Regionali, in Campania sei candidati per il dopo decennio De Luca. Duello Fico-Cirielli
Napoli, 23 nov. (askanews) – Sei candidati per conquistare lo scranno più alto di Palazzo Santa Lucia. In Campania la corsa elettorale per il dopo Vincenzo De Luca è durata, concretamente, poco più di un mese dopo i tentennamenti, soprattutto nel centrodestra, per individuare lo sfidante ritenuto giusto per tentare la riconquista della Regione
A contendersi il favore dell’elettorato campano ci saranno il generale dei carabinieri e vice ministro degli Affari esteri di FdI, Edmondo Cirielli, sostenuto dall’intero centrodestra con otto liste; l’ex presidente della Camera e fondatore del Movimento 5 stelle, Roberto Fico, appoggiato dal cosiddetto campo largo composto da otto liste. E quattro ‘indipendenti’: Giuliano Granato con la lista Campania Popolare che racchiude Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista; Stefano Bandecchi, sindaco di Terni con la lista Dimensione Badecchi; Carlo Arnese, a capo della lista Forza del Popolo e Nicola Campanile che guida la lista Per. Sono chiamati alle urne poco più di cinque milioni di cittadini per il rinnovo dei 50 componenti del Consiglio regionale. Saranno 5.800 le sezioni individuate nelle cinque province: in base alla popolazione censita, alla circoscrizione di Napoli toccheranno 27 seggi, a Salerno ne spetteranno nove, a Caserta otto, ad Avellino quattro e a Benevento due. Le elezioni si svolgeranno con la possibilità di effettuare il voto disgiunto e di esprimere massimo due preferenze tenendo conto della parità di genere. La soglia di sbarramento sarà del 2,5% così come stabilito delle modifiche apportate dal Consiglio uscente.
Dopo dieci anni di gestione De Luca, la Campania volta pagina soprattutto dopo l’impossibilità del governatore uscente di potersi candidare nuovamente in virtù della bocciatura della Corte costituzionale di estendere oltre i due mandati la carica dei presidenti di Regione. Una disposizione che non ha lasciato indifferente l’ex sindaco di Salerno che, rivendicando quanto fatto in due lustri, ha preteso che il candidato del centrosinistra si impegnasse a continuare il lavoro avviato in questi anni. Condizione accolta, in una prima fase, timidamente da Roberto Fico, per anni contestatore delle scelte del governatore-sceriffo e oggi suo alleato.
Un incontro chiarificatore negli uffici della Regione e poi successive occasioni elettorali hanno portato disgelo al punto che, a margine della manifestazione conclusiva per sostenere la candidatura di Fico, De Luca gli ha stretto la mano e, con una pacca sulla spalla, gli ha augurato “buona fortuna, guagliò”. L’asse De Luca-Fico e l’elezione di Piero De Luca, figlio del presidente, alla guida del Pd campano, è stato uno dei tormentoni della campagna elettorale del centrodestra.
Cirielli e i big politici nazionali a suo sostegno hanno più volte rimarcato l’incongruenza di queste scelte giudicate opportuniste. Il centrodestra, nel corso degli appuntamenti elettorali, ha puntato il dito contro le politiche deluchiane e la gestione della Regione negli ultimi anni parlando di sanità al collasso, situazione ambientale allarmante, caos trasporti e fuga di giovani. Dal canto suo, Fico ha difeso i passi avanti compiuti in questo decennio, i benefici del reddito di cittadinanza puntando sulla necessità di implementare la medicina di prossimità, di tutelare le fasce più deboli della popolazione, reclamando scuola e sanità pubblica.
Motivo di dibattito anche l’autonomia differenziata: contrastata dall’intero campo largo e sostenuta dalle forze politiche che compongono l’esecutivo Meloni. Cirielli si è proclamato “garante” per la Campania, assicurando che non ci saranno svantaggi per la regione a favore del Nord, mentre Fico ha attaccato il governo e le sue politiche ritenute discriminanti nei confronti del Sud.
In queste settimane di sfida, c’è stato un solo confronto pubblico tra i candidati, quello organizzato da SkyTg24, mentre la tribuna elettorale della Rai è stata disertata dall’esponente pentastellato: episodio che ha alimentato lo scontro politico non solo con il centrodestra. Differente, nella forma, la comunicazione dei principali sfidanti: Fico ha preferito evidenziare le incoerenze degli avversari soprattutto rispetto alle scelte politiche nazionali mentre Cirielli e la sua coalizione hanno sollevato una serie di argomenti che ha tenuto banco per giorni. Uno tra tutti il gozzo di proprietà di Fico, divenuto un vero e proprio casus belli. Sotto accusa non solo il valore dell’imbarcazione, ma anche il luogo nel quale la barca era ormeggiata. Nel mirino pure alcuni presunti abusi edilizi perpetrati in una proprietà di Fico al Circeo. L’ex terza carica dello Stato ha scelto di non controbattere salvo poi parlare di “offese e insulti personali” fatti da chi “ha scavato nella mia vita”.
Sul tavolo anche le promesse di Cirielli all’elettorato: 100 euro in più per chi percepisce pensioni minime e condono. Il vice ministro ha pure siglato un patto con gli elettori su tre punti: sanità, lavoro e pensionati promettendo le sue dimissioni “con effetto immediato” nel caso in cui “entro due anni e mezzo dal mio insediamento non sarà raggiunto il 50% degli impegni”. Impegni che, secondo Fico, sono stati assunti da chi “non ha dignità e non ha mai aiutato le persone” ritenendo i cittadini campani “degli imbecilli”. Sta di fatto che il cosiddetto campo largo, presente in tutte le sue articolazioni alla manifestazione conclusiva di giovedì al teatro Mediterraneo di Napoli, punta non solo a vincere le elezioni regionali, ma anche a sfrattare il governo Meloni nel 2027. L’obiettivo è costruire una coalizione coesa con un programma condiviso pur nelle differenze. Il modello al quale si ispira è quello che, nel 2021, portò alla vittoria di Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli con un’alleanza giallo-rossa. Non a caso, l’ex rettore ha accompagnato Roberto Fico in molte iniziative e appuntamenti elettorali.
Il centrodestra, d’altro canto, rivendica la sua compattezza puntando a conquistare una Regione da dieci anni appannaggio del centrosinistra rafforzando il suo consenso politico nazionale. Le aspettative sono alte. Cirielli e i suoi sono fiduciosi in una rimonta e la presenza costante, in Campania, di esponenti di partito e ministri negli ultimi giorni di campagna elettorale, ne hanno offerto testimonianza. Il comizio del Palapartenope, con la premier Giorgia Meloni, ha alimentato dibattiti e discussioni: da un lato c’è chi ha elogiato i contenuti degli interventi e dall’altro chi ha criticato il balletto finale al grido “Chi non salta comunista è”.


