Consiglio di Aosta, il congedo del sindaco Nuti: «Avremo i meriti quando sarà il tempo, ora ci prendiamo gli insulti»
Nell'ultima seduta del consiglio comunale di Aosta prima della tornata elettorale, il primo cittadino Gianni Nuti ha ripercorso il suo quinquennio, togliendosi anche qualche sassolino: «Buon lavoro al sindaco che la città dimostrerà di meritare»
«Avremo i meriti quando sarà il tempo, ora ci prendiamo solo gli insulti». Sono parole che il sindaco Gianni Nuti rivolge all’assessore Corrado Cometto, ma rappresentano forse la summa del discorso di congedo del primo cittadino, pronunciato in apertura dell’ultimo consiglio comunale di Aosta.
Consiglio Aosta: il congedo di Gianni Nuti
In una seduta cominciata con un’ora di ritardo, l’apertura, dopo le parole del presidente del consiglio, Luca Tonino («il Consiglio è diventato casa della democrazia, ma anche dove la politica incontra le persone e dove si costruisce comunità»), è toccata al primo cittadino uscente, Gianni Nuti, messo già da parte nelle discussioni sul futuro della città.
E lui, ribattendo punto su punto, ha pensato bene, tra un singhiozzo e qualche lacrima, di tirare fuori gli artigli, ribadendo che «non abbiamo fatto altro che onorare l’impegno preso (il programma ndr.), cosa che non capita spesso».
Nuti: «Ricevuto tanto veleno»
E per farlo, l’ormai ex sindaco, ha usato la sua arma, l’oratoria, dove risulta forse ineguagliabile all’interno di tanti consessi di chez nous (e non solo).
«Per l’ultimo atto ci vogliono parole definite e ben dette – ha esordito Gianni Nuti -. Le parole sono farmaco e veleno e di questo ne abbiamo ricevuto molto, senza mai rispondere a vigliacchi somministranti e senza mai lamentarci».
Se per il primo cittadino le parole sono «simboliche, uniscono, consolano e salvano», per i «populisti e demagoghi», queste si fanno «diaboliche, dividono, aggrediscono e uccidono».
Nuti ha riconosciuto come «ogni cosa muore; sentiamo che è cosa giusta, ma non sappiamo perché e non ci diamo pace», ma ha individuato anche in ogni fine «una nascita», un po’ come quando Cristoforo Colombo, partì «per una meta», salvo poi scoprirne un’altra.
Nuti: «Programma rispettato»
Poi, il momento delle rivendicazioni, e di un programma «molto ambizioso, con ancoraggi solidi da una parte e fantasticherie dall’altra», in cui solo un’incapacità di lettura esterna può spiegare «alzate di scudo di fronte a quanto scritto – ha continuato -. Altrimenti non si permetterebbero di darmi dell’arrogante, quando non abbiamo fatto che onorare l’impegno preso, cosa che non capita spesso».
E poi un lungo elenco, a ricostruire il viaggio dell’ormai celebre «viandante» che, toccherà agli altri valutare, può aver visto «trasformare la città o in meglio o attraversato macerie, degrado, malavita e immobilismo, come narrano coloro che con rozzezza usano parole come veleno, non come farmaco».
Nuti: le cose fatte
Ed ecco quindi l’elenco.
Dalla pulizia degli «imbrattamenti», alla «trasformazione della città con opere belle», passando per una partecipata Aps «restituita con una situazione economica virtuosa», fino alla riqualificazione di farmacie e al restauro della sala del commiato.
E poi ancora il recupero del Caffé Nazionale, il bando per il rinnovo di Casa Deffeyes, la rinascita del Café du Théâtre, ma anche l’arrivo di «100 telecamere in più, smentendo le dicerie su governi di sinistra che lasciano la criminalità muoversi senza problemi».
La cultura
Un accento importante su cultura e istruzione, perché «crediamo che lo sviluppo della nostra Europa passi attraverso il riposizionamento al centro del valore del pensiero».
E quindi dal ripristino dei soggiorni marini alla nuova mensa scolastica, passando per piazza Salvo D’Acquisto, il campo da basket di via Vuillerminaz e le opere artistiche per le pensiline e i cartelloni pubblicitari, fino al rinvigorimento di Enfant Théâtre.
Ma anche eventi come il ritorno in grande stile di Aosta Classica, Riverberi, e la biblioteca diffusa, oppure la nascita di nuovi appuntamenti in piazza e i riconoscimenti ottenuti dal Marché Vert Noël.
Per arrivare al lungo calendario di appuntamenti legati «all’esperienza condivisa e corale di Aostae2025».
Il sociale e lo sport
Altro aspetto fondante del quinquennio nutiano, il sociale.
A cominciare dall’impiantistica sportiva, che nel 2027 vedrà la nascita del nuovo palaghiaccio, e già da ora può osservare un Palaindoor sistemato (manca ancora qualche intervento in realtà), una quasi conclusa pista di atletica e tre offerte sul tavolo per il futuro maneggio, senza dimenticare le opere portare al Giusto Grange.
Ma anche il rilancio della Bocciofila del Quartiere Cogne e gli investimenti sulla cura delle persone anziane attive e non autosufficienti.
Accento particolare per i diritti, a cominciare dalla nascita dell’Aosta Pride.
«Teniamo ai diritti di tutti e tutte di essere in pace e insieme – ha ricordato -. A noi sta roba piace e la consideriamo fondamentale per la vita libera; noi abbiamo solo favorito la manifestazione pubblica del proprio sentirsi differenti».
Infine, l’arrivo della casa per persone con disabilità all’ex Doravidi, nonché della stazione di posta Casa Benedino e alla ripartenza decisa del futuro centro sanitario polivalente del Brocherel.
Lavori pubblici e opere
In materia di opere e lavori pubblici, il sindaco Gianni Nuti ha espresso la propria visione «pensando che le periferie fossero il centro della città e da lì siamo partiti per intercettare oltre 50 milioni di euro dal Pnrr che, lo ricordo, vedrà il gettito Irpef finire nelle tasche di tutti i valdostani».
Ecco quindi la massiccia riqualificazione del Quartiere Cogne, il piano sul Quartiere Dora, ma anche la viabilità, a cominciare dalla trasformazione di via Monte Emilius, fino ad arrivare ai nuovi parcheggi nello spiazzo adiacente l’ex Caserma della Finanza e in via Clavalité.
Giunto finalmente a completamento il profondo restyling di piazza Giovanni XXIII, Gianni Nuti ha ricordato anche la «trasformazione in spazio aperto» nella zona dell’UniVdA, nonché il recupero dei portici sotto il municipio; il tutto senza tralasciare la tanto contestata «ciclabilità lungo tutto il tessuto urbano», nonché il tanto atteso parcheggio di Excenex, ormai vicino a conclusione.
Verde pubblico
Il verde pubblico ha fatto discutere molto.
«I risultati non sono quelli prefissati, ma abbiamo fatto quanto possibile con le nostre forze – ha concesso il primo cittadino -. Abbiamo però rinnovato il Puchoz, avviato la riforestazione dell’area nei pressi della Cidac e riempito alberature interrotte».
Il bilancio: «Aosta è un albero che si apre al vento»
Tirando le somme, Gianni Nuti ha tracciato il bilancio di una città che non deve essere solo «necessaria», ma «plurale, stratificata, un albero che si apre al vento».
Con una macchina amministrativa «riorganizzta due volte», il sindaco ha sentito di lasciare «tutto questo affinché resti una traccia del viaggio – ha aggiunto -. Cambiare per cambiare, interrompere la continuità, è la morte delle cose. In tanti hanno evidenziato la nostra scarsa capacità comunicativa, ma non abbiamo trascorso il tempo a postare video e commenti, ma piuttosto a cogliere un’opportunità storica», senza usare «parole per contrapporci alle distorsioni della realtà».
Senza scomodare il Mussolini a petto nudo e inaffiare e trebbiare, il sindaco ha confessato un particolare.
«Più volte mi sono aggirato per la città a raccogliere rifiuti e anche deiezioni canine, ma sempre curandomi di non farmi vedere – ha detto -. Non volevo facile consenso, ma prendermi cura della città umilmente», peraltro «seminando speranza e fiducia nel futuro, di cui i cittadini trarranno beneficio domani».
Il bilancio della Giunta
Rivendicando lo spazio dato alla sua Giunta, «sostenendo tutti e lasciando liberà di esprimersi», tenendo una squadra «coesa, con un’immagine meno litigiosa di altre assemblee», il sindaco ha dato «l’addio definitivo».
«Non vivrò da straniero in città, ma mi dedicherò a un otium militante, occupandomi dell’ars politica, soprattutto quando ci saranno ingiustizie e vedrò schiacciare i fragili».
Poi i ringraziamenti, a cominciare da Corrado Cometto «uomo di gomma che ha tenuto testa a tutte le procelle interne ed esterne che hanno minato un grandissimo lavoro», per passare a Loris Sartore «il programmatore, rigenerato da uomo di opposizione a uomo di governo».
Ma anche a Titti Forcellati «il nostro centravanti di sfondamento che ha completato tutto il programma»; Samuele Tedesco «uomo su cui ho investito, sapendo che c’era del talento che si è manifestato»; Alina Sapinet, «l’anima popolare che ci prendeva dalla mongolfiera e ci tirava a terra».
E ancora la vice sindaca Josette Borre: «Me l’hanno appiccicata adosso, ma è stata una compagna di strada ineguagliabile».
Infine, tra le lacrime, un grazie alla famiglia, «per la pazienza avuta con me nell’aspettarmi, accogliermi, riecheggiare le pene, farle proprie e scaricarmele; basta che ci siano loro, tutto il resto non importa».
E, in ultimo, alla mamma.
«Ha resistito altri cinque anni dopo la mancanza di mio padre – si è congedato Nuti -, accettando che la vedessi poco. La rassicuro: un lavoro ce l’ho, e dovrebbero avercelo tutti dopo».
E quindi, «buon lavoro a chiunque verrà dopo di me, in particolare al sindaco che la città mostrerà di meritare».
(alessandro bianchet)