Consorzio vini Asolo Montello compie 40 anni con 32 mln di bottiglie
Milano, 14 ott. (askanews) – ‘Il Prosecco di Asolo si differenzia per la bellezza intrinseca al territorio che vuole rappresentare e per la cultura di cui è intrisa questa bellezza. Siamo un piccolo territorio circoscritto, dove non esiste la monocultura della vite e la biodiversità è un mantra. Abbiamo la fortuna e la forza di poter raccontare un territorio che mantiene la sua diversità e sa fare eccellenza di questa diversità’. A dirlo ad askanews è Michele Noal, presidente del Consorzio per la tutela dei vini Asolo Montello, che per celebrare quarant’anni di storia ha organizzato, l’11 e il 12 ottobre, una due giorni di incontri e degustazioni tra Asolo e Villa di Maser. Un evento di grande successo, funestato dalla tragica scomparsa del 44enne vignaiolo Matteo Forner, morto mentre stava lavorando nell’azienda agricola di famiglia, Pat del Colmel.
In provincia di Treviso e a circa settanta chilometri da Venezia, l’area compresa tra Asolo e il Montello è un bellissimo quadro in cui viticoltura, paesaggio e storia si intrecciano. Anzi, dove il racconto culturale è parte della stessa geografia. Asolo, borgo murato inerpicato sulla cima di una collina dominata dal Monte Ricco, su cui sorge la Rocca medievale (simbolo peraltro impresso nel logo dell’Asolo Prosecco Docg), fu rifugio di viaggiatori, artisti, letterati e mecenati, grandi figure che vanno da Caterina Cornaro, regina di Cipro, a Eleonora Duse, da Freyja Stark a Robert Browning, passando per Gian Francesco Malipiero e Carlo Scarpa. I celebri boschi del Montello, ibrido tra montagna e collina ‘bucato’ da duemila tra doline e grotte, contribuirono, tra l’altro, a fornire il legno per le palafitte su cui poggia Venezia, che nel Trecento tassò per un terzo in più questi vini, rispetto a quelli provenienti da altre aree, perché ritenuti di qualità superiore.
In questo contesto, a quattro decadi dalla fondazione dell’ente consortile ad opera di sette soci, si è tenuta una tavola rotonda al Teatro Duse che ha fatto il punto sulla Denominazione nel rapporto con il territorio e un grande banco d’assaggio con lo slogan ‘Elevate your choice – Vino, bellezza e territorio’ nel meraviglioso edificio progettato da Andrea Palladio a Maser, a cui hanno partecipato 40 Cantine, arricchito da due degustazioni guidate da Armando Castagno dedicate al legame tra vino, arte e paesaggio.
Durante l’incontro, moderato dal giornalista Sebastiano Barisoni, sono intervenuti il segretario della Cgia di Mestre, Renato Mason, Eugenio Pomarici, ordinario dell’Università di Padova, e Marco Simoncini, responsabile commerciale di Metrica Ricerche. Quest’ultimo ha realizzato uno studio dal quale emerge che l’Asolo Prosecco Superiore è sempre più apprezzato e fidelizza chi lo scopre, ma la conoscenza della Denominazione deve ancora rinsaldarsi all’interno del complesso panorama del mondo Prosecco. Deve inoltre consolidare la propria posizione di mercato e crescere in valore, valorizzando il terroir, sviluppando l’enoturismo e crescendo in sostenibilità, ma soprattutto puntando sul riconoscimento dell’alta qualità del prodotto e sulla competitività del rapporto qualità-prezzo.
Sostanzialmente alle medesime conclusioni è giunto anche il professor Pomarici, evidenziando che per le Docg del Prosecco ‘si tratta di livellare verso l’alto la produzione’. ‘I prodotti non sono tutti uguali, non hanno tutti lo stesso prezzo sul mercato e quindi, quantomeno, bisogna ragionare su come ottimizzare i processi, possibilmente valorizzando le differenze territoriali’ ha proseguito il docente ricordando il lavoro sulla zonazione condotto da Attilio Scienza nel 2012 per il Consorzio, e sottolineando che ‘si tratta di fare oggi quello che potremmo chiamare il marketing della scarsità. Gli autocontingentamenti dell’offerta determinano inevitabilmente delle tensioni sui prezzi, che vanno gestite, però questa è la prospettiva’.
Il tema del valore è uno di quelli su cui più ci si interroga nelle Docg del Prosecco. ‘È la vera sfida che abbiamo di fronte e che ci vede tutti impegnati, piccoli e grandi produttori. La quantità è importante perché i volumi ti consentono di fare massa critica, mentre la qualità va fatta capire e percepire al consumatore, consentendoti così di aumentarne il valore’ racconta ad askanews Noal, spiegando che ‘i soci del nostro Consorzio oggi hanno chiaro che dobbiamo investire non tanto sui volumi, quanto piuttosto sui margini, cioè sulla redditività, sia per le Cantine che per il territorio, e il Consorzio vuole assumersi la responsabilità di questa sfida. Gli strumenti che abbiamo a disposizione non sono molti: c’è il potenziale agricolo e quello vitivinicolo, e così abbiamo bloccato gli impianti per tre anni, non perché siamo ‘riservisti’ ma perché vogliamo capire innanzitutto dove andare. E a questa domanda – continua Noal – non può rispondere solo il Cda, ma i soci, e io sto cercando di far sì che tutti i soci siano consapevolmente responsabili di questa scelta. Ecco perché ho bisogno dei numeri certi del potenziale, dati che arriveranno il 28 febbraio 2026, quando finalmente il tema della doppia rivendicazione non ci sarà più perché l’abbiamo bloccata e la scelta dei viticoltori per l’Asolo Docg durerà tre anni (per le vendemmie 2025, 2026 e 2027, ndr). Ci sarà inoltre la possibilità di estirpare quei vigneti che vorremmo portare solo ad Asolo. Quando ci sarà il dato – chiosa il presidente dell’Asolo Montello – avremo davanti due strade: aprire gli impianti e puntare sulla quantità, o cominciare a crescere e a credere nel prodotto e a far sì che si aumenti il valore aggiunto della bottiglia’.
Dei 43.507 ettari totali dei Comuni della Denominazione, sono solo 2.271 quelli vitati (poco più del 5%, contro il 29% di boschi) dove si producono il Montello Docg (poco meno di 26mila bottiglie), il Montello Asolo Doc (474mila) e soprattutto l’Asolo Prosecco Superiore Docg. Quest’ultimo, riconosciuto Doc nel 1977 e Docg nel 2009, ha vissuto un’evoluzione straordinaria, passando da 1,2 milioni di bottiglie a quasi 32,4 milioni nel 2024 (di cui 19,1 milioni finiscono all’estero). La più piccola Denominazione del sistema Prosecco è stata anche la prima ad introdurre la categoria extra brut (che definisce un residuo zuccherino tra 0 e 6 g/l), regalandosi così tra le sue espressioni oggi più interessanti, assieme alle diverse versioni ‘sui lieviti’ (si vedano, solo per fare un esempio, aziende come Case Paolin, Bele Casel, Vigna Rampante, Tenuta Amadio o I Mostaccin), con la Glera come base e la possibilità di ricorrere a Bianchetta Trevigiana, Verdiso, Perera e Glera Lunga.
Il Montello Docg rappresenta invece la tradizione rossa ed è tra le culle italiane dei vitigni di origine bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Malbec), oltre che della Recantina, varietà locale tardiva recuperata negli ultimi cinquant’anni. Il Montello Asolo Doc comprende invece bianchi come Chardonnay, Manzoni Bianco, Pinot Bianco e Pinot Grigio. La sottozona di Venegazzù, nel Comune di Volpago del Montello, è riconosciuta dal Disciplinare come area di particolare pregio della Docg, come del resto testimoniano i grandi vini dell’azienda Loredan Gasparini, l’unica ad operare in questa sottozona ‘suggerita’ da Luigi Veronelli.
Oggi il Consorzio, che agisce erga omnes, riunisce 475 soci e circa 75-80 imbottigliatori, tra cui tre cooperative: la storica Cantina Monteliana, Cantina Val d’Oca e Cantina Colli del Soligo, che insieme rappresentano più o meno il 30 % della produzione totale. Le realtà private più importanti dal punto di vista produttivo sono Casa Vinicola Botter, Villa Sandi e Bedin. ‘È vero che le grandi aziende sono quelle che aprono i mercati, ma il nome Asolo Montello lo portano anche i piccoli produttori, che fanno della loro artigianalità una vera eccellenza, quella qualità e quel fascino che oggi il consumatore ricerca’ continua Noal ad askanews, spiegando che ‘poi ci sono le Cantine sociali che sono realtà molto importanti perché stanno facendo un importante ‘gioco di squadra’. Anche se alcune aziende non sono ancora associate, io vorrei che tutti gli operatori capissero l’importanza di partecipare al Consorzio, che significa stare e lavorare insieme: quando si è in molti si fa più fatica ma si fa più strada’.
La zona di produzione si estende nella provincia di Treviso, ai piedi del Monte Grappa, tra le alte colline a occidente del Piave, fino alle pendici del Montello. La viticoltura, in gran parte manuale e diffusa, vede nei versanti meridionali di Asolo conglomerati ciottolosi con matrice calcarea, mentre a nord prevalgono suoli marnosi; sul Montello i terreni sono argillosi con tipica colorazione rossa legata agli ossidi di ferro. Il paesaggio alterna boschi e vigneti e si distingue per la ricchezza di vegetazione. Un clima temperato, influenzato dall’Adriatico e protetto dalle Prealpi, con ampie escursioni termiche e precipitazioni regolari durante l’anno, sostiene una maturazione lenta e regolare delle uve. Oltre alla vite, le produzioni agricole comprendono olio di oliva (è una delle aree più settentrionali al mondo dove si produce l’Evo), ciliegie, mele e pere antiche, assieme a specie botaniche utilizzate per distillati locali.
Un altro tema dibattuto nel mondo dello spumante più venduto del globo è quello della rinuncia all’uso del termine Prosecco in favore del toponimo, che nel caso dell’Asolo sarebbe certo meno complicato del Conegliano Valdobbiadene, dove peraltro alcuni produttori hanno iniziato a farlo. ‘È vero, abbiamo questa fortuna e tra l’altro il sound della parola Asolo è adatto anche a chi parla inglese’ ammette Noal, chiarendo che ‘però non so se sia effettivamente un vantaggio rinunciare al termine Prosecco, perché altrimenti non mi spiego come mai in tutto il mondo cerchino di utilizzarlo per qualunque tipo di prodotto, anche a costo di storpiarlo. E poi c’è il tema della tutela del consumatore che deve sapere cosa beve, che cosa c’è dietro l’etichetta. Non so se sia davvero conveniente rinunciare alla parola Prosecco, così importante e iconica in questo momento: sarei molto cauto, sono convinto che le cose vadano maturate piano piano, perché ‘avere ragione in tempi sbagliati è come avere torto”.
Per il mercato del vino e il suo contesto non è un momento semplice. Cosa la preoccupa di più e come pensa di far fronte alle sfide? ‘Non voglio sembrare presuntuoso ma io sono convinto che molto dipenda da noi, dalla nostra capacità e volontà di essere quello che siamo e di quello che vogliamo essere e rappresentare’ replica Noal, sottolineando che ‘essere in questo territorio è già un vantaggio ma dobbiamo però impegnarci nel farci conoscere: la sfida è far veicolare il messaggio corretto di chi siamo, cosa oggi non facile. Per questo dico ai nostri consorziati che dobbiamo parlare tutti la stessa lingua, perché se dalla Cantina di Pieve del Grappa a quella di Volpago raccontiamo tutti la medesima storia, facciamo la stessa narrazione, probabilmente riusciamo a sfondare e a far capire l’eccellenza, cioè quella parte di valore in più del nostro prodotto’.
Non può mancare una domanda sul Sistema Prosecco: si può pensare che in futuro vada oltre il suo ruolo di tutela del marchio? ‘Penso che ci debbano essere dei passaggi e che debbano maturare delle convinzioni, ma credo intimamente che il Sistema Prosecco possa effettivamente rappresentare un driver per tutti e tre. Rappresentare il mondo Prosecco assieme a una fiera o a un evento mondiale o per una campagna, avrebbe un impatto certamente molto più forte’ risponde ad askanews il presidente, rimarcando che ‘però bisogna rispettare le sensibilità dei territori, ma questo potrebbe essere un valore aggiunto. Lo vedremo in futuro, oggi il tema su cui stiamo ragionando insieme con gli altri due presidenti dei Consorzi del Prosecco è quello della gradazione alcolica’ rivela, precisando che ‘con il cambiamento climatico, ci siamo accorti che il prodotto è diverso da quello di dieci anni fa, e anche i consumatori stanno cambiando, quindi ci poniamo il tema di mettere insieme le tre Commissioni tecnico-agronomiche per capire se vale la pena intervenire sui Disciplinari e abbassare il grado alcolico’. (Alessandro Pestalozza)