A Roma Conferenza ricostruzione ucraina con l’ombra di Putin (e Trump)
Roma, 5 lug. (askanews) – Vladimir Putin (e Donald Trump) rischiano di rovinare la “festa” a Giorgia Meloni. La premier giovedì e venerdì a Roma ospiterà la Conferenza sulla Ripresa dell’Ucraina 2025 (URC2025). La speranza della presidente del Consiglio sarebbe stata quella di arrivarci con in mano almeno un’ipotesi di cessate il fuoco. E invece il presidente russo continua a colpire senza tregua, mentre quello americano dà segnali di sempre minore appoggio militare a Kiev.
Il leader del Cremlino, in una telefonata con Trump, si è detto disponibile a portare avanti i negoziati, ribadendo però che “non rinunceremo ai nostri obiettivi, occorre eliminare le cause di fondo del conflitto”. Tradotto: l’Ucraina si deve arrendere. E Trump, al di là delle parole, sembra essere decisamente sulla stessa linea, visto che la Casa Bianca ha autorizzato l’interruzione di alcune forniture militari a Kiev – decise da Joe Biden – a partire dai sistemi di difesa anti-aerea Patriot, con la motivazione ufficiale di voler preservare le scorte del proprio arsenale: “Dobbiamo mettere al primo posto gli interessi americani”. Una notizia accolta con sconcerto da Volodymyr Zelensky (solo in parte poi rassicurato dal tycoon) e con ovvia soddisfazione da Mosca che vede “avvicinarsi alla fine della guerra”.
E dunque cosa dirà giovedì Meloni – solida sostenitrice di Kiev ma anche ‘amica’ di Trump – al presidente ucraino, quando i due si vedranno alla Nuvola”, il centro congressi progettato da Fuksas all’Eur? E cosa dirà ai ‘volenterosi’ con cui, lo stesso giorno si collegherà in video-conferenza? Certo, come Europa Building aveva scritto già la settimana scorsa, è sempre più difficile (e irritante) per Meloni destreggiarsi tra la linea europeista e il cosiddetto “rapporto privilegiato” con gli Usa e il tycoon, ribadito anche lo scorso 2 luglio a Villa Taverna, la residenza dell’ambasciatore Tilman J. Fertitta per il party organizzato in occasione del giorno dell’Indipendenza.
Peraltro sul summit incombe la preoccupazione per le mosse di Putin che, in genere, in concomitanza con eventi internazionali diventa ancora più aggressivo. Un pericolo che Meloni ha ben in mente: “Rifletto con voi sul fatto che ogni volta che si cerca di fare qualche passo in avanti, la Russia provoca con attacchi di questo genere, sulla popolazione civile”, aveva detto il 18 giugno in Canada, all’indomani di uno dei più duri bombardamenti subiti dall’Ucraina.
A Roma oltre a Meloni e Zelensky, che si vedranno giovedì 10, saranno presenti oltre 90 paesi, 80 tra capi di Stato di governo, tra cui il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro polacco Donald Tusk, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Insieme, nel pomeriggio di giovedì, si collegheranno per la video-conferenza dei ‘volenterosi’ convocata da Emmanuel Macron e Keir Starmer.
La conferenza – ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che venerdì chiuderà i lavori – “sarà la più grande iniziativa politica dell’anno dedicata alla ripresa e alla ricostruzione dell’Ucraina”, in cui “assumeremo impegni concreti nelle quattro dimensioni su cui abbiamo lavorato in questi mesi: settore privato, riforme, comunità locali, capitale umano. Sono tutti ambiti nei quali l’Italia ha molti esempi di eccellenza ed è in grado di offrire un reale valore aggiunto”.
Giusto parlare di ricostruzione, anche se gli ultimi sviluppi della guerra non fanno bene sperare per quella pace “giusta e duratura” da sempre auspicata dall’Unione europea e dal governo italiano.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli