Vino, Cogno: un cofanetto da collezione che è un racconto di famiglia
AskaNews
di admin Administrator  
il 04/11/2025

Vino, Cogno: un cofanetto da collezione che è un racconto di famiglia

Milano, 4 nov. (askanews) – ‘Questo cofanetto contiene tanto, tanto sacrificio, per tutto quello che è stato fatto in un contesto che, all’inizio, non era né scontato, né facile. Ravera, per me, non è solo una vigna ma il luogo dove ogni giorno metto le mani nella terra, dove sento di appartenere a qualcosa di più grande. È un cru importante ma prima di tutto un compagno di viaggio che ricorda che la natura non si forza, si ascolta: se sai aspettare, ti restituisce vini profondi ed eleganti che parlano a chi li sa ascoltare’ Così, Valter Fissore, che insieme con la moglie Nadia Cogno, guida la Cantina Cogno di Novello (Cuneo) racconta ad askanews il cofanetto da collezione tirato in 50 pezzi che celebra trent’anni del Barolo Docg Ravera, un traguardo che attraverso sei vendemmie simboliche, dalla 2006 alla 2016, racconta lavoro e visione legati a uno dei cru più rappresentativi delle Langhe.

Sei capitoli diversi dello stesso racconto in un’unica, prestigiosa, confezione in vendita dal 15 novembre, selezionati per la loro qualità e capacità di raccontare l’evoluzione del territorio. Ogni bottiglia è accompagnata da una carta d’identità dell’annata, per un archivio enologico che testimonia come il tempo e la natura abbiano modellato lo stile del Barolo. L’iniziativa nasce come omaggio alla storia della famiglia Cogno e al cru Ravera, dove Elvio Cogno, uno dei padri del Barolo moderno, decise di investire nei primi anni Novanta. Il vigneto, nel comune di Novello, è da sempre considerato uno dei più vocati per il Nebbiolo: suoli di marne compatte, esposizioni ventilate e maturazioni lente che garantiscono vini eleganti, longevi e di grande equilibrio.

Il 2006 è la ‘Longevità’, vino di grande struttura nato da un’estate calda e asciutta che regala ancora tutta la sua vivacità; il 2011 è il ‘Terroir’ in purezza, annata equilibrata e generosa; il 2012 è la ‘Classicità’, con la sua trama armonica e la capacità di invecchiare con grazia; il 2013 è la ‘Potenza’, vigorosa e profonda; il 2014 la ‘Sfida’, nata da un’estate difficilissima (per molti impossibile) ma capace di sorprendere; e infine il 2016, il ‘Talento’, considerata una delle vendemmie più complete degli ultimi decenni che ha dato vita ad un vino strepitoso.

‘Questo cofanetto nasce con l’intento di dimostrare che il Ravera è un grande cru, un grande vino, capace di invecchiare’ spiega Nadia Cogno ad askanews, spiegando che ‘ogni decade è a sé, ogni decade ha avuto il suo stile e il suo linguaggio. In questi trent’anni sono cambiate le tecniche e il clima, e il Nebbiolo, va detto, ha tratto beneficio dal cambiamento climatico che ha contribuito a una maturazione più regolare delle uve. Oggi è finalmente maturo e può dare il meglio di sé: deve essere elegante ma con struttura e longevità. Queste – continua – sono sei annate o, come diciamo noi, ‘360 lune’, perché la luna ha sempre avuto un ruolo importante nel nostro lavoro. La rispettiamo per le potature, per gli imbottigliamenti, per i tempi della vigna e della cantina. Non siamo biodinamici – precisa – ma i nostri nonni e padri ci hanno insegnato a rispettare i cicli della natura. La brochure che accompagna il cofanetto è stata ideata da nostra figlia Elena, grafico pubblicitario, che ha voluto raccontare i trent’anni del cru Ravera ispirandosi a suo nonno Elvio’.

Per comprendere fino in fondo il significato del cofanetto occorre tornare alle origini. Elvio Cogno, nato a Novello nel 1936, iniziò la sua carriera nella ristorazione al ‘Ristorante dell’Angelo’ di La Morra (Cuneo), divenuto negli anni un punto di riferimento gastronomico, dove serviva ai clienti il vino di famiglia. Nel 1963 il notaio Giuseppe Marcarini, che possedeva splendidi vigneti a Brunate, gli chiese aiuto per gestire la vendemmia. Cogno accettò, a patto di poter vinificare il cru Fontanazza. La vendemmia 1964 fu magnifica e segnò la nascita del suo primo Barolo, il primo in Langa a riportare in etichetta il nome della vigna Brunate: una scelta rivoluzionaria che anticipò di decenni la cultura delle menzioni geografiche. Tra i primi a proporre selezioni di Dolcetto, arrivò a imbottigliare fino a sei versioni diverse, tra cui il ‘Boschi di Berri’, vigna su piede franco, e il ‘Brezza dell’Annunziata’ da viti ultracentenarie, anticipando di decenni la valorizzazione delle vigne storiche. Dal 1964 al 1990 Elvio Cogno fu tra i protagonisti della rinascita del Barolo, contribuendo alla stesura dei Disciplinari del Barolo e del Barbaresco. Alla fine degli anni Ottanta, a sessant’anni, decise di ricominciare da zero: acquistò la Cascina Nuova in località Ravera di Novello, ristrutturò il cascinale e impiantò nuovi vigneti e nel 1991 vendemmiò il primo Nebbiolo, da cui nacque quattro anni dopo il Barolo ‘Ravera’. Sempre nel 1991 nacque anche il ‘Vigna Elena’, dedicato alla nipote e prodotto con Nebbiolo Rosé, scelta allora giudicata azzardata e oggi vino fiore all’occhiello della Cantina.

‘Il Ravera è il nostro unico cru da cui produciamo quattro tipologie di Barolo da tre differenti biotipi di Nebbiolo: Michet, Lampia e Rosé’ prosegue ad askanews Nadia Cogno, precisando che ‘il ‘Ravera’ è Lampia e Michet, il ‘Bricco Pernice’ è Lampia, la parte più storica e il cuore del cru dove il terreno è più calcareo, e il ‘Vigna Elena’ è Nebbiolo Rosé 100%. Durante la vendemmia, il primo vigneto ad essere raccolto è il ‘Bricco Pernice’, l’ultimo il ‘Vigna Elena’. Tra i due, solitamente, passano circa due settimane, e non è poco’. La filosofia produttiva di Cogno è rimasta quella del fondatore: fermentazioni lunghe e spontanee, estrazioni lente e mai eccessive, uso oculato del cappello sommerso, affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia non tostate, per rispettare il frutto e l’identità del vino. ‘All’inizio il vino deve far sentire il frutto, non il legno’ sottolinea Nadia, raccontando che l’azienda conduce circa quindici ettari di vigneti di proprietà, di cui nove e mezzo a Ravera, oggi è la più importante realtà della Menzione geografica aggiuntiva (Mga) di Novello.

‘Mi ricordo il Barolo Brunate con molta emozione’ racconta ancora Nadia, rimarcando che ‘io sono nata in cantina, nel senso che già all’età di tre anni assaggiavo di nascosto il Barolo dalle botti con le mie cugine. Ricordo mio padre durante le vendemmie, su quella scala, su quelle vasche di cemento che odiava perché i soffitti erano bassi e faceva una gran fatica. Sono cresciuta in cantina, e qui ho incontrato Luigi Veronelli e Ave Ninchi: allora erano davvero in pochi a occuparsi di vino’. ‘Mio padre era un uomo molto colto, se lo ricordano tutti così’ dice Nadia, narrando che ‘era un gentiluomo che sapeva cucinare, sapeva apprezzare il cibo e sapeva fare i vini. Era una persona di un’altra generazione, con un grande senso del rispetto per la terra e per il lavoro, e quello che noi stiamo facendo oggi è semplicemente quello che lui ci ha insegnato’. Nel 1996 Elvio passò la guida dell’azienda a Nadia e Valter, restando in cantina fino alla malattia che lo colpì negli ultimi anni. Si spense il 12 giugno 2016, a settantanove anni, dopo oltre cinquanta vendemmie. La sua eredità vive oggi nell’approccio sobrio e concreto della nuova generazione, che ha continuato a migliorare la gestione agronomica e a rafforzare l’identità territoriale del marchio.

‘Anno dopo anno, abbiamo cercato di lavorare sempre meglio il vigneto, perché il segreto è avere una materia prima al massimo livello’ aggiunge Nadia, sottolineando ad askanews che ‘non siamo certificati biologici ma lo siamo di fatto: viviamo in mezzo ai vigneti e abbiamo bisogno di rispettare la natura il più possibile. Ci teniamo molto alla pulizia, sia in vigneto che in cantina: ordine, precisione, botti pulite. Avendo i vigneti vicini, appena i grappoli vengono raccolti sono subito pigiati per conservare la freschezza del frutto. È una ricerca continua, non della perfezione ma dell’eleganza e dell’identità’.

‘Presentare questo cofanetto per me è stato un momento emozionante, e probabilmente irripetibile’ confida Valter Fissore, evidenziando che ‘continuerò a dare una mano finché potrò, perché questo lavoro mi piace davvero e mi sento ancora giovane, ancora attivo, ma in questi trent’anni sono cambiate tante cose. Oggi il vino è più difficile da comunicare, è cambiato il contesto della vendita e della produzione, c’è troppa burocrazia. La qualità è aumentata, il vino di oggi è superiore a quello di trent’anni fa, ma mi diverto un po’ meno: una volta lo sentivo di più, forse anche perché ero più giovane e avevo più entusiasmo’.

Fissore guarda al futuro con realismo e un pizzico di preoccupazione. ‘Io quello che dovevo fare l’ho fatto, posso ancora dare una mano ma sono i giovani che devono portare avanti questo mondo. Probabilmente hanno più energie e risorse di quelle che io vedo oggi, e devono metterle in gioco. Però sono un po’ preoccupato per le nuove generazioni – chiosa – che non hanno più la disponibilità economica di un tempo e quindi non possono permettersi certi vini. E anche per la comunicazione del vino, che è diventata troppo seria: dovrebbe essere più goliardica, più leggera’.

Oggi la Cantina Cogno, continua a produrre i grandi vini delle Langhe seguendo la filosofia di sempre: ascoltare la vigna, rispettare la terra, far parlare il tempo. ‘Abbiamo anche un nuovo progetto – anticipa Nadia – il Barolo ‘Michele’, che uscirà solo nelle annate eccezionali e sarà affinato sette anni. È una piccola chicca, che rappresenterà un nuovo capitolo della nostra storia’.

Il cofanetto ‘Trent’anni di Barolo Ravera’ è dunque molto più di una selezione di vini: è un racconto di famiglia, di generazioni che si passano la terra come un testimone, tra tradizione, rispetto e memoria. Un racconto che, come i Barolo firmati Cogno, non smette di evolvere con il tempo. (Alessandro Pestalozza)

[“Ravera” in 6 annate. Fissore a askanews: raccontano 30 anni di sacrifici|PN_20251104_00017|gn00 nv03 sp33| https://askanews.it/wp-content/uploads/2025/11/20251104_100253_5FA59FAA.jpg |04/11/2025 10:03:10|Vino, Cogno: un cofanetto da collezione che è un racconto di famiglia|Vino|Cronaca, Agrifood]

Dagli enti locali la richiesta di un tavolo tecnico sull’edilizia scolastica
Nell'assemblea di oggi, martedì 4 novembre, che ha visto gli enti locali riuniti per l'elezione del presidente, il Cpel ha dato parere favorevole a sei proposte di deliberazione della Giunta regionale e chiesto la definizione di una programmazione pluriennale degli interventi di edilizia scolastica
di Erika David 
il 04/11/2025
Nell'assemblea di oggi, martedì 4 novembre, che ha visto gli enti locali riuniti per l'elezione del presidente, il Cpel ha dato parere favorevole a se...