Consiglio Valle: è polemica sull’utilizzo del patois in aula
Lo spunto per la discussione parte dall'intervento di Stefano Aggravi e Diego Lucianaz coglie la palla al balzo
Consiglio Valle: è polemica sull’utilizzo del patois in aula. Lo spunto per la discussione parte dall’intervento di Stefano Aggravi sulle modifiche al regolamento interno del Consiglio e Diego Lucianaz coglie la palla al balzo.
Il capogruppo di Rassemblement Valdôtain ha sottolineato «di aver presentato il 17 dicembre 2024 dei contributi ulteriori riguardo ad alcune questioni quali la rappresentanza di entrambi i generi all’interno dell’Ufficio di Presidenza, la mozione di sfiducia motivata verso il Presidente del Consiglio e i componenti dell’Up, la facoltà di intervenire in francoprovenzale e la modifica del parere di compatibilità finanziaria attraverso un parere preventivo».
Il patois non sta a cuore
Non si è sottratto al dibattito Diego Lucianaz (Gm) che del patois ha fatto il suo cavallo di battaglia.
«È un’occasione mancata di riconoscere il diritto dell’utilizzo della lingua francoprovenzale anche in quest’aula: i partiti della maggioranza regionale non hanno voluto esprimersi in questo senso nonostante la mozione approvata all’unanimità nel 2023 impegnasse il Presidente a convocare la Commissione per il Regolamento per valutare una ‘voie juridique’. Mi sarei aspettato un minimo sforzo per applicare ciò che la legge italiana ha già previsto. Invece, paradossalmente, pare che i partiti di maggioranza, tutti asseritamente autonomisti, non abbiano assolutamente a cuore la valorizzazione della lingua millenaria dei valdostani».
Troppi patois
Paolo Cretier (Fp-Pd) ha messo in evidenza «le differenze tra i vari patois parlati in Valle d’Aosta e le diverse interpretazioni in cui possono essere rese in lingua italiana: non è una questione di poco conto perché ogni patois ha espressioni e modi di dire propri che sono tipici dell’idioma di quel preciso territorio e che se non sono tradotti da un esperto possono essere fuorvianti».
L’alternativa
Infine Andrea Manfrin (Lega Vda) ha fatto notare: «Nel Comune di Aosta si può intervenire in francoprovenzale, a patto che alla fine dell’intervento si faccia una sintesi in italiano. Una proposta sulla quale siamo d’accordo e che abbiamo depositato anche per il nostro Consiglio. Si sarebbe potuto fare di più, ma ci sono stati dei veti incrociati».
La replica
Il presidente Bertin ha replicato che le «proposte presentate dai gruppi consiliari sono state diverse, la Commissione nonostante questo ha avuto delle difficoltà ad essere convocata, in ragione di una mancanza di una convergenza trasversale. Il Consiglio ha approvato all’unanimità a inizio Legislatura una significativa modifica: oggi, in mancanza di una condivisione lasciamo il corposo dossier alla prossima Legislatura».
Le modifiche
Le modifiche approvate dall’Assemblea prevedono l’abrogazione di due articoli, 31bis e 115, riguardanti il primo l’Osservatorio regionale permanente sulla legalità e sulla criminalità organizzata e di tipo mafioso e il secondo la nomina dei revisori del conto, essendo stata superata la relativa disciplina dall’approvazione della legge regionale 1/2022 di istituzione dell’Osservatorio regionale antimafia e della legge regionale 14/2021 che ha istituito il Collegio dei revisori dei conti per la Regione Valle d’Aosta.
Inoltre, vi è la modifica dell’articolo 9 e dell’articolo 14 relativi al Presidente del Consiglio e alle attribuzioni dell’Ufficio di Presidenza per allineare le previsioni in essi contenute alla soppressione della Commissione di Coordinamento e alle attribuzioni dell’Ufficio di Presidenza in materia contabile.
(re.aostanews.it)