Il futuro del trail running? La sensibilità verso l’ambiente deve partire dagli organizzatori
I partecipanti alla tavola rotonda al Parco Bollino di Courmayeur
SPORT
di Davide Pellegrino  
il 12/07/2025

Il futuro del trail running? La sensibilità verso l’ambiente deve partire dagli organizzatori

La tavola rotonda che ha aperto l'edizione 2025 del Gran Trail Courmayeur ha messo a confronto manager sportivi, atleti e amministratori pubblici

Il futuro del trail running? La sensibilità verso l’ambiente deve partire dagli organizzatori

Una tavola rotonda ha aperto ieri pomeriggio l’edizione 2025 del Gran Trail Courmayeur.

Di fronte, sul palco del Mont Blanc Trail Fest Village, manager sportivi, atleti e amministratori pubblici.

Jonathan Craig Wyatt: «Aspettare il momento giusto per andare alle Olimpiadi»

Il primo a parlare è stato Jonathan Craig Wyatt.

Olimpionico nei 5.000 metri, 6 volte campione del mondo di corsa in montagna, il neozelandese è running product specialist del marchio italiano La Sportiva, main sponsor del GTC.

«Il trail running è uno sport in continua crescita – ha detto -. I partecipanti ci sono, la disciplina ha grande fascino perché la gente vuole stare nella natura. Noi di La Sportiva puntiamo ad avvicinare chi che corre su strada ai sentieri, io sono stato stregato da questa disciplina. Secondo me si può pensare al salto olimpico, ma non bisogna avere fretta, si deve cogliere il momento giusto. Al momento attuale, il problema più grande sono le riprese, il Cio ha determinati standard che noi non siamo ancora pronti a rispettare. È fondamentale portare spettatori ad assistere agli eventi».

Dani Buyo: «Attenzione a creare confusione con i circuiti»

Il microfono è quindi passato a Dany Buyo.

«Il nostro sport sta riscuotendo grande interesse – ha sottolineato il direttore della Trailcat che fa parte delle TORX eXperience -. I praticanti sono in continuo aumento, così come il numero di competizioni. Bisogna però fare attenzione a non istituire troppi circuiti, perché si rischia di creare confusione e allontanare la gente».

Jay Jang: «Organizzare gare in montagna è delicato»

Dalla Corea ha portato la sua esperienza Jay Jang.

«Il futuro è sicuramente dalla parte dello sport che noi amiamo – ha dichiarato l’organizzatrice dell’Ulju Trail Nine Peaks -. Gli eventi continuano a nascere, per la gioia dei praticanti, che crescono di pari passo. Quando ci si avvicina all’organizzazione di una gara, però, bisogna farlo con il giusto approccio alla montagna. Allestire un evento in questo contesto naturale è un’operazione molto delicata».

Tommaso De Mottoni: «Mantenere l’equilibrio tra quello che si immette e quello che si chiede al territorio»

Interessante la riflessione di Tommaso De Mottoni, al timone della Corsa della Bora.

«Il trail running cresce e diventa una macchina che assorbe sempre più risorse – ha spiegato il finisher del Tor des Géants -. Gli organizzatori devono saper mantenere l’equilibrio tra quello che si immette nel territorio e quello che si chiede, se no si rischia di arrivare al punto di rottura. Stanno aumentando le gare brevi, sono un momento di entrata interessante e una soluzione per chi accompagna gli atleti di quelle lunghe, completando il portafoglio di eventi proposti.

Il problema grosso dal punto di vista ambientale non sono i concorrenti, se perdono qualcosa lungo il tracciato, c’è chi raccoglie per loro. Bisogna fare attenzione agli imballi e ai generatori, l’ambiente muore per come vengono organizzate le gare, non per come si comporta chi le corre. Noi acquistiamo sempre più a km zero e ci rivolgiamo a ditte che limitano gli imballi. Abbiamo chiesto la certificazione alla Regione Friuli, il rifiuto prodotto dall’organizzazione viene pesato e certificato. Si devono saper fare delle scelte importanti, comunicandole poi in modo efficace. Nelle ultime edizioni abbiamo rinunciato a due grossi sponsor di acqua e integratori perché non ci garantivano di ridurre la quantità di imballi».

Marta Poretti: «L’obiettivo di organizzatori e federazioni è l’educazione dei partecipanti»

Di diverso avviso è Marta Poretti.

«In questi anni ho visto l’evoluzione del trail running e sono preoccupata dal fatto che parliamo di gare in un contesto naturale che richiede di essere rispettato – ha spiegato l’organizzatrice dell’Ultra Trail del Lago d’Orta -. L’obiettivo per organizzatori e federazioni è l’educazione dei partecipanti, le persone devono capire che stanno correndo in un ambiente che merita rispetto. Una delle questioni da porsi è il numero di atleti da mettere sui sentieri. D’altro lato, il nostro sport è un importante strumento di valorizzazione dei territori e le gare aiutano a mantenere attivi determinate vie. È fondamentale trovare il giusto equilibrio e far sì che le regole siano identiche in tutte le gare, in modo da dare una linea univoca di comportamento ai partecipanti».

Giulia Guedoz: «Grande crescita vuol dire grandi sfide sociali e organizzative»

L’Ultra Trail du Mont Blanc è uno dei marchi che dimostra maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente.

«Il modello UTMB non è l’unico possibile, non puntiamo al monopolio del mercato – ha sottolineato Giulia Guedoz, responsabile UTMB per l’Italia -. La nostra è una società commerciale, non associativa, facciamo business, ma i corridori possono scegliere quello che vogliono. Noi siamo attori del territorio aperti al dialogo e in virtù di queste interlocuzioni, quando una comunità ci chiede di sistemare un sentiero, lo facciamo.

Non pensiamo che soltanto le nostre idee siano corrette, anzi, dialogando abbiamo la possibilità di prendere spunto da idee degli altri che funzionano. Da una gara che c’era in Cina è nata la regola che i concorrenti devono portarsi i piatti per i cibi caldi ai ristori. Ogni attività umana ha un impatto sull’ambiente che va misurato e poi compensato. Da noi il grosso è lo spostamento degli atleti, vogliamo corridori da tutto il mondo e questo va compensato, noi premiamo chi organizza i viaggi riducendo le emissioni negli spostamenti. L’impronta carbonica la compensiamo piantando alberi e pulendo i mari».

Franco Collé: «Trail running disciplina che valorizza il territorio e spinge il turismo»

E proprio sul pianeta UTMB è sbarcato quest’anno da organizzatore Franco Collé.

Il quattro volte vincitore del Tor des Géants manderà in scena la prossima settimana la Monte Rosa Walserwaeg by UTMB.

«Il trail running è ancora una disciplina speciale, con una nicchia tutta sua – ha detto l’ingegnere gressonaro -. Chi vuole vincere rappresenta una minima parte degli iscritti, tutti gli altri arrivano per vedere le montagne; la nostra disciplina è più un volano per il turismo che agonismo. Chi non punta al risultato vuole scoprire posti nuovi, magari con la famiglia, e sceglie le gare di trail per trovare un percorso segnato e ristori puntuali. Gli organizzatori devono sfruttare queste occasioni per far conoscere le bellezze della loro terra e porre i presupposti perché i partecipanti tornino anche in altre stagioni. La Valle d’Aosta è stata brava a puntare su questo sport, Chamonix ancora di più».

Paolo Gregorini: «Fare grande attenzione alla sicurezza»

Paolo Gregorini è sindaco e organizzatore.

«Il Trail dell’Adamello è nato 11 anni fa e mi ricordo quando venivo qui a copiare da Alessandra Nicoletti, affascinato da questo mondo in crescita – ha dichiarato il patron della gara inserita nel circuito TORX eXperience -. Il nostro mondo sta andando avanti e cresce, chi corre sulle strade vuole spostarsi e vivere la natura. È un momento da cavalcare, ma bisogna fare grande attenzione alla sicurezza, c’è ancora tanto da lavorare. Per noi è il secondo anno nelle TORX eXperience, circuito che ci sta aiutando a far conoscere la nostra gara. Io non sono favorevole all’obiettivo di puntare alle Olimpiadi, sono uno scialpinista e non vorrei vedere lo stesso crollo accusato dallo skialp che si è snaturato. Da sindaco di Vezza d’Olio, l’evento è nato per portare turismo promuovendo il territorio e rispettando la natura».

Alessandra Nicoletti: «Una gara di trail running è un’esperienza»

La padrona di casa è sulla stessa lunghezza d’onda di Gregorini.

«Sentir parlare di Olimpiadi o di World Series mi fa paura – ha sottolineato Alessandra Nicoletti, presidente di VDA Trailers -. Il rischio è di perdere quella passione di andare per sentieri che ha fatto nascere e crescere la disciplina. Partecipare a una gara di trail running è sia agonismo (per i pochi che puntano a vincere), che un’esperienza (per i molti che vogliono godersi quello che stanno facendo). A livello di impatto sull’ambiente, non punterei il dito contro ai partecipanti: chi fa le gare di trail running, ama stare nella natura e tende a preservarla, difficilmente buttano le cose in giro, al massimo le perdono e le scope le raccolgono. Siamo noi organizzatori a dover limitare l’utilizzo di certi materiali, l’impatto più grosso è creato da noi e siamo noi a dover capire a arrivare a limitare l’impatto sul territorio. Come VDA Trailers applichiamo le strategie del nostro programma Ecolotor».

Giulio Grosjacques: «Il trail running pronto a entrare nel nuovo piano di marketing strategico della Regione»

La Valle d’Aosta sta puntando forte sul trail running, come conferma la legge in approvazione che prevede un contributo di 400mila euro all’anno per un triennio per la Monte Rosa Walserwaeg.

«Abbiamo deciso un sostegno dell’ingresso dell’UTMB in Valle d’Aosta e la legge dovrebbe essere approvata nella prossima adunata del Consiglio regionale – ha detto l’assessore regionale allo sport e turismo, Giulio Grosjacques -. Noi sosteniamo tutte le gare che ci sono sul nostro territorio, perché aiutano a promuoverlo. Il sostegno diretto è quello che si vede e fa notizia, ma non bisogna dimenticare le 350 persone dell’assessorato all’agricoltura che si occupano della manutenzione dei sentieri e il personale dell’assessorato alla sanità o della protezione civile o del soccorso alpino che scendono in campo per i grandi eventi come il Tor des Géants.

Ci stiamo preparando ad aggiornare il piano di marketing strategico, nel 2008 erano presenti le martze a pià, oggi il trail running è pronto a entrarci in quanto riveste un’importanza grande per l’indotto che porta. Atleti e accompagnatori soggiornano sul territorio, i rifugi beneficiano di questi eventi, si è sviluppata un’economia legata a questa disciplina. Io non credo che sia corretto parlare di soggetti che puntano a essere monopolisti, mi piace parlare di professionisti. A mio parere chi si rivolge a VDA Trailers o a UTMB lo fa per praticare uno sport sostenibile in piena tranquillità. Ed è bellissimo che gli organizzatori dimostrino una sempre maggiore sensibilità nei confronti delle persone con disabilità, destinatarie di un’assistenza decisamente importante e di livello».

(davide pellegrino)