Migranti, ecco la scommessa del nuovo Patto Ue
Roma, 14 giu. (askanews) – La Commissione europea ha pubblicato l’11 giugno un rapporto sullo stato di attuazione del Patto Ue per l’immigrazione e l’asilo che conferma l’estrema complessità del pacchetto di misure legislative (una decina, più una serie di atti esecutivi e decisioni d’attuazione) contenute nel Patto, la cui piena applicazione è prevista entro un anno, nel giugno 2026.
Uno degli elementi del Patto che appaiono più innovativi, e anche più difficili da realizzare, è quello del nuovo meccanismo che dovrebbe mettere fine ai cosiddetti ‘movimenti secondari’ dei migranti che tentano di raggiungere altri paesi Ue, in cui chiedere la protezione internazionale e il diritto di soggiorno, diversi dallo Stato membro di primo ingresso, in cui dovrebbero restare e chiedere l’asilo secondo il Regolamento di Dublino.
Secondo queste norme, i paesi di primo ingresso avrebbero il dovere di trattenere i richiedenti asilo giunti nell’Ue attraversando le proprie frontiere, e di ‘riprendersi’ i migranti recatisi illegalmente in altri Stati membri. In realtà, questo avviene piuttosto di rado: i migranti irregolari approdati in Italia, ad esempio, spesso puntano a una destinazione finale diversa, in particolare Germania e Francia (ma anche Austria, Olanda e paesi nordici). Approfittando della prima occasione utile, degli scarsi controlli a cui sono sottoposti in Italia e della libera circolazione alle frontiere interne dell’Ue e di Schengen, continuano via terra il loro viaggio fino a raggiungere questi paesi, dove poi cercano di restare, richiedendo l’asilo che avevano già chiesto, o che avrebbero dovuto chiedere in Italia. E’ noto, inoltre, che è molto basso il tasso di risposte tempestive e positive alle richieste ai paesi di primo ingresso di riprendersi i ‘loro’ migranti irregolari, da parte dei paesi in cui approdano questi ‘movimenti secondari’.
Il nuovo Patto su immigrazione e asilo cerca di combinare un obbligo molto più stringente da parte degli Stati membri ad evitare i ‘movimenti secondari’, con una maggiore responsabilizzazione da parte dei paesi di primo ingresso, con il nuovo ‘meccanismo di solidarietà’, secondo il quale gli Stati membri ‘sottoposti a pressione migratoria, a rischio di pressione migratoria o che si trovano ad affrontare una situazione migratoria significativa’ potranno beneficiare della possibilità di ricollocare un certo numero di migranti in altri paesi Ue, oppure, in alternativa, di contributi finanziari od ‘operativi’ da parte di questi paesi.
Questa ‘compensazione’ tra obblighi di responsabilità e obblighi di solidarietà è un architrave dell’intera struttura del Patto migratorio, bilanciando la principale richiesta dei paesi del Nord Europa (in particolare la Germania), di mettere fine ai ‘movimenti secondari’, con le esigenze dei paesi del Sud (in particolare Italia e Grecia), di redistribuire (con i ‘ricollocamenti’) negli altri Stati membri almeno una parte dei migranti che approdano irregolarmente sulle loro coste, lungo le rotte del Mediterraneo, per ‘venire in Europa’, e non per restare specificamente nei paesi di primo approdo, come dispone il Regolamento di Dublino (che proprio Italia e Grecia diversi anni fa chiesero, del tutto inascoltate, di modificare).
‘Il buon funzionamento delle attuali norme di Dublino e delle nuove norme, previste dal Regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr), sull’equa ripartizione delle responsabilità è di fondamentale importanza per il funzionamento complessivo del Patto’, scrive la Commissione nel rapporto dell’11 giugno, ricordando che il tasso dei ‘trasferimenti di Dublino’, ossia i migranti protagonisti dei ‘movimenti secondari’ che i paesi di primo ingresso hanno accettato di riprendersi, ‘è stato molto basso, il che ha ostacolato significativamente l’efficacia del sistema’.
‘Il lavoro tecnico della Commissione e a livello nazionale – si legge ancora nel rapporto – è incentrato sul far funzionare i trasferimenti. La Commissione sta ultimando l’atto di esecuzione che abrogherà le attuali norme di attuazione’ ovvero il regolamento di esecuzione n.118/2014 (Ue) del 30 gennaio 2014, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo presentata in un altro paese Ue da un cittadino di un paese terzo.
L’adozione di questo atto di esecuzione è prevista entro poche settimane, ‘nel luglio 2025’, ricorda il rapporto. ‘In termini operativi, ciò faciliterà la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, rendendo così i trasferimenti più rapidi e semplici. Saranno inoltre inclusi moduli standard per le richieste di presa in carico e le notifiche di ripresa in carico, per i trasferimenti, nonché per le procedure di ricollocamento e lo scambio di informazioni’.
‘Nel corso di un dialogo con gli Stati membri sulla valutazione delle loro esigenze per l’attuazione del Patto, la Commissione ha prestato particolare attenzione alla necessità di migliorare il sistema di responsabilità e il funzionamento delle unità nazionali Dublino. Le raccomandazioni della Commissione agli Stati membri si sono concentrate sulla necessità di disporre di un sistema di responsabilità ben funzionante e di garantire l’efficace attuazione dei trasferimenti tra Stati membri. La maggior parte degli Stati membri ha predisposto piani per aumentare il personale, rivedere i flussi di lavoro e/o aggiornare l’infrastruttura esistente per una gestione efficace dei casi’, spiega il rapporto.
‘Tutti gli Stati membri dovranno garantire l’applicazione delle nuove norme, anche in materia di richieste di presa in carico, notifiche di ripresa in carico e trasferimenti. Un aumento del numero complessivo di trasferimenti effettuati contribuirà all’efficace funzionamento del sistema, riducendo gli incentivi ai movimenti non autorizzati e garantendo il mantenimento dell’equilibrio tra responsabilità e solidarietà del Patto’, avverte la Commissione, e aggiunge: ‘Poiché sussistono le condizioni affinché i trasferimenti da e verso tutti gli Stati membri dell’Ue funzionino, e in considerazione delle norme applicabili, i trasferimenti verso tutti gli Stati membri dovrebbero essere effettuati già da ora’. Inoltre, ‘rimane fondamentale che gli Stati membri continuino a comunicare i dati e le informazioni richiesti in modo tempestivo, accurato e completo’.
Il rapporto riferisce poi che ‘i lavori preparatori proseguono per iniziare a rendere operativo il ciclo annuale di solidarietà nell’ottobre 2025 e per istituire il meccanismo permanente di solidarietà e il Forum Ue di solidarietà a livello tecnico entro giugno 2026. Il meccanismo di solidarietà del Patto consentirà agli Stati membri di scegliere tra ricollocamenti (dei migranti, ndr), ‘contributi finanziari e sostegno operativo per quanto riguarda i loro contributi’.
Entro il 15 ottobre 2025, la Commissione proporrà ‘un atto di esecuzione del Consiglio che istituisca il Pool annuale di solidarietà necessario per affrontare la situazione migratoria’. Alla stessa data, una ‘decisione di esecuzione’ della Commissione designerà ‘gli Stati membri sottoposti a pressione migratoria, a rischio di pressione migratoria o che si trovano ad affrontare una situazione migratoria significativa’. Questa valutazione della Commissione ‘includerà la valutazione dell’adeguatezza dei sistemi nazionali’ e avrà ‘un impatto diretto sulla possibilità per questi Stati membri di accedere al Pool di solidarietà e/o di richiedere una detrazione totale o parziale del loro impegno di solidarietà’.
A questo punto, il rapporto introduce una precisazione importante, che è anche un avvertimento chiaro ai paesi che non rispettano gli obblighi di Dublino, e non impediscono o mettono fine ai movimenti secondari: ‘La valutazione della Commissione prenderà in considerazione anche l’eventuale esistenza di carenze sistemiche nell’attuazione delle norme sulla responsabilità (Dublino) negli Stati membri che beneficiano di misure di solidarietà, in particolare carenze che potrebbero comportare gravi conseguenze negative per il funzionamento del sistema Dublino. Qualora la Commissione individui una situazione di questo tipo, gli Stati membri contributori non saranno tenuti ad attuare i loro impegni di solidarietà né ad applicare compensazioni di responsabilità’, conclude l’Esecutivo comunitario.
In pratica, la scommessa è quella di passare dall’attuale situazione di fatto, in cui i paesi di primo ingresso e in prima linea sui flussi migratori, come l’Italia, sapendo che gli altri Stati membri non sono disponibili ai ‘ricollocamenti’ sul loro territorio, lasciano passare i migranti irregolari attraverso le frontiere verso il Nord Europa, a un sistema in cui funzioni davvero il Regolamento di Dublino, ma compensato dal nuovo meccanismo di solidarietà. Funzionerà?
Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese