Sanità: Avs punta il dito sulle liste di attesa, Marzi «problema che non può trovare soluzioni a breve termine»
La consigliera Chiara Minelli (Avs) denuncia come la rinuncia di esami delocalizzati fuori Valle comporti la cancellazione dalle liste di attesa dei pazienti, l'assessore Marzi sottolinea come il ricorso a strutture private accreditate sia «necessario per far fronte a carenza di personale e a una domanda crescente»
«Questo tema non può trovare soluzioni a breve termine» secondo l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi, l’annosa questione delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie.
È la premessa dell’assessore in risposta all’interpellanza illustrata questa mattina, mercoledì 26 novembre, nell’adunanza del Consiglio regionale, dalla consigliera Chiara Minelli (Avs) che solleva nuovamente il problema.
Lista di attesa e esami delocalizzati
L’iniziativa di Avs prende le mosse da alcune segnalazioni sul persistere dell’annoso problema dell’attesa prolungata di svariate prestazioni sanitarie e in particolare per avere chiarimenti su alcuni utenti in lista di attesa per esami diagnostici che, rifiutata la proposta di effettuarli in una struttura di Torino «poiché i costi totali, comprensivi di quelli di viaggio, erano paragonabili a quelli dell’esecuzione delle prestazioni necessarie in una struttura privata locale», sono stati« verosimilmente depennati dalle liste d’attesa, falsando così i dati sulla reale situazione delle stesse nella nostra regione».
Minelli sottolinea come, secondo il rapporto della Fondazione Gimbe relativo al 2024, «l’8,4% dei cittadini valdostani, pari a circa 10.300 persone, ha dichiarato di aver rinunciato a trattamenti, visite o interventi necessari, verosimilmente anche per i lunghi tempi di attesa».
La consigliera chiede quindi conto all’assessore su quali sono attualmente i tempi di attesa per l’esecuzione di esami diagnostici strumentali, se è vero che chi rinuncia a un esame delocalizzato a Torino sia poi depennato dalle liste d’attesa, modificando in tal modo la fotografia della realtà locale, l’esplicitazione delle intenzioni del Governo sulle misure concrete per ridurre i tempi d’attesa e sui progetti di Ospedale flessibile e se si intende incrementare ulteriormente il ricorso alle strutture private accreditate invece di puntare decisamente sul potenziamento del servizio sanitario pubblico.
La consigliera Chiara Minelli
Tempi di attesa e codici di priorità
Posto che la risoluzione dei tempi di attesa «non può trovare soluzioni a breve termine, la complessità e la multifattorialità rendono le liste di attesa il problema più avversato a livello nazionale dai cittadini», l’assessore Marzi spiega che il governo regionale intende confermare le misure già in atto.
Misure che l’assessore riassume in nove punti: dal potenziamento del personale a misure per migliorare l’attrattività dei concorsi regionali, dall’estensione dell’indennità sanitaria alla dirigenza e a tutte le professioni sanitarie, alle risorse aggiuntive sul tema, dal reclutamento di personale convenzionato al potenziamento dell’attività in libera professione aziendale per rafforzare l’offerta, dall’estensione degli orari degli ambulatori, aperti anche al sabato e la domenica, all’individuazione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, fino ai progetti di ospedale adattabile a seconda delle specifiche esigenze stagionali per un sistema ospedaliero più efficiente e reattivo.
«I tempi di attesa sono correlati al codice di priorità assegnata dal medico sulla prescrizione solo per le il primo accesso, non per le visite di controllo e i tempi di prenotazione variano anche in base agli esami da eseguire e alla sede di erogazione, visto che, spesso, la prima proposta viene rifiutata e le sedi più richieste, come quelle di Aosta, hanno tempi maggiori di attesa» ricorda Marzi.
Attese lunghe «non solo per l’elevata domanda, ma anche per la carenza di personale medico in aree specifiche. L’azienda può ricorrere a liste di galleggiamento, da utilizzare esclusivamente in maniera eccezionale, temporanea e motivata, quando l’agenda ordinaria di una prestazione risulta momentaneamente indisponibile».
I pazienti sono contattati in ordine cronologico e, conferma l’assessore, «se rifiutano sono cancellati dalla lista».
«Siamo consapevoli del disagio di doversi recare fuori Valle, ma si tratta dell’unica risposta possibile quando in regione le agende sono sature o i tempi di attesa non sono compatibili con il codice di priorità assegnato».
L’assessore insiste sulla necessità di collaborare con strutture private accreditate ma, sottolinea, «l’Ausl mantiene la centralità, con il controllo e il monitoraggio di tutta la rete dei servizi e resta il perno strategico del Servizio sanitario regionale».
«Il supporto del privato è necessario per far fronte alla situazione attuale e consente all’Ausl di assicurare il rispetto dei Lea e tutelare il cittadino da tempi di attesa lunghi in un contesto di difficoltà, non modificando in alcun modo la volontà di investire sul potenziale della struttura pubblica, che rimane la priorità».
«Attualmente – aggiunge l’assessore -, la Valle d’Aosta è la regione che fa meno ricorso al privato accreditato, sia per i tetti di spesa autorizzati che sono contenuti, che per l’attuale limitata capacità produttiva del sistema privato accreditato locale, che a sua volta sconta difficoltà a reperire alcune professionalità sanitarie e mediche».
Minelli: «scorretta la cancellazione dalle liste»
«Concordo che non ci siano soluzioni a breve termine e che il problema non riguardi solo nostra regione, ma emergono dati alti dai tempi di attesi medi rispetto a varie prestazioni» replica la consigliera Chiara Minelli.
«Abbiamo una popolazione che è sempre più anziana e dislocata in vallate laterali e capisco la loro difficoltà a spostarsi fuori Valle, come anche quella di chi non può perdere intere giornate per spostarsi»osserva la capogruppo di Avs.
«Il fatto che gli utenti vengano cancellati tout court dalle liste è scorretto, perché è una rinuncia forzata. Il galleggiamento, creato per far diminuire le liste di attesa, doveva terminare nel 2025 ma così non sarà e le liste d’attesa si allungano. Mi chiedo anche come vengano calcolate le urgenze».
«Un cittadino che ha fatto lo screening è stato convocato per una colonscopia dopo due mesi: un tempo decisamente lungo per chi è in ansia, tanto che si rivolgerà altrove. Appare sempre più evidente il ricorso generalizzato alla sanità privata a scapito di quella pubblica. Una situazione sconfortante – conclude Minelli che sottolinea-: sui progetti di ospedale flessibile non ho ricevuto risposta, ci torneremo».
(e.d.)
