Agricoltura in allarme per emergenza idrica nel piacentino
Roma, 3 lug. (askanews) – L’estate è appena iniziata, ma per le campagne piacentine si profila già una possibile emergenza idrica. Temperature elevate e scarse precipitazioni stanno compromettendo le risorse disponibili per l’irrigazione. A lanciare l’allarme è Confagricoltura Piacenza, che interviene sulla questione raccogliendo la testimonianza diretta di alcuni imprenditori agricoli della Val d’Arda e della Bassa Val Trebbia.
“La situazione è critica – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra – e rischia di aggravarsi rapidamente se non ci saranno cambiamenti significativi dal punto di vista meteorologico. Il carattere torrentizio dei nostri corsi d’acqua, le riserve idriche strutturalmente limitate, pongono ciclicamente il nostro territorio in una situazione di deficit”.
Ci sono però dei fattori sui quali “è possibile e necessario intervenire. L’efficientamento della rete distributiva è un aspetto sul quale si sta lavorando, ma si deve incrementare e a ciò va affiancata una gestione più razionale della distribuzione. Non possiamo più permetterci improvvisazioni – spiega – servono programmazione e investimenti strutturali, a partire da una modernizzazione delle reti e da un utilizzo programmato della risorsa acqua”.
In Val D’Arda la preoccupazione principale è legata alla capacità della diga di Mignano e alla modalità della distribuzione dell’acqua. Giovanni Bulfari, titolare dell’omonima azienda di Alseno, spiega che la diga di Mignano è l’unica fonte di approvvigionamento. “Quest’anno, però, non è stata autorizzata a raggiungere la capienza massima a causa di problemi idrogeologici a valle. Il risultato è una parziale riduzione delle riserve, che di per sé non sarebbe un problema, se non fosse che la stagione irrigua è partita presto e con temperature elevate”.
Ercole Parizzi, dell’Azienda Agricola Saliceto, aggiunge che “la gestione degli attingimenti dall’Arda negli ultimi vent’anni ha visto un felice passaggio da un vecchio regolamento troppo rigido e inefficiente a un sistema a chiamata, tuttavia questo nuovo meccanismo si sta mostrando ora troppo discriminatorio”.
In Bassa Val Trebbia il problema principale riguarda l’inefficienza della rete e l’instabilità della portata del Trebbia, accentuata dall’attivazione del deflusso ecologico (ex DMV). Stefano Repetti, titolare dell’Azienda Terre della Val Trebbia a Settima di Gossolengo, denuncia una “situazione pesante. Manca comunicazione sui volumi rilasciati e sul deflusso minimo vitale. Fino a qualche giorno fa c’era un flusso accettabile, ma da venerdì scorso è crollato: nel pomeriggio dal canale rio Comune uscivano dal circa 30 litri al secondo per ciascuna utenza. È troppo poco e la pressione è nulla”. Per Matteo Cattivelli, dell’Azienda Cattivelli a Vallera, la zona sulla riva destra del Trebbia, “è passata in poche settimane dall’abbondanza alla siccità. I rivi che servono la pianura, Rivo Pusterla, Rivo Sant’Antonio a Quindicinazza e Rivo degli Ossi si sono prosciugati. Lo stesso vale per la riva sinistra”.