Ciclismo: il prezioso triangolo d’oro di Paolo Mei
Paolo Mei intervista Fabio Aru (foto Umberto Zollo)
SPORT
di Davide Pellegrino  
il 03/09/2025

Ciclismo: il prezioso triangolo d’oro di Paolo Mei

Lavorando alla Vuelta, il giornalista e speaker di Cogne ha completato il triplete dei più importanti giri internazionali

Triplete doveve essere e triplete è stato, così Paolo Mei ha completato il suo triangolo d’oro.

Cavalcando al massimo il notevole impegno di Toscana e Piemonte, che negli ultimi due anni hanno saputo accaparrarsi le Grandi Partenze di Tour de France e Vuelta, lo speaker valdostano ha messo a segno la sua fantastica tripletta da ugola delle tre principali corse a tappe del mondo.

Il giornalista di Cogne sta festeggiando nel modo migliore l’anno del mezzo secolo di vita (traguardo che lo attende il 4 ottobre) e, tutt’altro che appagato, guarda con entusiasmo e curiosità alle nuove sfide professionali che lo attendono.

Paolo Mei: «Giro, Tour e Vuelta sono qualcosa di pazzesco»

Paolo, dopo il Giro e il Tour, ecco la Vuelta. Come si sente dopo aver completato il triplete delle grandi corse a tappe europee?

«Giro, Tour e Vuelta sono qualcosa di pazzesco. Quando mi chiamarono per il giro nel 2011 mi sembrava un sogno. Il Tour ha arricchito il mio curriculum in maniera netta e la Vuelta è arrivata come la ciliegina sulla torta. Ho chiuso il cerchio, anzi il triangolo».

Paolo Mei: «Un onore immenso lavorare anche per la Vuelta»

Che emozioni le ha regalato prestare la voce per la corsa spagnola?

«È un onore immenso. È esattamente come a Giro e Tour, ti accorgi che è una delle tre piu importanti al mondo quando vedi il parco partenti, con i migliori al mondo».

Qual è l’immagine più bella che le rimane di questi giorni?

«Forse la team presentation quando è toccato a Egan Bernal che, intervistato in spagnolo, ha detto: “Parlo italiano, sono cresciuto a 40 km da Torino”».

Paolo Mei: «Il Piemonte raccoglie i frutti di passione e investimenti»

Con tutto il rispetto del mondo per Ceres, cos’ha provato nel vedere la Vuelta Espana che arrivava lì, mentre la Valle d’Aosta, con le sue salite iconiche e le sue innegabili bellezze, non riesce ad approdare nei grandi giri internazionali?

«Il Piemonte ha investito tantissimo, in particolare sul ciclismo, e questo è il risultato della passione per la bicicletta anche da parte degli amministratori. Credo che la Valle d’Aosta abbia delle potenzialità immense e noi abbiamo, anzi, avremmo arrivi più iconici di Ceres e anche di Limone».

Paolo Mei: «Tre gare-tre colori, Giro, Tour e Vuelta sono unici»

Giro-Tour-Vuelta: cosa li rende così speciali?

«La maglia rosa, le maillot jaune e la leggendaria “roja”. Tre gare, tre colori. 21 tappe a testa, 22 squadre ciascuna. Uno in primavera, uno in estate e l’ultima quasi in autunno. Il Giro il più duro altimetricamente, il Tour il più difficile per il caldo e il parco partenti, la Vuelta la più pazza e imprevedibile».

Chi vince l’edizione 2025?

«Prendo Jonas Vingegaard, ma farei attenzione a O’Connor».

Paolo Mei: «Che bello l’arrivo di Roma, che dolore la morte di Silvano Janes ad Asiago»

Il giorno più bello e quello più brutto dei suoi ultimi 12 mesi da speaker?

«Il più bello, direi l’ultima tappa a Roma con la premiazione finale del Giro. Il più brutto? L’anno scorso a settembre durante gli europei gravel ad Asiago morì Silvano Janes in corsa: quello fu bruttissimo».

Paolo Mei: «Le Olimpiadi sono un obiettivo a medio termine»

Lei è uno speaker poliedrico, ma il ciclismo è senza ombra di dubbio lo sport del suo cuore: cosa le manca per poter dire di non aver più nulla da chiedere al futuro?

«Quando non hai più nulla da chiedere al futuro finisci di sognare e si spegne il fuoco: in quel momento devi smettere e cambiare. Non sono ancora al capolinea, spero. I Giochi Olimpici invernali sono alle porte e quello è uno degli obiettivi a breve termine. Poi, mi piacerebbe fare lo speaker a qualche corsa di ciclismo in terra francese».

Il conto alla rovescia per le Olimpiadi di Milano Cortina corre: sarà presente alla rassegna a cinque cerchi?

«Una prima mail del comitato Milano Cortina 2026 è arrivata a luglio. A settembre dovrebbe definirsi il tutto, in questo caso l’obiettivo è lo sci di fondo in Val di Fiemme. Sembra praticamente fatta, ma meglio aspettare l’ufficialità».

Paolo Mei: «Fondamentale adattarsi ai nuovi modi di comunicare»

Cosa significa lavorare per un’Olimpiade in Italia nell’era della comunicazione di massa, dello streaming e dei social?

«Significa stare al passo coi tempi, evolvere, adattarsi ai nuovi modi di comunicare. Mantenersi vivi cercando di capire da che parte va la conunicazione. I social hanno stravolto, non sempre in meglio, la nostra vita, ma nel caso del mio lavoro, aiutano. A patto di saperli usare bene, nelle giuste dosi e modalità. Non dimenticando che la realtà è al di fuori».

Paolo Mei: «Sono attratto dalla radio, mi ispirano i video podcast»

Mai pensato di sconfinare con decisione fuori dall’ambito sportivo?

«Sinceramente no, ma sono aperto a eventuali novità. Per esempio, mi ha sempre attratto la radio e mi ispirano certi video podcast fatti bene con un testa a testa con l’ospite: una cosa tipo “one more podcast”».

Paolo Mei: «Sogno la Grande Partenza di Giro o Tour dal Teatro Romano di Aosta»

Quale sarebbe la ciliegina sulla torta della carriera di Paolo Mei?

«La ciliegina sulla torta per me sarebbe presentare la Grande Partenza del Giro d’Italia o del Tour de France da Aosta. Immagino la presentazione delle squadre al Teatro Romano, illuminato di rosa o giallo all’imbrunire. Sarebbe una ciliegina con tanta panna».

(davide pellegrino)

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