Dalla Dietrich a Levi Strauss, storie di migranti da Bremerhaven
AskaNews
di admin Administrator  
il 18/08/2025

Dalla Dietrich a Levi Strauss, storie di migranti da Bremerhaven

Milano, 18 ago. (askanews) – (di Cristina Giuliano) Questo mese il Centro Tedesco per l’Emigrazione di Bremerhaven festeggia un traguardo importante: il suo 20esimo anniversario. Per due decenni ha raccontato la storia di milioni di migranti, un luogo dove passato e presente si intrecciano, dove le storie di ieri si annodano all’oggi. Non solo storie locali: è un racconto globale che tocca temi universali come la speranza, il coraggio e la ricerca di una vita migliore. E parla di coloro che hanno lasciato il Vecchio continente per il Nuovo Mondo, diventando postini o magnati, stelle del cinema o casalinghe, inseguendo la roulette di un destino che può trasformare il fortunato in Levi Strauss o Marlene Dietrich, oppure gettarlo nella miseria. Ma non nell’oblio.

Dal 2005, questo museo è stato il primo in Germania a dare visibilità e corpo alla storia dell’emigrazione e dell’immigrazione. Non solo racconta le storie dei migranti del passato, ma le rende vive, partecipative, e le collega anche ai fenomeni migratori moderni che oggi influenzano profondamente la società tedesca. Ma perché proprio a Bremerhaven? La città portuale ha un legame storico con il fenomeno dell’emigrazione: qui passava il più trafficato collegamento transatlantico al mondo, con milioni di emigranti diretti verso il Nuovo Mondo.

LA PORTA PER IL MONDO

Fondata nel 1827 dalla Libera Città Anseatica di Brema, Bremerhaven sorge alla foce del fiume Weser, affacciata sul Mare del Nord. Grazie agli emigranti, la città è diventata un porto d’oltremare di fama mondiale. Stipati in cuccette nelle stive delle navi, più di 7,2 milioni di persone partirono da qui tra il 1830 e il 1974, alla ricerca di un futuro migliore. Alcuni, come Levi Strauss o Marlene Dietrich, non solo sopravvissero al lungo viaggio, ma divennero vere e proprie icone.

Il viaggio non era facile, solo un dato: il tragitto da Bremerhaven a New York poteva durare anche sei settimane, spesso di più. Alcune navi, come la leggendaria “Bremen”, furono progettate appositamente per facilitare questo traffico migratorio, diventando simbolo di una nuova speranza. Nel 1929, la “Bremen” stabilì addirittura il record di traversata atlantica più veloce dell’epoca, impiegando solo 4 giorni, 18 ore e 17 minuti.

DALLA STIVA ALL’OLIMPO

L’era dell’emigrazione via Bremerhaven si concluse nel 1974, ma le storie degli emigranti non finirono mai. Molti, partiti con pochi averi e sogni in tasca, cambiarono per sempre il mondo.

Alcuni divennero nomi così importanti da indicare un’epoca o un prodotto intramontabile:

Marlene Dietrich, la celebre attrice, nel 1930, sbarcò a New York a bordo del “Bremen” e, dopo aver conquistato Hollywood, nel 1931, fu candidata all’Oscar e nel 1936 rifiutò un’offerta lusinghiera da parte dei nazisti. Invece, ottenne la cittadinanza statunitense e si schierò con gli Alleati.

Levi Strauss, il genio dietro i mitici jeans, che emigrò nel 1847 con la sua famiglia e, dopo aver intrapreso la carriera di commerciante, divenne uno dei simboli della moda mondiale. Si dice che tutto accadde quando seguì i cercatori d’oro verso l’Ovest. I suoi pantaloni comodi e robusti divennero popolari. Inventò i jeans e li brevettò negli anni ’70 dell’Ottocento.

Carl Laemmle, co-fondatore di Hollywood, che, arrivato a New York nel 1884, poi a Chicago, e infine a Los Angeles, costruì il colosso del cinema Universal Studios.

E poi c’è Adolphus Busch, fondatore della birra Budweiser, che arrivò negli Stati Uniti nel 1857 e, unendo le forze con il birraio Eberhard Anheuser, creò una delle birre più famose al mondo, che oggi è parte del gigante AB InBev.

UN MUSEO PER IL FUTURO

Il Centro Tedesco per l’Emigrazione però non è solo un viaggio nel passato, ma un’opportunità di riflessione anche per il presente. In un’epoca in cui le migrazioni continuano a essere un tema caldo e urgente, il museo offre uno spazio di comprensione, sensibilizzazione e dialogo. In fondo, la migrazione è una parte di noi tutti, che attraversa i secoli e le frontiere, raccontando la forza di chi ha cercato un domani migliore, lontano dalle sofferenze e dalle difficoltà.

Bremerhaven, con il suo Museo dell’Emigrazione, resta così un punto di riferimento non solo per la Germania, ma per l’intero mondo, ricordando a chi è nato nel Vecchio Continente che ogni migrazione è una storia di sfide, sogni, e speranze.

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