente. Sono poche le sezioni bilingue negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, come certifica Eurostat che accende i riflettori su un sistema Paese probabilmente da ripensare. Portogallo (7,5 per cento degli iscritti), Irlanda (9,4 per cento) e Italia (24 per cento) hanno registrato le percentuali più basse di studenti che studiano una o più lingue straniere, spiega l’indagine. I giovani italiani, rispetto ai coetanei degli altri Paesi membri, risultano insomma meno competitivi.
Uno dei problemi principali nell’apprendimento è legato alla motivazione. La storia di Fabio Maccagnan nasce dal desiderio di riscatto e da un’esperienza personale: “Avevo difficoltà con l’inglese -spiega- ma avevo bisogno di conoscerlo”. Gira che ti rigira, Fabio ha così pensato di rispolverare tecniche di apprendimento naturale, simili a quelle utilizzate dai bambini quando imparano la loro lingua madre. “Ho pensato -sottolinea- che riscoprire quei meccanismi potesse aprire un percorso virtuoso. Un percorso basato sulla costruzione di frasi sempre più complesse man mano che si acquisiscono nuovi vocaboli. Un’alternativa più coinvolgente e pratica”.
Nasce così il metodo Toddler che, tradotto dall’inglese, significa non a caso “bambino che cammina ai primi passi: “Il nostro obiettivo è far sì che gli studenti non debbano più temere l’apprendimento delle lingue, ma che lo vedano come un’opportunità di crescita personale e professionale”, afferma Maccagnan. Un’opportunità che, soprattutto fra i giovani, significa maggiori possibilità di trovare lavoro: “Una seconda lingua non solo è un vantaggio sul proprio curriculum, ma aiuta a sviluppare competenze che i datori di lavoro considerano importanti in un potenziale collaboratore. Recenti studi lo confermano: chi ha padronanza di idiomi diversi dal proprio guadagna dall’11 al 35% in più di chi invece non ce l’ha”.