Il Recioto della Valpolicella diventa Presidio Slow Food
Roma, 21 ott. (askanews) – Il Recioto della Valpolicella è Presidio Slow Food del Veneto: prodotto da sette cantine, questo vino veronese è il simbolo della Valpolicella ma negli ultimi 20 anni la sua produzione è in continuo calo.
Il primo a citare il vino acinaticum, ottenuto dalla spremitura di queste uve disidratate, è Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. Successivamente Cassiodoro, storico e letterato del IV secolo d.C. al servizio di Teodorico, descrive questo succo denso e così ricco di zuccheri che i lieviti faticano a trasformare del tutto in alcol “mosto invernale, freddo sangue delle uve”. Il nome deriva da rècie (orecchie, nel dialetto locale) ovvero le ali dei grappoli attraverso i quali l’uva era appesa ai tralicci per il laborioso processo di appassimento. Il Recioto si ottiene da grappoli selezionati di vitigni locali: Corvina, Corvinone, Rondinella ma anche, sebbene in misura minore, da altre varietà autoctone a bacca rossa come Molinara, Oseleta, Pelara, Dindarella, Spigamonti, Turchetta.
“Abbiamo deciso di avviare un Presidio sul Recioto – spiega Roberto Covallero, presidente di Slow Food Veneto e referente del Presidio – ben consapevoli di quanto fosse complesso questo progetto, perché questo vino così identitario per la Valpolicella, negli ultimi 20 anni è in continuo calo. Sul totale delle bottiglie prodotte in Valpolicella solo lo 0,6% è Recioto”.
“Il nostro obiettivo è strapparlo all’oblio – continua Covallero – iniziando dai primi sette produttori che condividono questo progetto, le Cantine Mizzon, Venturini, Roccolo Grassi, Corte Merci, La Dama, Giovanni Ederle e Novaia, per aggregare in futuro altri produttori”. Un tempo di Recioto se ne producevano due versioni, quella più giovane, che la Docg disciplina in modo già rigoroso, e una versione invecchiata che nel tempo è andata perdendosi a vantaggio dell’Amarone.